Perché cadde Costantinopoli? editoriale di Fernanda Santobuono
Ogni guerra non è solo materiale. Ha una dimensione spirituale. Una fede nella sua giustizia, nella volontà di fare qualsiasi sacrificio per il bene della vittoria. La storia della Russia dimostra queste semplici verità.
Ogni guerra ha una dimensione anche ambientale. Ogni 22 minuti nel mondo una persona diventa vittima di una mina. Per disattivare tutte le mine presenti sul pianeta servirebbero 33 miliardi di dollari e con il ritmo attuale di sminamento sarebbero necessari più di 1100 anni. Tra i Paesi più colpiti ci sono la Cambogia e l’Afghanistan, che hanno circa il 35% del loro territorio inutilizzabile.
Il presidente Putin ha dichiarato il patriottismo idea nazionale della Russia sottolineando che tale idea non può esistere di per sé nella «forma pura» qui ed ora, in funzione di un qualche tipo di interesse politico ed economico. Tale «patriottismo» non ha radici profonde, e si trasforma ben presto nel suo opposto. Solo il patriottismo che unisce la storia e la tradizione è la vera «via del futuro», la chiave per la vittoria e la salvezza. Per la Russia questo patriottismo è associato ai valori ortodossi, acquisiti al fonte battesimale di Kerson’ e sulle rive del Dnepr, poi. Questa «via» passa per il Monte Athos, il luogo della maturità spirituale e della presenza della Madre di Dio. Passa per la grande e gloriosa Cattedrale di Santa Sofia a Costantinopoli, l’antica capitale dell’Impero romano d’Oriente, caduta nelle mani degli ottomani nel 1453, della quale è ancora visibile lo scempio perpetrato durante il saccheggio dei crociati nel 1204 con i manufatti trafugati e portati via a Venezia per decorare la Basilica di San Marco, che da allora attrae la curiosità e lo stupore di milioni di turisti e pellegrini provenienti da tutto il mondo.
È una «via» di giustizia per il genocidio armeno (1915-1917) e per il conflitto del Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaigian, nel Caucaso meridionale, che vede ancora una volta confrontarsi il mondo islamico e quello cristiano. È una «via» di giustizia per la guerra in Siria, iniziata nel 2011, dieci anni dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York, nell'anno in cui gli Usa dichiararono la morte di Osāma bin Lāden. Il simbolo di questa guerra, ancora una volta, è una città, o meglio il sito archeologico dell’antica città di Palmira (II secolo d.C.), crocevia di culture fin dagli albori dell'umanità e giustamente iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco, attaccato dai terroristi e divenuto espressione del nuovo «grande male» che avanza, il genocidio dei cristiani in Medio Oriente e nel Nord-Africa.
Grazie all'intervento delle forze aerospaziali russe e dell'esercito siriano, Palmira è stata liberata dai terroristi dell'Isis e presto sarà sottoposta ad un rigoroso restauro da parte dell'Unesco in collaborazione con le autorità siriane ed esperti della Federazione Russa. L'intero sito archeologico è stato sminato dalle truppe ingegneristiche del Ministero della Difesa della Russia in attesa della missione dell'Unesco, che ha approvato all’unanimità la risoluzione della Federazione Russa sul ruolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura nel riportare al loro antico splendore le vestigia della città di Palmira.
La liberazione della città è costata la vita al giovane ufficiale delle forze speciali russe Alexander Prokhorenko, al quale il presidente Putin ha assegnato il titolo (postumo) di Eroe della Federazione Russa: «Per il coraggio e l'eroismo dimostrati nello svolgimento del dovere militare». Malgrado ciò, «l'assistenza fornita da Mosca a Damasco ha contribuito a sventare la disgregazione dello Stato, a preservare le istituzioni governative ed ha scongiurato massicce vittime tra la popolazione civile», ha detto il capo dello Stato nel corso di una cerimonia di presentazione delle credenziali al Cremlino.
Il Presidente ha sottolineato anche che grazie all'efficacia dei raid delle forze aeree russe, l'esercito siriano è riuscito a liberare 400 centri abitati e ad eliminare migliaia di terroristi. Egli ha evidenziato che «insieme agli Stati Uniti e agli altri partner si è riusciti a lanciare il processo politico con la partecipazione di Damasco e delle forze di opposizione, e a creare le condizioni per l'assistenza umanitaria al bisognoso popolo siriano».
La lotta al terrorismo internazionale della Russia è anche una lotta per la difesa dell'ambiente a causa delle gravi e a volte irreversibili conseguenze delle guerre e dei conflitti sull'ecosistema. Non a caso il 2017 è stato proclamato in Russia «Anno dell'Ambiente» dopo l'accordo raggiunto alla Conferenza mondiale dell'Onu sul clima a Parigi, sottoscritto da ben 170 Paesi.
È una «via» di giustizia per il cristianesimo ortodosso, che per lunghi anni, secoli, ha sofferto la persecuzione da parte del mondo occidentale verso l'«anima» del popolo russo.
«Credo nella rinascita della fede ortodossa su larga scala, necessaria per garantire che il nostro Paese non perda la speranza per il futuro», sostiene il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kiril, invitando il popolo della Chiesa russa a custodire e a difendere la fede ortodossa.
E il primo a capire l'importanza di preservare la purezza della fede ortodossa fu il principe Alexander Nevskij (1221-1263), del quale si celebra nel 2021 l'ottavo centenario della nascita.
Al fine di «preservare il patrimonio storico-militare e culturale, mantenere e rafforzare l'unità del popolo russo», il presidente Putin ha emanato un decreto sull'organizzazione degli eventi più importanti che caratterizzeranno la celebrazione di questo anniversario. Uno di questi è proprio la ricostruzione della Cattedrale di Sant'Alexander Nevskij nel centro della città russa di Volgograd (la storica città di Stalingrado), non solo perché nell’allora fortezza di Tsaritsyn il santo fondò la diocesi di Sarajsk nel 1261, in quella che era la capitale dell’Orda d’Oro, a dimostrazione dei buoni rapporti che il principe aveva instaurato con il regno turco-mongolo, ma soprattutto perché per secoli la regione di Volgograd svolse un ruolo significativo nella storia del Paese e del mondo intero, come nella sanguinosa battaglia di Stalingrado, che ha cambiato il corso della Grande Guerra Patriottica del 1941-1945. Ancora oggi il nome della «città eroina» di Stalingrado viene pronunciato con rispetto e riverenza.
Ed è stato proprio durante la pericolosa crisi ideologica e spirituale che colpì la vita dei popoli ortodossi tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo che l'Accademia Teologica di San Pietroburgo lasciò un’impronta indelebile nel destino della Teologia ortodossa. Secondo l'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos II, fu proprio la stretta relazione tra la teologia ortodossa, l'ecclesiologia e la misteriologia, compresa la dottrina dell'Eucarestia, a garantire lo sviluppo storico della Teologia per la missione della Chiesa fra le nazioni ortodosse. L’indebolimento di questi legami ha portato invece gravi conseguenze per la Chiesa e i Paesi d'Occidente.
È una «via» di giustizia per la crisi in Ucraina, dove sono in corso tentativi di cancellare le radici storiche del Paese in funzione di interessi politici o economici. Ma è proprio la storia a ricordare che sul suolo ucraino, nelle fondamenta della Cattedrale della Trasfigurazione di Chernigov, sono sepolti i resti del principe Igor di Chernigov e Kiev, ucciso dalla furia del popolo mentre pregava dinanzi all’icona della Madre di Dio Igorevskaya durante le lotte intestine tra i principi Oleg e Mstislavich, pronipoti di Yaroslav il Saggio. Ed è sempre la storia ad insegnare che dopo numerose e aspre lotte, sul trono di Kiev salì il principe Yurij Dolgoruky, colui che diede inizio alla dinastia di Vladimir-Suzdal... che in seguito porterà al trasferimento del centro spirituale e politico dell'allora Rus' a Mosca!
Non sorprende quindi che la Crimea oggi sia tornata a far parte della Russia dopo il colpo di Stato in Ucraina del 22 febbraio 2014! Allo stesso modo non può sorprendere che il ponte sullo stretto di Kerch che la Russia sta costruendo per collegare la Crimea al continente asiatico rappresenti la giusta rispostaal vano tentativo di «contenere» la Russia con il gioco miope delle sanzioni per la risoluzione del conflitto nel vicino e confinante Donbass.
Nell'anno in cui si celebra il 1000° anniversario della presenza russa sul Monte Athos, su questa piccola repubblica greca sono ben consapevoli che è sacro dovere della Russia aiutare i fratelli e sorelle in Cristo in Medio Oriente e altrove. Difendendo i cristiani e tutte le persone di buona volontà in Siria, la Russia non lascerà le «forze delle tenebre» vicino ai suoi confini. Già questo accadde nel 1999, quando le forze turche erano pronte per la guerra contro la Grecia e le truppe d'assalto dei wahabiti avevano programmato di rafforzare la loro posizione nel Caucaso ed entrare nel territorio della Russia, nelle zone montuose del Daghestan. La soluzione del problema arrivò con l'inizio del mandato presidenziale di Vladimir Putin.
Gli anni 2016-2017 saranno decisivi per la battaglia escatologica tra il bene e il male lungo il confine siriano-turco, sostengono i monaci athoniti. Di questo è anche consapevole la Repubblica ellenica, che ha messo in stato di allerta le forze armate, conducendo esercitazioni militari in tutto il Paese per verificare la prontezza al combattimento.
«Noi libereremo Costantinopoli. Si compiranno le speranze russe. Presso la Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli brillerà la croce ortodossa. Il tempio sarà ricolmo dell’incenso e della preghiera della Santa Rus’», profetizzava il monaco russo Abel Vasiliev (Suzdal, † 1841).
Ma perché a metà del XV secolo Costantinopoli cadde nelle mani degli ottomani? Sebbene il sultano avesse deciso di desistere dall'assedio? «Era l’anno 1453. Alla fine della fioritura di maggio. I turchi ottomani per il secondo mese avevano assediato senza successo Costantinopoli. I greci stavano combattendo con incrollabile forza d'animo, coraggio e forza... Ma nella notte tra il 28 e il 29 maggio i Giannizzeri fecero irruzione attraverso un passaggio segreto nelle mura della città. Si dice che la porta segreta fosse stata aperta da qualche traditore dell'Occidente. Fu un veneziano o un genovese. Questo è ciò che accadde a seguito dell’unione con Roma!», sostengono sull'Athos.
Le conseguenze di un simile tradimento vivono nell'«anima» dei popoli ortodossi di Russia, Armenia, Siria, Ucraina... e Medio Oriente, che a causa di persecuzioni e guerre sono stati costretti ad emigrare nel mondo. Con gravi conseguenze anche sull'ecosistema della Terra.
Anche questa è una «via» di giustizia che attende una risposta laddove essa è nata.
Fernanda Santobuono
Icona della Madre di Dio Igorevskaya (metà XVI sec.)