Per un umanesimo universale. Editoriale di Fernanda Santobuono
Il «logos» non è il «dire», ma l’«essere»: ciò che era «nel principio». E nel principio erano l’azione e l’immagine. Quella stessa immagine «poetica» che cento anni fa fu trovata nel seminterrato della Chiesa dell’Ascensione del Signore nell'antico villaggio di Kolomenskoe, a sud di Mosca, maniero di gran principi e zar, nel giorno dell’abdicazione dell’ultimo imperatore di Russia Nicola II il 15 marzo 1917, anno della rivoluzione di febbraio e della guerra civile in Russia e dell'inizio della persecuzione della Chiesa ortodossa russa.
È l'immagine della Madre di Dio «Regnante», il cui rinvenimento ha significato per il popolo russo il segno della speciale Protezione della Madre di Dio per la Santa Rus', che ha reso invincibile il suo popolo multietnico e ha custodito e salvato la Chiesa ortodossa russa.
Non a caso la memoria del primo Patriarca dell'epoca moderna della Chiesa ortodossa russa, san Tikhon (1917-1925), coincide con il giorno della celebrazione dell'Annunciazione della Madre di Dio, il 7 aprile, ovvero con il principio della salvezza del genere umano. Egli salì al trono primaziale dopo più di duecento anni, durante i quali era stata stravolta la struttura canonica della Chiesa ortodossa russa e per volontà delle autorità secolari la Chiesa era stata privata del legittimo e canonico Primate.
Secondo il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill «l’elezione di san Tikhon ha avuto luogo nel momento più difficile della nostra storia, quando era crollata l’antica Rus’, il Paese era precipitato nel baratro della guerra civile ed erano saliti al potere persone che miravano a distruggere la fede nel nostro popolo. Con questo potere non è stato possibile stabilire alcun tipo di compromesso, perché il suo scopo era solamente la completa distruzione della fede. E quando viene distrutta la fede, scompare un certo punto di riferimento nella mente delle persone, un criterio, una certa misura di ciò che è bene e ciò che è male e il criterio diventa ciò che viene offerto dai poteri forti, il che significa per il popolo la perdita della vera libertà».
Pertanto, la morte beata del santo Patriarca Tikhon porta con sé in maniera chiara e tangibile, come elemento costitutivo della fede stessa e del dogma cristiano, il messaggio a custodire la fede nella propria vita. Perché la salvezza è la più alta aspettativa umana e in essa è riposta tutta l’opera dell’economia divina.
E non c'è nulla di più «poetico» della sublimità della figura della Madre di Dio, che san Gregorio Palamas così descrive: «È come se Dio avesse voluto abbellire una icona di ogni ornamento visibile ed invisibile attraverso un miscuglio di grazie divine ed umane, di straordinaria bellezza, per adornare entrambi i mondi, quello sensibile e quello spirituale. Quando Dio completò, infine, questa icona, vide che era assolutamente corrispondente e somigliante all’immagine della Madre della luce». Dinanzi alla quale è ancora possibile manifestare quella capacità inestimabile di meravigliarsi al cospetto della forza di Dio. Perché il mistero dell'icona è di ordine sacramentale. E il poeta, che è uno che «sa» le cose, che cerca la verità, che frequenta il «regno delle madri» (J.R. Jiménez), insegna la continua fatica di una realtà che approfondisce i gradi della sua evidenza portando alla luce gli inferi, l’oscura matrice del non-sapere e del non-senso... e rende la poesia il solido e oscuro diamante di una riflessione perpetua che trattiene la sua trasparenza, il fulgore della verità ultima, per incontrare la luce che libera il suo segreto.
Per questo, il lettore del verso è un artista, un co-autore, afferma il poeta russo Il'ja Selvinskij. Non a caso Dio ha parlato agli uomini «in poesia» nel libro di Giobbe, nei Salmi, nei Proverbi, nel Cantico dei cantici, e perfino nel libro della Sapienza e nel Qohelet. E quando l'essere umano prende consapevolezza di essere stato creato a immagine di Dio, scopre il linguaggio come forma di rappresentazione dell'essere e della sua luminosa «oscurità». Lo stesso Shakespeare fa dire ad Amleto: «l'incarnato della risolutezza impallidisce, roso dalla riflessione», parole che riflettono il prevalere dello scetticismo sull'umanesimo nel mondo di oggi, rivolto perfino contro l'umanità profonda dell'umanesimo russo, di cui Dostoevskij rappresenta l'incarnazione più intensa.
E già. Per cogliere qualcosa di ciò che è essenziale, occorre mettere in azione un potente acceleratore di particelle. La materia non è fatta di materia. Per saperne di più occorre bombardare e frantumare, impiegando cospicue quantità di energia. La poesia può essere paragonata a un acceleratore di particelle, che bombarda e frantuma, mostra che la materia non è «materiale» e si sforza di conoscerla nella sua intimità non materiale. Per questo l'unzione con il santo crisma nella Chiesa ortodossa è considerato un veicolo speciale della grazia di Dio perché la forza dello Spirito divino è presente in questa materia e attraverso essa un contatto invisibile si viene a creare tra Dio e l'uomo, in un linguaggio puro e profondo.
Da tempo, sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, non pochi si domandano con angoscia come ridare senso al termine «umanesimo», nella sua accezione universale, sempre più spesso marginalizzato e privato del suo compito di orientamento e formazione, in un mondo «afflitto» dal secolarismo diffuso, dal terrorismo internazionale, dalle immigrazioni di massa e dai continui focolai di guerra con i quali si vorrebbero cancellare antiche civiltà. Quello che pesa oggi è un fenomeno che riguarda prevalentemente le élites, che nutrono un senso distorto della potenza, e in loro si va diffondendo una concezione assai angusta di umanesimo e di vita umana. E i poeti questo lo hanno capito. Da sempre. Secondo Heidegger l'impotenza delle facoltà logiche di fronte all'essere lo qualifica. Lo stesso Aristotele, confrontando la poesia con la storia, afferma che nella poesia vi è un'attività teoretica superiore, che esprime fatti che possono avvenire e fatti che sono possibili (Poetica 1451b 1-15).
La domanda sull’umanesimo, e dell’antiumanesimo che lo accompagna come un'ombra inquietante, è oggi necessaria poiché ne va di noi esseri umani. L'appello del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, alla comunità internazionale è emblematico in tal senso: «La storia ci racconta che nelle guerre del secolo scorso ci sono sempre stati vincitori e vinti, ma ora nelle guerre ci sono solo perdenti, nessuno vince. Guardate in Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia e Congo: chi vince? Nessuno». Sottolineando che il mondo sta vivendo un momento in cui il terrorismo è diventato una vera e concreta minaccia per tutti, «per uscire vincitori dalla lotta contro questo male occorre unità, anche se le diverse parti nutrono significative divergenze su altri temi», sostiene il Segretario generale delle Nazioni Unite.
Oggi la partecipazione diretta della Russia in Siria ha dimostrato in modo determinato che è possibile vincere nella guerra contro il terrorismo, ma è necessario unire gli sforzi di tutti.
L'Aviazione russa ha permesso all'esercito siriano di ribaltare la situazione, passare all'offensiva e muoversi verso la liberazione di centinaia di villaggi e città, nonché di eliminare la presenza, per migliaia di chilometri quadrati, dello Stato islamico e di altri gruppi terroristici.
Secondo il presidente russo Vladimir Putin, la vittoria dell'Unione Sovietica sul fascismo rimarrà per sempre nella storia dell'umanità come l'apice della celebrazione della ragione sulla barbarie, anche se questa vittoria è costata la vita a milioni di persone. Ma è anche vero che «questa terribile tragedia non è riuscita ad evitare del tutto l'ideologia criminale della superiorità razziale, causa di disunione dei principali Paesi del mondo». Pertanto, «il miglior omaggio ai soldati-liberatori sarà la nostra lotta comune contro ogni tentativo di distorcere la storia, di giustificare gli atti criminali del fascismo e del nazismo». Perché «non dimenticheremo mai che la libertà dell'Europa e la pace tanto desiderata sul pianeta l'hanno conquistata proprio i nostri padri, nonni e bisnonni... contro i quali era stato riservato un destino diverso rispetto ai Paesi asserviti del continente europeo». La Seconda guerra mondiale «non fu solo una questione che riguardava l'esistenza del nostro Paese, ma l'esistenza del nostro popolo come gruppo etnico».
Altrettanto significative sono le parole del presidente dello Stato della Palestina, Mahmoud Abbas, che in un incontro con il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill sul tema della pace in Medio Oriente e della soluzione del problema palestinese in un'ottica di giustizia e di pari dignità delle due parti in causa, come previsto dalla risoluzione Onu del 1947, ha detto: «Stiamo lavorando con vari Paesi del mondo per porre fine al terrorismo e all'estremismo. Abbiamo firmato accordi bilaterali con 83 Paesi e tutti riguardano come combattere il terrorismo, perché questo fenomeno è comune non solo nella nostra regione, ma si verifica in tutto il mondo. Siamo certi che alla fine la giustizia trionferà e l'umanità vincerà questo male», che ha causato un vero genocidio della popolazione cristiana in quei Paesi, o parte di essi, del Medio Oriente e del Nord Africa, occupati da vari gruppi di terroristi. E non solo.
Mahmoud Abbas ha ricordato che «il 135° anniversario della Società imperiale ortodossa di Palestina nel 2017 è la conferma delle relazioni amichevoli tra la Russia e la Palestina».
Intanto, per ricordare il rinvenimento dell'icona della Madre di Dio «Regnante» nel 1917, è stata allestita una grande mostra nel Museo storico ed architettonico di Kolomenskoe. In essa viene presentata la storia dell’icona. Nel 1929 essa fu posta nei magazzini del Museo Storico di Stato a Mosca, e nel 1990, con la rinascita della Chiesa ortodossa russa, è stata riportata a Kolomenskoe, nella Chiesa dell'icona di Kazan’ della Madre di Dio. Sono esposti più di duecento reperti, tra cui pregevoli cimeli della famiglia imperiale - una spada di Nicola II e una mantella in merletto dell'imperatrice Aleksandra Feodorovna, - così come testimonianze uniche della rivoluzione di febbraio, materiali sulla Prima guerra mondiale, la rivolta a Pietrogrado e il rovesciamento della monarchia. Il tema dell’intercessione della Madre di Dio è illustrato dalle immagini dell'antica iconografia. Una sezione a parte è composta da antiche icone mariane, provenienti dal Museo-riserva di Mosca, esposte per la prima volta, e dal Museo-riserva di Sergiev Posad, la città in cui nel 1380 san Sergio di Radonež benedisse Dmitrij Donskoj nella sua lotta contro l'Orda d'Oro.
Fernanda Santobuono
Icona della Madre di Dio «Regnante»