La battaglia di Kulikovo. Una testimonianza di fede ortodossa

La battaglia di Kulikovo per secoli fu una fonte inesauribile di ispirazione per annalisti, agiografi e narratori. La prima opera letteraria è probabilmente «La battaglia del Don», che quasi come una corrispondenza di guerra fu inclusa in una raccolta del 1404, compilata ventiquattro anni dopo l’avvenimento, e riportata dai maggiori annali, fra cui quello della Trinità, andato perduto nell’incendio di Mosca del 1812.
Se «Il Poema del Don» «Zadonscina» è indubbiamente un’opera di alta poesia, «Il racconto annalistico della Battaglia di Kulikovo» (Letopisnaja povest o kulikovskoi bitve) è già una cronaca storica. Vi si legge: «Ad agosto dall’Orda al principe pio pervenne la notizia che la genia ismailita si sollevava contro i cristiani. Oleg l’apostata, in complotto maligno con i pagani, inviò un messaggio menzognero. “Mamai con tutto il suo regno si dirige contro la mia Terra di Rjazan e poi contro di te. Devi sapere inoltre che con lui è il principe di Lituania Jagajlo...”.
Il principe Dmitrij saputo che contro di lui si muovono tutti i regni dell’ingiustizia esclamò: “Nelle nostre braccia c’è ancora la forza” e recatosi nella Chiesa Cattedrale della Madre di Dio pregò: “O Signore, tu sei onnipotente e possente, forte nelle battaglie, in verità tu sei il Sovrano della gloria, creatore del cielo e della terra, ascolta le preghiere della tua Santa Madre, non abbandonarci nell’ora dell’angoscia. Tu sei il nostro Dio e noi siamo la tua gente, tendi la tua mano dall’alto, copri di infamia i nostri nemici, spunta le loro armi...”».
«Alleatosi con tutti i principi russi... con i suoi centomila uomini oltre a quelli dei principi e dei capi militari egli arrivò a Kolomna.
Dalla creazione della Terra la Russia non aveva mai messo in campo una tale forza... In quell’ora del cimento fecero in tempo ad arrivare da lontano i principi Olgherdovic per mettersi al servizio di Dmitrij...».
«Da ogni dove arrivava il pianto sconsolato... per i figli che avevano seguito il Gran Principe Dmitrij contro le lance aguzze nel nome di tutta la Terra Russa... Quando il Gran Principe arrivò al Don due giorni prima della nascita della Madre di Dio, a lui pervenne dal venerabile Igumeno Serghij una missiva con cui egli benediceva la sua lotta contro i tartari: “Va’, o signore, con l’aiuto di Dio e della Madre sua Santa!”».
Nella letteratura russa appare così per la prima volta il venerabile Sergio, Igumeno di Radonež, che nel XIV secolo impresse una svolta alla vita della Chiesa ortodossa con un’opera di testimonianza attiva attraverso la fondazione di monasteri, come quello della Santa Trinità, a 70 chilometri da Mosca, che nel corso dei secoli si sarebbe coperto di gloria, anche militare.
Per particolari maggiori sulla battaglia di Kulikovo e la posizione civile dell’Igumeno Sergio dobbiamo riferirci ad una opera anonima risalente all’inizio del XV secolo «Skazanie o Mamaevom Poibosce» (Racconto della battaglia di Mamai): «Allora il principe Dmitrij con il suo fratello cugino, principe Vladimir Andreevič, e tutti gli altri principi prese la strada della Santa Trinità per inginocchiarsi dinanzi al suo padre spirituale, il Venerabile Serghij e ricevere la sua benedizione. L’Igumeno lo pregò di assistere alla liturgia... e di condividere il suo pane nella casa della Trinità... Il principe era indeciso perché i messi gli avevano appena annunciato che i tartari pagani si avvicinavano e chiese congedo. Ma gli rispose il Venerabile: “Non è ancora venuto per te il momento della corona dei martiri, per molti altri vengono ora intrecciate...”. Il principe consumò il pane e quando si levò dalla mensa l’Igumeno benedisse con l’acquasanta lui e tutti i suoi armati amanti di Cristo e segnatogli il volto con la croce aggiunse: “Va’, o signore, contro i pagani polovesiani, appellati a Dio e il Signore Iddio sarà il tuo aiuto e il tuo difensore...”».
La battaglia di Kulikovo fu una delle più cruente della storia antica. «Il racconto della battaglia di Mamai» la descrive con abbondanza di particolari che soltanto un testimone oculare avrebbe potuto conoscere e descrivere.
Numerosi principi russi caddero in combattimento, ma alla fine l’orda di Mamai, la schiera del traditore Oleg di Rjazan e del principe di Lituania subirono una cocente sconfitta. I superstiti si dettero alla fuga. «Il pagano Mamai abbandonò allora il campo di battaglia. Arrivò a Kaffa, l’odierna Feodosia, in Crimea, ove incapace di sopportare la sconfitta e il disonore... pensò di raccogliere nuove armate per attaccare la Terra russa quando gli arrivò la notizia che uno zar di nome Tokhtamisc, proveniente dall’Orda blu... si dirigeva verso di lui per spodestarlo...
Sconfitto ancora una volta, il generale Mamai si dette alla fuga sotto falso nome, ma fu riconosciuto e ucciso... Secondo una tradizione, dai capi della colonia genovese di Feodosia.
Il principe di Lituania riparò in patria con disonore... Il principe traditore di Rjazan scappò con tutti i suoi boiardi... La popolazione chiese perdono al Gran Principe di Mosca.
Nei secoli che seguirono, la battaglia di Kulikovo fu vista non solo come una lotta per la libertà nazionale, ma come il momento di affermazione della fede ortodossa e dei suoi protagonisti, considerati martiri di Cristo.
Nella primavera del 1988 il Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa russa decise la canonizzazione del principe Dmitrij, nell'anno del 1000° anniversario del Battesimo della Rus'.
Non è una semplice coincidenza se nel 2018 saranno celebrati insieme il centenario della morte di Nicola II, ultimo imperatore della dinastia dei Romanov, e il 30° anniversario della canonizzazione di san Dmitrij del Don.

Parecchi secoli prima era stato santificato l’Igumeno Sergio, di cui ci è rimasta una Vita, scritta direttamente dal suo discepolo più fedele. «Il padre nostro venerabile Serghij era nato da genitori nobili e timorati di Dio... aperti a Dio e agli uomini, ricolmi di ogni virtù...».
Battezzato Bartolomeo assunse il nome di Sergio soltanto quando prese i voti nella Chiesa della Trinità, costruita da suo fratello maggiore Stefano. Negli anni a venire la sua vita fu dedicata alla propagazione della fede.
Egli fondò i maggiori monasteri della Russia, il monastero Andronikov a Mosca e il Monastero della Santa Trinità, intorno al quale sorse un borgo che prese il suo nome, Sergiev Posad.
Il Monastero della Trinità col tempo divenne una fortezza della fede, ma anche un’autentica cittadella della dignità e della libertà nazionale.
Due secoli più tardi, nella fase più acuta degli scontri dinastici, quando era in gioco la sopravvivenza stessa della Russia, il Monastero della Trinità, memore dell’impegno civile del suo Santo Fondatore, sbarrò la strada agli invasori polacchi e alle bande mercenarie.
Nemmeno i bolscevichi ebbero il coraggio di distruggere o spegnere la luce di quel monastero. Ma con l’umorismo macabro che li ha sempre contraddistinti, nel 1930, al borgo di San Sergio fu imposto il nome di Zagorsk, un rivoluzionario della prima ora, che prima di darsi alla vita diplomatica si era distinto per le campagne persecutorie contro la Chiesa.
Ma le rivoluzioni passano. Oggi la Vita di San Sergio (Zhitie Serghija Radonezhkovo) ha ritrovato i suoi lettori offrendo ad ognuno spunti di riflessione per capire la storia della Russia.

Nota: testo tratto da it.sputnik.com

Monumento Monumento in onore della vittoria di Kulikovo presso il Campo di Kulikovo, nella regione di Tula


San San Sergio benedice il gran principe Dmitrij Donskoj prima della battaglia