L'unione non è la via verso l'unità. Intervista al metropolita Hilarion di Volokolamsk

Il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, ha rilasciato un’intervista al canale televisivo «Russia 24», in cui ha parlato delle attività della Chiesa ortodossa nel 2016.


Buongiorno Vladyka! Quest'anno ci sono stati moltissimi e interessanti eventi sia in politica che nella vita della Chiesa ortodossa russa. Per voi, come diplomatico religioso, certamente uno dei principali risultati ottenuti nel 2016 è stato l’incontro del Patriarca e del Papa di Roma. Questo significa che il dialogo della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica romana si sta sviluppando ad un livello completamente diverso?

Credo che questo incontro si possa definire giustamente storico. Si stava preparando da circa vent’anni, perché il primo tentativo di un simile incontro ha avuto luogo nel 1997, quando si pensava che l’incontro potesse avvenire tra il Patriarca Alessio II e il Papa Giovanni Paolo II. Tutto era pronto, il luogo e l'ora della riunione, ma le parti non si erano messe d’accordo sul contenuto della Dichiarazione congiunta. E così abbiamo dovuto annullare l’incontro un paio di giorni prima della data annunciata. Poi ci fu una lunga pausa. Con Papa Francesco è stata ripresa la preparazione dell’incontro, e la Dichiarazione congiunta è stata letteralmente preparata l'ultima sera. Tuttavia, le parti hanno concordato tutti i termini, e questo ha permesso l’incontro.
Per noi nella Dichiarazione congiunta ci sono molti punti importanti. Prima di tutto vorrei ricordare il tema del Medio Oriente, sul quale sia il Papa che il Patriarca sono tornati molte volte a gran voce per esprimere la loro comune solidarietà. E questo grido è stato udito.
Naturalmente, è anche importante notare che la Dichiarazione congiunta ha affrontato anche il tema dell’unione, perché per la prima volta il capo della Chiesa cattolica romana ha detto che l'unione non è la via verso l'unità. Questo è uno di quei punti per il quale venti anni fa non si era raggiunto l’accordo con Giovanni Paolo II. Penso che questo cambiamento positivo nella posizione della Chiesa cattolica romana testimonia la grande distanza percorsa.

Com’è stato il 2016 per la maggior parte dei cristiani in Medio Oriente, il cui destino dipende dalla comune posizione del nostro Patriarca e del Papa di Roma, che hanno dichiarato che essi hanno bisogno di essere protetti?

Il 2016, come gli anni precedenti, per i cristiani della regione è stato molto tragico, perché in Medio Oriente c'è un genocidio contro i cristiani. È iniziato dopo il rovesciamento del regime di Saddam Hussein in Iraq, poi si è diffuso in Libia, in Egitto, dove con i «Fratelli Musulmani» (un movimento politico, ndr) c’è stata la persecuzione dei cristiani. Nei territori della Siria, occupati dai militanti, c'è il genocidio della popolazione cristiana. Tutto questo ha provocato un esodo di massa e il numero dei cristiani in Medio Oriente è diminuito molte volte, e ora tutta la questione è se il cristianesimo possa continuare nella regione.
Così, naturalmente, le azioni della Russia in difesa dei cristiani sono state accolte con gratitudine dai leader delle Chiese del Medio Oriente. In questi ultimi anni abbiamo incontrato i capi di tutte le principali confessioni cristiane in Medio Oriente - tutti con una sola voce hanno espresso gratitudine al Presidente russo per la politica che conduce la Russia in Medio Oriente. Essi dicono: oltre alla Russia, non si vede oggi altra protezione.

Un altro evento importante si è svolto a giugno 2016, al quale purtroppo non eravamo presenti - il Concilio panortodosso. Perché noi non c’eravamo? Di cosa si tratta, del fallimento della nostra diplomazia religiosa? E come possiamo prendere le decisioni di questo Concilio, quanto sono importanti per noi?

In primo luogo, vorrei sottolineare che questo Concilio panortodosso non si è tenuto perché quattro Chiese alla fine non hanno preso parte. E se si tiene conto che la Chiesa ortodossa in America non è riconosciuta da Costantinopoli e non è stata invitata a questo Concilio, allora possiamo dire che cinque Chiese locali non vi hanno preso parte.
Fino all'ultimo momento ci stavamo preparando per il Concilio ed eravamo in procinto di parteciparvi. Avevamo anche prenotato le stanze d’albergo e comprati i biglietti d’aereo. Ma quando le Chiese una dopo l'altra hanno cominciato a rifiutare - per prima la Chiesa bulgara, poi quella di Antiochia, poi la Chiesa della Georgia, ad un certo punto la Chiesa serba ha annunciato che era necessario rinviare il Concilio (tuttavia i serbi poi hanno cambiato idea), allora noi ci siamo detti: «Cosa andiamo a fare al Concilio se poi mancano diverse Chiese?». Noi fin dall'inizio e coerentemente abbiamo perseguito la stessa linea, sottolineando che se il Concilio si doveva tenere, doveva essere panortodosso, che ogni Chiesa doveva essere una voce, che le decisioni dovevano essere prese per consenso, e adottate all'unanimità da tutte le Chiese locali. Cioè, se una, due o tre Chiese sono assenti, già non vi è consenso, il che significa che non è un Concilio panortodosso.
Da parte nostra non ci sono stati errori o fallimenti. Siamo stati coerenti. E quando è diventato chiaro due settimane prima del Concilio che le Chiese cominciavano a rifiutare di partecipare, abbiamo proposto al Patriarca di Costantinopoli: convochiamo una conferenza preconciliare per cercare di risolvere i problemi esistenti. Ma ci hanno detto di no, che non c’era tempo, che non avrebbero partecipato. Bene, al Concilio hanno partecipato solo quelli che sappiamo.

Ad Ankara è stato ucciso il nostro ambasciatore Andrej Karlov, un diplomatico molto esperto. E pochi sanno che è grazie ai suoi sforzi, a tempo debito, quando guidava la missione in Corea del Nord, che lì è stata costruita la nostra chiesa ortodossa, e l’ha consacrata il Patriarca Kirill quando guidava il Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa. Quello che sorprende è che in Corea del Nord l'annuncio del Vangelo è punibile con la morte, il lavoro missionario è vietato, ma Kim Jong Il per la Chiesa ortodossa russa ha fatto un'eccezione. Perché?

Non credo di dover rivelare tutti i dettagli della storia, ma in realtà, il tempio è stato costruito con la partecipazione diretta di Kim Jong-il, naturalmente con il suo permesso. Questo è un grande merito dell’attuale Patriarca quando l’allora metropolita Kirill era presidente del Dipartimento per le relazioni esterne. E devo dire che in questo caso il defunto Andrej Gennadievič ha avuto un grande ruolo perché si è dedicato al progetto con cuore. Andrej Karlov è stato uno dei primi membri attivi del nuovo tempio a Pyongyang. Il metropolita Kirill lo incoronò con la moglie in questa chiesa. E, naturalmente, quando ha appreso la notizia della tragica morte dell'ambasciatore, Sua Santità il Patriarca ha detto: «Io stesso leggerò il servizio di sepoltura».

Il terrorismo generalmente assume nuove forme. Il camion lanciato sulle persone sul lungomare di Nizza questa estate. Poi l’attacco terroristico a Berlino. Anche qui la vettura è stata lanciata contro una folla di persone. Inoltre è significativo che è stata lanciata sul mercatino di Natale. È evidente che l'aggressione è rivolta non solo contro la civiltà occidentale, ma anche contro la tradizione religiosa cristiana. Come possiamo contrastare questo terrorismo?

Credo che l'aggressione sia diretta contro tutta l'umanità, contro tutti gli uomini ad eccezione di quegli stessi terroristi che si nascondono dietro il nome di Allah, ma in realtà sono servi di Satana e compiono la sua volontà. Sconfiggere il terrorismo senza la distruzione fisica dei terroristi non è possibile, ma è molto importante essere proattivi, piuttosto che reattivi, vale a dire non solo distruggere i terroristi dopo che hanno commesso un atto terroristico, ma ridurre al minimo le opportunità per loro di commettere questi atti criminali di Satana. E qui si richiede l'impegno comune di tutta la società civile, di questo hanno parlato il Papa e il Patriarca nel loro incontro a L'Avana.
È impossibile sconfiggere il terrorismo senza una coalizione antiterrorismo che coordina le azioni. Ci dovrebbe essere una coalizione anti-terrorismo, e tutti dovrebbero capire che non ci sono terroristi buoni e cattivi - non possono essere chiamati con il nome di opposizione coloro che prendono le armi e uccidono persone innocenti. Qui nel nostro Paese c’è anche l’opposizione ma essa non viaggia con i carri armati ed opera all'interno del quadro giuridico. Qui stiamo parlando di terroristi, e quando cominciano a sostenere, quando cominciano a dire che stanno combattendo per i propri diritti, e così via, questa è la politica dei due pesi e due misure, che porta a ciò che sta accadendo in Medio Oriente. Pertanto, solo una singola posizione coordinata può portare all’eliminazione del problema del terrorismo.

Vorrei citare l’esempio concreto di Barbara Karaulova. Recentemente, il giudice ha stabilito la sua condanna - 4,5 anni di carcere per legami con l’Isis. È interessante notare che si tratta di una studentessa che ha studiato presso l'Università statale di Mosca per cinque anni, è una bella ragazza, andava ogni giorno al tempio di santa Tatiana dell’università... Che cosa sta succedendo ai nostri eccellenti studenti, ai nostri bambini buoni, improvvisamente vogliono diventare attentatori suicidi? E in questo caso potrebbe essere efficace il lavoro proattivo della Chiesa per evitare i contatti dei nostri ragazzi con i terroristi?

Noi diciamo alcune cose molto semplici. La prima - che i bambini a scuola dovrebbero imparare le basi delle loro tradizioni religiose, nonché le tradizioni religiose di altri bambini, quelli con cui vivranno quando crescono. Diciamo anche che nelle università e in altri istituti di istruzione superiore dovrebbero essere in grado di insegnare teologia e gli studenti dovrebbero essere in grado di imparare le proprie tradizioni religiose. Dopo tutto, perché i terroristi hanno successo, spero, temporaneamente? Perché si nascondono dietro slogan religiosi: essi convincono i giovani ad entrare nella loro organizzazione terroristica perché così realizzano il volere di Allah. Anche se i leader musulmani di tutto il mondo con disgusto cercano di prendere le distanze da questi terroristi e dicono che l'Islam è una religione di pace. Un terreno fertile perché i semi del terrorismo possano germogliare è proprio l'ignoranza in materia religiosa.
Credo che invano alcuni dei nostri critici dicono che l'insegnamento dei fondamenti della cultura religiosa sarà una violazione della laicità dello Stato, e che la Teologia non ha posto nelle scuole. Così, quando negli istituti di istruzione superiore è stato insegnato l'«ateismo scientifico», nessuno protestò, ma ora, quando è stata creata la cattedra di Teologia abbiamo sentito strani e incomprensibili commenti. Noi diciamo: se vogliamo che i nostri figli vivano in sicurezza e che non si ripeta mai un caso come quello di questa studentessa, è necessario insegnare ai propri figli le tradizioni religiose. Non abbiamo intenzione di indottrinare o esercitare forzature. Ma la gente ha bisogno di sapere ciò che l'islam insegna, quello che insegna il cristianesimo, ciò che insegnano le altre religioni, perché se improvvisamente arriva un uomo e dice che Allah ti incoraggia a uccidere la gente, i nostri figli possono dare una risposta chiara: no, l'islam insegna in modo diverso.

E come vedete, vladyka Hilarion, la dimensione spirituale della nostra missione di pace nella Repubblica araba siriana?

Sarà un lavoro enorme e difficile ricostruire questo Paese. È importante che le persone comincino a fare ritorno. Molti - sia cristiani che membri di altre religioni - non torneranno, hanno trovato rifugio in Paesi più prosperi. Sulla questione del ritorno delle persone nella loro terra natia la Chiesa può svolgere un ruolo importante. Ricordo come in passato in Siria vivevano pacificamente persone di diverse tradizioni religiose, sulla stessa strada c'erano chiese di varie confessioni, moschee, e non si sono mai verificati conflitti di nessun genere.
I conflitti che ci sono oggi sono stati provocati artificialmente e per non trasformare questi conflitti in una lunga guerra civile, è necessario un grande sforzo anche da parte dei rappresentanti di varie Chiese e tradizioni religiose.

E a proposito di sforzi... a Parigi è stata aperta la chiesa ortodossa russa e il centro spirituale. Da un lato, le sanzioni europee, dall'altro si stanno consolidando i legami spirituali nel suo cuore. In realtà, il multiculturalismo ha portato l'Europa a fare i conti con l'opinione degli immigrati musulmani, come, ad esempio, la cancellazione delle celebrazioni natalizie. E qui a Parigi noi abbiamo eretto una cupola. Questo significa che la Russia oggi porta la bandiera dell’Ortodossia in Europa?

In primo luogo, vorrei dire che le politiche di molti Paesi europei contro i migranti, a mio avviso, erano e sono ancora corrette perché non si può prendere indiscriminatamente chiunque. A volte guardiamo le riprese televisive, in cui si trasmettono le immagini dei profughi, che sono letteralmente stipati in Europa. In sostanza, si vedono giovani maschi. Chi sono queste persone? Cosa portano in Europa? E se tra queste persone ci sono dei terroristi, che poi organizzano gli attacchi nel cuore dell'Europa? Che cosa sta realmente accadendo ora.
Inoltre, noi siamo molto turbati e preoccupati del fatto che con tanta facilità l'Europa abbandona le sue radici cristiane. Come se duemila anni di storia del cristianesimo non fossero mai esistiti! Ricordo quando abbiamo iniziato a scrivere la Costituzione europea, della quale poi non se ne fece nulla (in quel periodo stavo lavorando a Bruxelles, ero il rappresentante della Chiesa ortodossa russa presso le organizzazioni europee). È stata proposta la prima versione del testo, in cui si diceva che le radici dell'Europa risalgono al mondo antico, così come all'Illuminismo. Così l'antichità è stata citata, l'Illuminismo è stato menzionato, e duemila anni di cristianesimo sono stati eliminati...
La politica di tolleranza, quando si tace sulle radici cristiane dell'Europa, quando dalle scuole viene tolto il crocifisso, quando si accettano le leggi intrinsecamente anti-cristiane, mina l'Europa. Come dici tu, l'Europa è una regione cristiana. In essa, come nel nostro Paese, per secoli hanno vissuto rappresentanti di diverse tradizioni religiose, ma se artificialmente, per pressioni esterne, si indebolisce la presenza cristiana in Europa, non va bene. Di questo hanno parlato anche il Papa e il Patriarca durante la riunione a L'Avana.

Nel 2016, l'America ha scelto un nuovo presidente. E il capo dell'amministrazione di Trump, Reince Priebus, è ortodosso. Voi spesso incontrate capi di stato, diplomatici. Sulla base della vostra esperienza, è possibile aspettarsi una maggiore comprensione tra i politici, se condividono valori spirituali comuni? O questo oggi non ha nulla a che fare con la politica vera?

Credo che sia direttamente collegato alla politica reale. L’elezione di Trump è stata una sorpresa per molti, ma per alcuni è stato uno shock. Ricordo il giorno prima delle elezioni presidenziali, quando tutte le agenzie di rating occidentali ostinatamente supportavano la leadership della signora Clinton. I grafici, che mostravano un paio di punti percentuali di vantaggio rispetto al suo rivale, sono stati pubblicati fino all’ultima sera. Sono andato a dormire con la convinzione che avrebbe vinto.
Ma ho dormito in modo irrequieto, ho anche sognato Hillary Clinton, che mai è accaduto nella mia vita. La mattina presto mi sono alzato e, contrariamente alle mie abitudini, ho acceso la televisione e ho deciso di vedere la CNN. E sono rimasto profondamente sorpreso: c’era una mappa dell’America e molti Stati erano evidenziati in rosso, il che stava a significare che Trump aveva vinto, e due cronisti completamente disorientati, che non sapevano cosa dire, avevano descritto uno scenario completamente diverso. Sembravano sempre più confusi in quanto sulla mappa comparivano sempre più nuovi stati «rossi», cercando allo stesso tempo di dare una spiegazione.
Ma questa è stata la scelta del popolo americano. Penso che questa scelta dovrà essere accettata anche da quelli che sono in disaccordo con lui. E se il signor Trump sarà il Presidente, ciò che ha promesso di essere, se le idee che ha espresso e le dichiarazioni che ha fatto su vari argomenti, tra cui la questione della politica degli Stati Uniti in Medio Oriente (Donald Trump ha detto senza mezzi termini che è stata disastrosa e fuorviante), saranno attuate quando diventa capo di stato, credo che questo potrebbe aprire una nuova pagina non solo nelle relazioni russo-americane, ma anche nella politica mondiale.

Tra gli eventi più importanti del 2016 c’è il millennio della presenza russa sul Monte Athos. Una mostra fotografica di grandi dimensioni è stata presentata ad Atene, poi alla Duma di Stato a Mosca, e poi, in particolare, al Parlamento europeo di Bruxelles. E questo è un paradosso: da una parte le sanzioni e dall’altra la testimonianza della nostra tradizione spirituale nella principale sede politica dell'Europa. Che cosa significa questo oggi per il nostro popolo?

Prima di tutto il fatto che per mille anni, in effetti per più di un millennio, sono vissuti sul Monte Athos i monaci russi. Ricordiamo che nel 1016 in un documento dell’Athos si cita l’igumeno del monastero russo, ma, naturalmente, questo dimostra che a quel tempo c’era l’igumeno, ma sicuramente il monastero risale ad almeno mezzo secolo prima.
Pertanto, stiamo parlando di più di mille anni di storia del monachesimo russo sul Monte Athos, che ha avuto profondi legami con la Rus’ e con la Russia, perché i monaci dell’Athos venivano qui, ed i nostri pellegrini si recavano sul Monte Athos. È stato molto importante parlare di questa storia, ed è stato bello che il Patriarca e il Presidente hanno visitato il Monte Athos nell’anno del millennio del monachesimo russo.

Noi, i moscoviti, iniziamo il 2017 con il principe Vladimir, immortalato sotto forma di un gigantesco monumento vicino al Cremlino. In generale, la figura del principe Vladimir è molto simbolica per noi. Egli è stato sia il santo battista che una figura politica. Sullo sfondo del fatto che stiamo entrando nell'anniversario della rivoluzione del 1917, la costruzione di questo monumento assume un ulteriore significato. Pensate che facendo un confronto con gli eventi di un secolo fa, oggi noi siamo più uniti e meno frammentati di quanto non fosse allora?

Penso che siamo più uniti oggi e meno frammentati di un secolo fa. Gli eventi che sono accaduti un centinaio di anni fa sono una lezione per tutto il nostro popolo. Dobbiamo capire che se tali eventi si ripetono, il nostro Paese non sopravviverà a lungo. È necessario muoversi non in modo rivoluzionario, ma evolutivo.
La figura del principe Vladimir, naturalmente, è un punto di riferimento, perché egli era anche un uomo di stato e una figura religiosa. È stato glorificato come santo dalla Chiesa per la scelta cristiana fatta da lui nella sua vita, e per le scelte che ha fatto per il suo popolo. Penso che se il nostro Paese - multiconfessionale, ma ancora con una popolazione in maggioranza ortodossa - ricorderà le sue radici, se noi ricorderemo l’eredità del principe Vladimir, non avremo mai i tristi eventi che hanno avuto luogo un centinaio di anni fa, quando il Paese era diviso, la società era divisa, la gente era divisa, e poi sono venute al potere persone che su questa stessa divisione hanno creato la forza politica. Il risultato di questi eventi sono milioni di vittime. Non dobbiamo mai ripetere tali errori.

Per la prima volta in centinaia di anni viene effettuato il restauro della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Il tempio appartiene, come sappiamo, a religioni diverse, e ci sono stati contenziosi per lungo tempo su come avviare il lavoro. La Chiesa ortodossa russa come sta prendendo parte a questo restauro?

Noi non partecipiamo al restauro perché riguarda la Chiesa ortodossa di Gerusalemme. Il Patriarca di Gerusalemme, che di recente è venuto a Mosca per celebrare il 70° compleanno di Sua Santità il Patriarca Kirill, ha parlato di come sta avvenendo questo restauro. Ha detto alcune cose molto interessanti - per esempio che i dispositivi sono disattivati e non funzionano quando gli studiosi scendono nella grotta del Santo Sepolcro, vale a dire che c’è, come si suol dire, una speciale energia. Nel processo di restauro è stato possibile dimostrare che questo è il posto in cui nel IV secolo è stato dichiarato che si trattava di una grotta sepolcrale, dove è stato deposto il corpo di Gesù Cristo, e che da allora è rimasto lo stesso, non è cambiato. Che cosa sia successo fino al IV secolo, gli studiosi, naturalmente, non sono in grado di dirlo. In uno dei commenti si dice che per dimostrare che era la tomba di qualcun altro, è necessario trovare delle ossa. È evidente che non c’è alcun osso, perché Colui che è stato messo nella tomba è risorto, come detto da testimoni oculari, le cui testimonianze troviamo nei quattro Vangeli.

Nel 2016 Voi avete compiuto cinquant’anni e il Patriarca Kirill settanta. Inoltre, Voi siete stato autore e co-autore di due opere fondamentali. La prima di queste è il Vostro libro «Gesù Cristo. La vita e gli insegnamenti». Inoltre siete stato uno degli autori di un libro di testo su temi religiosi. Nel nostro Paese sono state già pubblicate opere su temi religiosi, ma più in maniera polemica, nelle quali si confrontano, ad esempio, l'ortodossia e il cattolicesimo. Si tratta chiaramente di un’opera fondamentale, in cui tutte le religioni sono trattate in via generale. Quando questi libri saranno a disposizione del pubblico?

Entrambi i libri sono stati scritti per il grande pubblico, e spero che il libro sulla storia della religione trovi il suo lettore, perché, in realtà, si parla del cristianesimo - sia dell’Ortodossia che del cattolicesimo e del protestantesimo, e si parla anche di altre tradizioni religiose. Abbiamo cercato di rendere questo materiale il più oggettivo possibile, gli autori del libro di testo sono tre. Io ho scritto la parte sull’Ortodossia, un altro ha scritto sulle varie confessioni cristiane, e un altro ancora sulle diverse religioni. Abbiamo voluto dare un’immagine dello sviluppo delle tradizioni religiose senza doverci impegnare in qualsiasi dibattito interreligioso.
E l’opera «Gesù Cristo. La vita e l'insegnamento» è cominciato ad uscire nel 2016, questo lavoro è dedicato a Gesù Cristo, ai suoi insegnamenti, e pubblicato in sei volumi. In esso faccio un esame dettagliato di tutti e quattro i Vangeli e di tutti gli episodi delle narrazioni evangeliche sulla base di entrambe le interpretazioni antiche e moderne. I primi due libri sono già usciti, e gli altri quattro sono stati già scritti e devono uscire nel 2017.
Per me è stato un lavoro enorme. Per tutta la vita ho letto il Vangelo per cercare di capire gli insegnamenti di Gesù Cristo, scrutare la Sua personalità, e ho voluto mettere tutto su carta. In un primo momento ho pensato che sarebbe stato un libro, ma il materiale si è rivelato essere così tanto che ho dovuto scrivere sei libri.

Voi scrivete anche musica. Il 14 gennaio al «Krocus City Hall» sarà ascoltato l’«Oratorio di Natale» - la Vostra musica sarà eseguita da un'orchestra sinfonica e dalle principali voci operistiche. Nel 2007, la prima di questo lavoro è stata eseguita nella chiesa più grande degli Stati Uniti - la Cattedrale nazionale di Washington - che ha visto la partecipazione di cinquemila spettatori. Secondo Voi, oggi sarebbe stato possibile in America?

Penso che sia possibile. Non è stato l'unico caso in cui l’«Oratorio di Natale» ha riunito così tante persone. Per quanto riguarda il concerto al «Crocus City Hall», la sua caratteristica è rappresentata dal fatto che la musica sarà accompagnata da una grafica a colori, realizzata sulla straordinaria bellezza dei mosaici di Ravenna e degli antichi mosaici di San Marco a Venezia. Un'altra caratteristica dell’esecuzione dell'oratorio sarà che il Vangelo verrà letto dai bambini. Penso che sarà molto interessante.

Il Il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca


Parigi Parigi - Cattedrale della Santa Trinità