L'Artico russo... il Grande Nord. Priorità agli interessi nazionali
Secondo il Ministero della Difesa della Federazione Russa oltre cento infrastrutture militari saranno messe in funzione nel 2017 nella regione artica.
E oltre duecento pezzi di equipaggiamento e quasi mille lavoratori edili saranno distribuiti in sei sedi artiche, tra cui l'arcipelago Franz Josef, l'arcipelago Novaja Zemlja, il nuovo arcipelago siberiano e l'Isola di Wrangel.
In questa regione la Russia inizierà a testare anche modelli moderni e avanzati di attrezzature militari destinati a fronteggiare le difficoltà climatiche.
Gli arcipelaghi più settentrionali della Russia si estendono per migliaia di miglia al largo delle sue coste nord-occidentali nei mari di Barents e Kara, così come nei suoi territori marittimi dell'Estremo Oriente, tra il mare di Laptev e il mare della Siberia orientale, al confine con il mare dei Čukči.
A dicembre 2014, la Federazione Russa ha presentato la sua dottrina militare aggiornata, che dà la priorità alla protezione degli interessi nazionali nell'Artico. Già da tempo, infatti, il Cremlino aveva definito un piano per lo sviluppo socioeconomico di questa regione nel periodo 2017-2020 al fine di esplorare e industrializzare l’intera regione, ricca di petrolio e gas, ma soprattutto in grado di offrire un itinerario strategico capace di accorciare drasticamente le rotte commerciali globali, in alternativa all'Oceano indiano.
Se la Nato rafforza il fianco nord-orientale dell'Europa, la Russia da anni sta rimilitarizzando l’Artico. Si parla di una corsa al riarmo innescata non solo dal contesto geopolitico, ma dal riscaldamento terrestre che aprirà il famoso passaggio a nord-ovest. Il disgelo renderà l’Artico un oceano navigabile per molta parte dell’anno consentendo lo sfruttamento di intaccati giacimenti sottomarini di idrocarburi. Lo stretto di Bering può trasformarsi in un canale di Suez per il passaggio delle materie prime energetiche dall’Estremo oriente russo all’Europa.
Mosca ha rivolto al Grande Nord la stessa attenzione che gli aveva dedicato l’Unione Sovietica. Anzi di più. Sono molte le vecchie basi e stazioni radar riaperte mentre se ne costruiscono di nuove potenziando la flotta settentrionale di Murmansk con navi rompighiaccio a propulsione nucleare, come quella varata a San Pietroburgo il 16 giugno 2016, che inizierà a solcare le acque del nord nel 2017. Entro il 2018 sono previsti cinque nuovi rompighiaccio che farebbero riferimento ad Atomflot, la base del naviglio nucleare artico russo vicina a Murmansk. Grazie a queste navi, sarà possibile navigare dai grandi porti della Russia europea, come Murmansk e Arcangelo, fino allo stretto di Bering, passando per altri importanti porti della Siberia settentrionale, quelli di Dikson e Pevek.
Considerando i piani per utilizzare la rotta del Nord nei prossimi dieci anni, durante questo periodo la Russia costruirà almeno otto nuove navi rompighiaccio a propulsione nucleare.
Un distaccamento di 150 militari vivrà con un’autonomia di 18 mesi sull’isola di Alexandra, dove possono essere ospitati bombardieri MiG-31 e Su-34. Su quest’isola recentemente sono state scoperte basi segrete naziste a seguito del riscaldamento globale - particolarmente intenso alle alte latitudini - che ha sciolto i ghiacci estivi. Quest'isola fa parte dell’arcipelago di Franz Josef, composto da quasi 200 isole a soli mille chilometri in linea d’aria dal Polo Nord.
Ma la base artica più grande nell’estremo nord è stata costruita sull’isola di Kotelnyj nel mare di Laptev come ha annunciato il ministro della Difesa, Sergej Shojgu: «Abbiamo costruito una base nell’arcipelago delle Novosibirsk, sull’isola di Kotelnyj, - riferisce Russia Today - una grande base come non c’era là nel periodo sovietico». Le truppe vi arriveranno l’anno prossimo. Altre piccole basi sono previste sull’isola di Wrangel, nel mare siberiano, sulla costa della Chukotka e a Capo Schmidt, di fronte all’Alaska, nonché sulle isole Kurili nel Pacifico. La ristrutturazione delle infrastrutture artiche russe è cominciata nel 2012 tra l’arcipelago di Franz Josef, a nord della Russia europea, e lo stretto di Bering. Sono stati costruiti anche sei campi di aviazione.
Alla difesa ci pensa la cintura aeronavale della sempre più potente Flotta del Nord e il nuovo sistema dei missili S-400 dislocato a fine 2015 nell’arcipelago di Severnaja Zemlja.
Sono circa 250 le navi russe della flotta che con comando a Severomorsk si distribuisce nelle basi comprese tra Murmansk e Nerpichya. A Gadžievo, Ostrovno, Poljarnyi, Snežnogorsk, Zaozërsk si susseguono strutture militari perno di una forza resa più temibile dal pluridecennale know how russo sulle tecnologie in ambienti polari. La portaerei Kuznetsov con 17 Sukhoi imbarcati e 24 elicotteri è la chiave della forza strategica che comprende risorse subacquee - a Safonovo, vicino a Murmansk, sono acquartierati i giganteschi Typhoon - e una componente di terra che l’ammiraglio Vladimir Korolev ci tiene a definire in crescita.
La 61ª Brigata di Fanteria di Marina, di stanza a Pechenga dispone di unità autonome di altissimo livello professionale: su tutte l’876° battaglione paracadutisti, l’886° battaglione ricognitori e le unità di assalto anfibio, a cui si affiancano unità corazzate e di artiglieria semovente in costante «addestramento artico».
Anche il cosmodromo di Plesetsk, attivo dagli anni ’50 nella regione di Arcangelo, fa parte della nuova «logica polare» russa. Col lancio nel dicembre 2014 del primo razzo Angara 5 in grado di sostituire i Soyuz, è diventato l’alternativa al cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan per il lancio di «vettori pesanti».
Secondo la nuova dottrina marittima della Russia, «l’Artico è diventato importante per diverse ragioni, dovute alla crescente importanza della rotta del Mare del Nord...», sostiene il vice primo ministro Dmitrij Rogozin. Inoltre, «l’Artico ci offre libero accesso ad Atlantico e Pacifico, che nulla può bloccare. Poi c’è l’assai ricca piattaforma continentale, che richiede particolare attenzione quando si parla di sviluppo. Negli ultimi 10-15 anni la cantieristica nel nostro Paese, che comprende quella militare, è cresciuta ed ora può soddisfare le esigenze del Paese ad un livello paragonabile al periodo sovietico. La Federazione Russa, agendo sulla base della dottrina nazionale marittima, è decisa a rafforzare coerentemente e fermamente la propria posizione sugli oceani del mondo».
Nel 2014, è stato istituito il Comando Strategico interforze dell’Artico «Nord», che include la Flotta del Nord e le unità dei Distretti militari occidentale, centrale e orientale di stanza nelle zone circumpolari, ed ha ai suoi ordini 80.000 truppe, 220 aerei, 69 navi e 44 sottomarini.
La Russia ha anche costruito 10 basi aeree, tra cui la base di Tiksi, che ospiteranno intercettori a lungo raggio come il MiG-31BM, aerei da ricerca e soccorso, anti-sottomarini, di primo allarme ed elicotteri, e una rete di 13 stazioni radar per la difesa aerea nelle isole di Novoribirskij, Franz Josef, Novaja Zemlja e Artico russo.
Le forze di terra comprendono 2 brigate di fanteria motorizzata dotate di sistemi di difesa aerea Pantsir-S1, il Gruppo indipendente delle Forze aerospaziali nella regione artica, attivato il 3 agosto 2015 fondendo unità delle Forze aeree russe (VVS) e delle Forze della Difesa aerospaziale (VKO), responsabili della Difesa aerea della Russia contro forze convenzionali e nucleari, del supporto aereo alle altre forze armate, della difesa antimissili balistici, del primo allarme e dei satelliti da ricognizione militari, della difesa della Russia dalle minacce spaziali.
Infine, la Flotta del Nord dispone di una portaerei, quattro incrociatori, nove fregate, dieci pattugliatori, undici cacciamine, quattro navi d’assalto anfibio, quattro mezzi da assalto anfibio, dieci SSBN (sottomarini a propulsione nucleare lanciamissili balistici), quattro SSGN (sottomarini a propulsione nucleare lanciamissili da crociera), quattordici SSN (sottomarini a propulsione nucleare d’attacco), sette AGS (minisottomarini a propulsione nucleare per operazioni a grande profondità), otto SSK (sottomarini d’attacco a propulsione diesel-elettrica), un sottomarino sperimentale, tredici navi-officine, sette navi cisterna, tre da ricerca scientifica e tre navi da ricognizione.
Nel 2014 è ridiventato operativo il rompighiaccio a propulsione nucleare Sovetskij Sojuz, della classe Artico, dotato di due reattori nucleari e di un elicottero. Lungo 150 metri e con un equipaggio di 138 persone, il rompighiaccio è entrato in servizio nel 1989, terza nave della classe. Il Sovetskij Sojuz sarà utilizzato sulle rotte artiche, che negli ultimi anni ha visto aumentare di 40 volte il traffico merci - da centomila tonnellate nel 2010 a 4 milioni di tonnellate nel 2015 -, operando nel Mare di Kara e nel Golfo di Ob nell’ambito del megaprogetto Jamal LNG per accompagnare le navi cisterne che trasportano il gas condensato. Così dei sei rompighiaccio classe Artico, tre sono in servizio: Jamal, 50 Let Pobedij e Sovetskij Sojuz. Queste navi rompighiaccio sono dotate di radar per il controllo del tiro e sezioni per l’installazione di armamenti. Infine, la Russia prevede di costruire in totale quattordici nuovi rompighiaccio, tra cui le tre navi rompighiaccio a propulsione nucleare LK-60, che i Baltijskij Zavod (cantieri del Baltico) di San Pietroburgo completeranno nel 2020.
L'Artico russo è anche un «parco nazionale» e «riserva naturale del Grande Artico». Nel 2009 il presidente Putin ha firmato il decreto che ha sancito l'istituzione del parco, che lui stesso ha visitato augurando lo sviluppo del turismo in questa regione. Il parco non protegge solo le creature selvatiche e gli ambienti naturali, ma preserva anche il patrimonio culturale della regione, visitata, a partire dal XVI secolo, da esploratori come Barents, Rusanov, Sedov...
Il Grande Nord
Medaglia commemorativa dell'esploratore artico russo Georgij Jakovlevič Sedov (1877-1914), da cui ha preso il nome l'Arcipelago Sedov
Parco nazionale dell'Artico russo