L'avventurosa storia dei cosacchi della Russia
I cosacchi non costituiscono un gruppo etnico; oggi sono in prevalenza slavi russi, ma anticamente erano tartari della steppa. Guerrieri valorosi, discendono dai soldati utilizzati nei secoli XV-XVII dal governo centrale per difendere i confini dalle minacce tartare. La cavalleria cosacca fu in prevalenza avversa ai bolscevichi e continuò a combatterli fino al 1928, ma in seguito si integrò nell’Armata Rossa distinguendosi come reparto d’élite; negli anni della rivoluzione i vari gruppi avevano cercato di costituire repubbliche indipendenti, ma tutte ebbero breve vita. Attualmente i cosacchi sono oltre tre milioni, molti sono contadini, altri servono nell’esercito.
Pur aspirando all’autonomia, mai hanno raggiunto l’unità nazionale essendo sparpagliati in varie zone della Federazione Russa.
I cosacchi del Don rappresentano uno dei gruppi più importanti insieme a quello del Kuban, costituito da soldati del Don, calmucchi e contadini russi. Nel 1917 fondarono una repubblica indipendente in funzione antibolscevica, situata presso il fiume omonimo tra la Calmucchia, il Kuban e il mar d’Azov, corrispondente approssimativamente all'attuale regione di Rostov, e nota col singolare appellativo di «Onnipotente Armata del Don». Ma nel 1920 la repubblica fu riassorbita dall’Armata Rossa.
Una libera repubblica cosacca sorse a metà del XVI secolo nel territorio intorno all’odierna città di Zaporožje, in Ucraina, sul Nipro, o Dnepr. Era la cosiddetta Zaporožskaija Seč , l'«accampamento fortificato oltre le rapide». La completa indipendenza degli Zaporogi, o cosacchi del Nipro, fu per oltre due secoli garantita dallo zar in cambio dell’appoggio contro la Polonia; il loro spirito ribelle indusse però la zarina Caterina II ad esautorare l'atamano (1764), a distruggere la Seč (1775) e a disperdere i cosacchi trasferendoli nel Kuban.
Verso la fine del XVIII secolo un gruppo di cosacchi del Nipro costituì una comunità nella regione che prende il nome dal fiume Kuban, affacciata sulla costa nord-orientale del mar Nero, ove erano stati deportati dalla zarina Caterina II. Di loro si persero le tracce verso la metà del XIX secolo, ma uno Stato cosacco del Kuban riebbe l’autogoverno nel 1917 e si mantenne indipendente dal 1918 al 1920, prima di soccombere all’Armata Rossa. Inoltre nel 1918, sempre nella stessa regione, nei pressi di Novorossijsk, nell’attuale territorio di Krasnodar, fu proclamata la cosiddetta Repubblica Verde, anch’essa disciolta nel 1920.
Originatisi dall’armata cosacca del mar Nero al tempo dello zar Alessandro II (1855-1881), i cosacchi del Terek si erano stanziati più a est, sul fiume Terek, che scorre ai piedi del Caucaso tra Cecenia e Daghestan prima di gettarsi nel Caspio. Anche il loro Stato, sorto durante la rivoluzione, scomparve nel 1920 all’incombere dell’Armata Rossa.
I cosacchi arrivarono ad Astrakhan, nel delta del Volga, nella seconda metà del XVI secolo e raggiunsero la massima potenza alla fine del XVI secolo. Anch'essi fino al 1920 costituirono uno Stato indipendente.
Piccoli gruppi di cosacchi stanziati lungo il fiume Ural costituirono intorno al 1918 repubbliche autonome (Ural, Orenburg), che si appoggiavano al governo indipendente della Siberia. Dopo la caduta di quest'ultimo ripararono verso oriente con gravi perdite.
Cosacchi del Don. Ai lati: reperti del «Tesoro di Novocherkassk». Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo