L'Organizzazione di Shanghai manda un segnale all'UE
Potrà diventare storico e irripetibile il summit dell'Organizzazione di Shanghai per la cooperazione, svoltosi nella capitale dell'Uzbekistan, se almeno verrà realizzata la metà degli obiettivi dichiarati. I Paesi della SCO detengono più della metà delle riserve valutarie del mondo. Con l'ingresso dell’Iran nell'organizzazione, la SCO controllerà circa il 70% dei territori in Asia e il 40% in Europa. Tutte le rotte eurasiatiche (tranne il Canale
di Suez) finiranno sotto il suo controllo.
La visita di Putin in Cina, annunciata subito dopo il vertice, così come l'imminente visita del Presidente tagico in Uzbekistan, testimoniano il livello di sviluppo delle relazioni bilaterali tra i membri dell'Organizzazione.
Come mostrato dall'esperienza negativa dell'Unione Sovietica e dell'Unione Europea, i progetti bilaterali e multilaterali rafforzano in modo più efficace le organizzazioni internazionali piuttosto che la pianificazione burocratica dall'alto. In realtà stiamo parlando dello sviluppo del complesso meccanismo di coordinamento dei membri della SCO sia a livello micro che a livello macro, dell'interazione dei meccanismi bilaterali e multilaterali.
All'interno della SCO è stata fatta una dichiarazione di associazione dell'Asia in una struttura politica ed economica singola e flessibile ma forte, che controlla mercati di prospettiva e vie di transito e dispone di forza militare sufficiente per difendere i propri interessi. Le esigenze di sicurezza sono assicurate da un sistema incrociato di alleanze militari bilaterali e multilaterali. Il punto importante è l'autosufficienza totale, politica, finanziaria, tecnologica e di risorse dell'associazione. Come ha dimostrato la pratica dei membri chiave dell'associazione (Cina, Iran, Russia), i loro problemi si possono risolvere in modo efficace anche sotto la pressione delle sanzioni degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. L'Occidente invece non può esistere senza l'accesso ai mercati dei Paesi della SCO e senza le loro risorse, e in alcuni casi senza i loro prodotti ad alta tecnologia (uranio a basso arricchimento, propulsori missilistici). In questo modo i Paesi della SCO forniscono un'alternativa al sistema politico ed economico globale atlantico-centrico e fanno un'offerta all'Occidente (in primo luogo all'Unione Europea) difficile da rifiutare.
Il mercato asiatico enorme e capiente, che rifornisce gli Stati Uniti e la UE di merci di produzione importanti e protetto dalle forze armate di 4 potenze nucleari (Russia, Cina, India e Pakistan), crea una base sufficiente per la sopravvivenza economica dei suoi membri, a prescindere dal destino della politica e del sistema economico con al centro l'Occidente.
Oggi l'UE e gli Stati Uniti interessano di più alla SCO come partner in possesso di risorse finanziarie e di tecnologie, che ancora mancano all'Organizzazione, ma che potrebbero essere create e sviluppate nel medio termine.
Nel suo complesso l'Occidente e ogni suo Stato devono fare una scelta. La proposta della SCO è stata avanzata in primo luogo all'UE. È l'anello più debole del sistema occidentale e proprio su di essa sono destinati a catalizzarsi i problemi nel caso di rinuncia definitiva dei mercati della SCO. Non c'è da stupirsi che l'idea di uno spazio economico comune da Lisbona a Vladivostok sia stata percepita con euforia dall'élite europea 10 anni fa. Le sue origini si trovano nella famosa tesi di de Gaulle di un’Europa unita, dall'Atlantico agli Urali.
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