La Russia e l'Occidente in dialogo. XX Consiglio mondiale del popolo russo

Nella Sala dei Concili della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca si è svolta la cerimonia di apertura e la sessione plenaria del XX Consiglio mondiale del popolo russo (Arns) sul tema «La Russia e l'Occidente: il dialogo tra i popoli per dare risposte alle sfide di civiltà». L'incontro è stato guidato dal capo del Consiglio mondiale del popolo russo, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill. Attualmente diversi uffici regionali operano in Russia. Sono stati invitati a partecipare ai lavori del Consiglio i vescovi e il clero della Chiesa ortodossa russa, i leader delle fazioni dei partiti politici della Duma di Stato dell’Assemblea Federale della Federazione Russa, i rappresentanti delle autorità pubbliche, delle forze dell'ordine, i leader delle associazioni pubbliche, gli esponenti delle religioni tradizionali, della scienza, dell'istruzione e della cultura, i delegati delle comunità russe provenienti dai Paesi vicini e dall’estero, numerosi rappresentanti pubblici.
Il Consiglio mondiale del popolo russo è un'organizzazione internazionale non governativa fondata nel mese di maggio del 1993 sotto gli auspici della Chiesa ortodossa russa al fine di consolidare il popolo russo.


Al tavolo della presidenza del Consiglio mondiale del popolo russo erano presenti: il metropolita Juvenalij di Krutitsy e Kolomna; il cancelliere del Patriarcato di Mosca, metropolita Varsonofij di San Pietroburgo e Ladoga; il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk; il primo vice direttore del Dipartimento amministrativo del Patriarcato di Mosca e vice capo del Consiglio mondiale del popolo russo, vescovo Sava di Voskresensk; il primo vice capo dell’Amministrazione presidenziale russa, Sergej Kiriyenko; il presidente dell'Unione degli Scrittori della Russia, vice capo del Consiglio mondiale del popolo russo Valerij Ganichev; il presidente della Corte Costituzionale della Federazione Russa Valerij Zorkin; il procuratore generale della Federazione Russa Jurij Chajka; il ministro della Cultura della Federazione Russa Vladimir Medinskij; il vice presidente della Duma di Stato dell’Assemblea Federale della Federazione Russa Irina Jarovaja; il segretario di Stato - vice ministro degli Affari Esteri della Russia Grigorij Karasin; il vice capo del Consiglio mondiale del popolo russo e capo della segreteria Oleg Kostin; il presidente della commissione della Duma di Stato dell’Assemblea Federale russa per gli enti e le organizzazioni religiose Sergej Gavrilov; il presidente dell’Amministrazione spirituale centrale dei musulmani della Russia, il gran mufti Talgat Tajuddin; il rettore dell'Università statale di Mosca «M.V. Lomonosov» Viktor Sadovnichiy; il direttore esecutivo del programma spaziale con equipaggio della società statale «Roscosmos», Eroe dell'Unione Sovietica e della Russia, membro dell’Ufficio di presidenza del Consiglio mondiale del popolo russo Sergej Krikalev; e altri funzionari.
Valerij Ganichev ha tenuto alcune considerazioni introduttive e ha dichiarato aperto il XX Consiglio mondiale del popolo russo. È stato quindi eseguito l’inno nazionale della Russia.
Come primo relatore è intervenuto Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill.

«Vostre Eminenze e Grazie, onorevoli partecipanti al XX Consiglio mondiale del popolo russo, cari fratelli e sorelle!
Vorrei rivolgere a tutti Voi un caloroso benvenuto a questa ventesima sessione del nostro Consiglio mondiale del popolo russo. Il Consiglio ha attraversato il medesimo percorso tortuoso che il nostro popolo e il nostro Paese hanno attraversato in questi vent’anni. Oggi, come sempre, durante il Consiglio cercheremo di discutere le questioni che preoccupano maggiormente il nostro popolo. Certo, molte di queste domande sono già indicate nel nostro ordine del giorno. Quindi, poiché sarebbe difficile scegliere quali sono le più importanti, parlerò delle principali. Dopo lunghe riflessioni, l'Ufficio di presidenza del Consiglio ha preso la decisione di discutere il tema «La Russia e l'Occidente», che cosa sta accadendo oggi nelle nostre relazioni ed esaminare il problema delle relazioni tra la Russia e l’Occidente non tanto dal punto di vista di un programma politico a breve termine, che può portare ad alcune errate conclusioni, quanto piuttosto di cercare di guardare a questo problema da un punto di vista ideologico ed anche da un punto di vista storico e spirituale.
Quando si discute dei rapporti tra la Russia e l'Occidente e quando si pronuncia anche la frase «la Russia e l'Occidente», vengono alla mente due tipi di associazioni. La prima riguarda l'idea che la società occidentale è sempre stata un mezzo per l’affermazione di idee progressiste e di realizzazioni che riguardavano il benessere, la ricchezza materiale e infine il progresso tecnologico. La società russa è in ritardo nello sviluppo di questo modello. In questa prospettiva, al fine di restare sulla «giusta» via, la Russia avrebbe solo bisogno di imitare i comportamenti sociali, politici ed economici che caratterizzano la vita dell'Occidente. In altre parole, la Russia avrebbe bisogno di copiare i modelli esistenti e di studiare le tendenze che caratterizzano lo sviluppo della società occidentale. Come dimostra la storia, un tale atteggiamento di «rincorsa» difficilmente può soddisfare i nostri interessi nazionali. Inoltre, il principio stesso di «rincorsa» implica a priori una nostra arretratezza. Se «raggiungiamo» l’Occidente, poi saremmo sempre e comunque «in ritardo». Ecco perché in questo approccio, che presenta il modello occidentale come un ideale da raggiungere ed un esempio da imitare, c’è qualcosa di pericoloso per la Russia.
Il secondo punto esprime l'idea di un presunto, implacabile, innato antagonismo esistente tra questi due mondi: la civiltà del mondo russo e la civiltà dell'Occidente.
I sostenitori di entrambi i modelli, al fine di dimostrare la loro correttezza, possono e devono portare avanti un numero sufficiente di esempi storici. Tuttavia, questi esempi possono avere una sorta di carattere contraddittorio.
Ci sono alcuni esempi in cui l'assimilazione dei risultati della civiltà occidentale ha favorevolmente influenzato la Russia. In particolare, dobbiamo ricordare il «secolo d'oro» di Pushkin della cultura russa e, naturalmente, le imponenti realizzazioni del XVIII secolo, quelle di determinati periodi del XIX e quelle degli inizi del XX secolo. Tuttavia dobbiamo ricordare che i modelli ideologici stranieri e i modelli politici che non tengono conto delle specificità nazionali e del contesto spirituale e culturale, una volta trapiantati automaticamente sul suolo russo spesso, anzi quasi sempre, hanno portato a sconvolgimenti enormi e a tragedie, come è già accaduto nel nostro Paese all'inizio e alla fine del secolo scorso.
In tutta la storia dei rapporti con l'Occidente, ci sono stati momenti di confronto armato aperto, quando resistere all'aggressione era una questione di vita o di morte per il nostro popolo. Così è stato, ad esempio, nel 1612, nel 1812 e nel 1941, quando siamo stati chiamati a difendere il nostro diritto alla vita, alla libertà e all’indipendenza. Il confronto con la Russia spesso ha portato a conseguenze disastrose per la società occidentale. Esso ha esacerbato le contraddizioni esistenti, ha portato a gravi perdite economiche e politiche, così come alla perdita di reputazione, e, soprattutto, ad un considerevole costo di vite umane.
È importante capire che ciò che noi chiamiamo il «mondo occidentale», in generale è ben lungi dall'essere una compagine omogenea. Ci sono i globalisti transnazionalisti, i tradizionalisti cristiani, i nazionalisti, gli euroscettici e la sinistra. Oggi è importante chiarire: quale Europa è in discussione? Ci sono molte «Europe» oggi. Una si riferisce ai valori religiosi, un’altra ai valori nazionali in senso stretto, la terza è quella globalista. Dobbiamo capire come relazionarsi con ciascuna di esse.
Pertanto entrambi questi due modelli (quello della «rincorsa» e quello del confronto), che descrivono il tipo di relazioni tra Russia, Stati Uniti e Paesi europei, non corrispondono più alla situazione reale, spirituale e culturale che c’è in tutto il mondo. Penso che sia molto importante per noi capirlo e definire le nostre future relazioni con l'Occidente sulla base di questo dato di fatto.
Il secondo punto importante che deve essere menzionato è la sensazione di una profonda crisi di identità che colpisce la società occidentale. Al centro di questa crisi c’è una contraddizione di ordine spirituale. Da un lato, ci sono tendenze globaliste che promuovono attivamente l'idea di un deliberato secolarismo e utilitarismo, mentre dall’altra parte tutti questi fattori entrano in contraddizione con le tradizioni nazionali e culturali su cui si basano la storia cristiana e le radici spirituali cristiane.
Come risultato, questo modello sociale moderno è meno in grado di riprodursi. Non si possono più seguire gli ideali che sono stati incisi sulle bandiere delle rivoluzioni borghesi del XVI -XIX secolo. Le parole «fratellanza» e «uguaglianza» sono da tempo scomparse dal lessico politico liberale, nonostante il fatto che una volta vi occupavano un posto centrale. A loro volta, sono apparse una serie di definizioni che chiariscono la parola «democrazia», che testimonia il sorgere dei problemi con le istituzioni e con i principi democratici. La situazione dei diritti umani è però la stessa. In alcune parti del mondo nessuno si accorge della loro violazione, mentre in altre le persone vi prestano molta attenzione e ne tengono sempre più conto.
Tuttavia, ci sono alcuni segnali che suggeriscono un possibile, graduale cambiamento di coordinate nella visione del mondo. In particolare questi processi sono già abbastanza evidenti in un certo numero di Paesi europei, in cui c'è una domanda sociale di ritorno ai valori morali, compresi quelli cristiani.
L'altro aspetto importante della cooperazione è lo scambio culturale. La cosa più importante da tenere in considerazione è la ragionevole separazione tra valori veri e valori falsi.
Dio ha creato l'uomo libero. Ogni singola persona, proprio come intere nazioni e i gruppi, sono liberi di scegliere il proprio percorso, il proprio modo di esprimere la creatività culturale, lo sviluppo, di parlare il proprio linguaggio religioso, e hanno il proprio piano di lavoro con Dio. La libertà concessa dal Creatore a noi esclude la presenza di un unico, esclusivo modo di sviluppo con cui alcune nazioni prosperano mentre altre restano indietro.
Pertanto sarebbe corretto parlare non della Russia e dell'Occidente nei loro conflittuali percorsi di sviluppo, né della Russia «in rincorsa» per raggiungere il proprio sviluppo, ma sarebbe meglio riconoscere il percorso parallelo dello sviluppo delle nostre società, in linea con il pensiero del grande scienziato russo Nikolaj Danilevsky. In questo caso, parallelo non significa isolato. Il termine «parallelo» insiste invece sull’identità e sul diritto all'esistenza di due percorsi di sviluppo differenti.
Sulla base dei principi cristiani dell’ordine mondiale divino come la libertà e l'amore, dobbiamo affermare la pari dignità di tutte le culture e civiltà, ad esclusione di qualsiasi tentativo di dettare e imporre norme politiche unilaterali e standard culturali, e lottare per la reciproca comprensione ed una cooperazione paritaria, mutua ed arricchente.
Il fondamento dei rapporti, sia tra individui che tra comunità e popoli, dovrebbe essere basato sulla cooperazione e la collaborazione, ma non a scapito dei propri interessi e senza nuove linee di divisione ed etichette appiccicate come «mondo civilizzato», «mondo barbaro», «asse del bene» o «asse del male».
Siamo di fronte a sfide comuni, ma allo stesso tempo le percepiamo in maniera differente. Certo, siamo uniti dal fatto che l'umanità è minacciata dal terrorismo internazionale e dalla prospettiva della diffusione delle armi di distruzione di massa. I rischi di epidemie globali, l'emergere di nuovi tipi di virus mortali così come calamità naturali e disastri provocati dall'uomo sono tra le nostre preoccupazioni.
Allo stesso tempo, noi, rappresentanti del mondo russo, chiediamo di porgere attenzione non solo alle variazioni delle condizioni esterne della nostra esistenza ma anche ai cambiamenti interni che compromettono l'animo umano.
Siamo, naturalmente, addolorati per la possibilità della scomparsa delle specie animali, per il destino dei nostri «fratelli più piccoli» e per la possibile estinzione della biodiversità creata da Dio. Allo stesso tempo l'estinzione dei popoli, delle lingue e delle culture e della diversità etnica e culturale del mondo non è meno allarmante. Noi crediamo che il problema degli atteggiamenti disumani nei confronti dei bambini non ancora nati che comportano aborti di massa... l'erosione dei valori morali fondamentali e l'attacco aggressivo alle culture religiose tradizionali non deve essere rimosso dall'ordine del giorno. Tutte queste conseguenze sono espresse dalle politiche che perseguono una scristianizzazione mirata e su larga scala.
Le basi morali dell'esistenza umana vengono indebolite sotto i nostri occhi e questo problema minaccia la disumanizzazione del mondo. Non è un caso che molti futurologi stiano avanzando il tema dell'essere «post-umano», il transumanesimo, la dottrina di un avanzamento della natura umana e l'emergere di una nuova classe di esseri intelligenti sta diventando sempre più popolare.
Infine non possiamo fare a meno di discutere il problema dello sviluppo socio-economico disarmonico, in gran parte indotto da relazioni economiche internazionali ingiuste.
Questa è la differenza tra i due approcci verso una vasta gamma di questioni globali. Tuttavia, il problema è che, purtroppo, questa differenza sta diventando sempre più sostenuta ogni anno. La ragione di tale distanziamento è il crescente divario di valori tra la Russia e i Paesi occidentali, che non era di questa intensità nemmeno durante la Guerra Fredda.
A quel tempo l'Occidente era ancora unito e non metteva in discussione le fondamenta cristiane della sua identità. In Urss, nonostante l'ateismo autodichiarato dello Stato sovietico, i valori cristiani e l'etica tradizionale dominavano in gran parte e sono stati formulati in una società cristiana, com’è stato chiaramente rappresentato dal cinema sovietico e dalla nostra letteratura sovietica. Grazie a questa base comune di valori, il dialogo è stato possibile ed è durato decenni, nonostante le differenze tra ideologie e modelli economici. Il fatto di tenere in vita tale dialogo ha contribuito alla risoluzione di molti problemi. Sono certo che, alla fine, e questo in ultima analisi, esso ha aiutato a prevenire una terza guerra mondiale.
Qui vorrei aggiungere qualche parola circa le attività esterne della Chiesa russa in quell’epoca. Sapete che la nostra Chiesa ha partecipato attivamente al cosiddetto «movimento ecumenico» e al dialogo tenuto con i cristiani occidentali. Ma perché è stato possibile questo dialogo? Abbiamo visto nei cristiani occidentali, a causa della loro posizione etica, persone che la pensano come noi. Abbiamo visto che il mondo cristiano occidentale senza dubbio condivideva con noi gli stessi valori relativi alla persona umana... al rapporto tra Dio, la natura e l'uomo, e questo ha rappresentato i prerequisiti per il dialogo. Oggi, questa piattaforma comune di valori è stata distrutta, perché una parte significativa della cristianità occidentale sta rivedendo posizioni morali ed evangeliche di base a favore dei «poteri forti di questo mondo». Di conseguenza si è interrotto il dialogo con l'eccezione delle nostre relazioni con la Chiesa cattolica, perché la Chiesa cattolica - grazie a Dio, com’è sempre stato - rimane fedele ai valori del Vangelo nonostante le enormi pressioni che subisce dal mondo esterno. Oggi le nostre relazioni esterne, interecclesiali e intercristiane, non includono praticamente alcun dialogo con l’Occidente protestante. Questo è dovuto al fatto che le nuove linee di demarcazione che sono apparse non riguardano solo l’interconfessionalità, ma ha i chiari caratteri di una differenza di civiltà.
La scristianizzazione dell’Europa e dell’America ha messo in dubbio i valori comuni che invece erano condivisi nel XX secolo. Questo fatto porta a una totale incomprensione e sordità reciproca durante le discussioni sulle questioni più pressanti, quando una parte chiede indignata: «Come si può insultare pubblicamente i sentimenti religiosi di milioni di persone?», e l'altra parte pone un'altra domanda con non meno sdegno: «Come si può violare il diritto di qualcuno alla libertà di espressione?».
Si deve ammettere che l'invasione di tabù in ambiti particolarmente delicati, compresa la sfera dei sentimenti religiosi, complica la comprensione non solo tra le élite europee e americane e la Russia, ma anche con le altre culture del mondo basate su un’etica religiosa tradizionale e, in primo luogo ad esempio, il mondo musulmano. La massiccia invasione informativa provoca in gran parte e stimola la crescita del radicalismo islamico, che giustifica le sue azioni aggressive puntando il dito verso le politiche di secolarizzazione spiritualmente senza principi e, dal loro punto di vista, le azioni ostili della società occidentale.
Pertanto la sfida del terrorismo internazionale, che riguarda abbastanza da vicino le posizioni della Russia, degli Stati Uniti e delle regioni europee, dovrebbe essere discussa in connessione con il problema della distruzione degli standard morali ed etici tradizionali. La domanda sorge spontanea: «La sfida dell'islam radicale è forse anche una risposta al secolarismo radicale?». E se le attività estremiste globali degli islamisti radicali sono dovute non solo a ragioni ideologiche ma anche a molti altri fattori ben noti ai politici, agli scienziati e a tutti coloro che studiano il problema del terrorismo moderno, allora, almeno come una miccia, come un argomento per il reclutamento di persone oneste, il riferimento alla civiltà occidentale atea e disumanizzata è senza dubbio utilizzato. Non c'è altro modo per incoraggiare un onesto musulmano che dirgli di lottare contro la «civiltà del diavolo». Pertanto è necessario prendere in considerazione entrambi questi fenomeni in reciproca connessione. Il terrorismo è un metodo assolutamente inaccettabile che causa enormi sofferenze a persone completamente innocenti, e il secolarismo radicale esclude qualsiasi altro punto di vista e suggerisce che il mondo intero dovrebbe essere costruito sul modello definito dalle élite di alcuni Paesi.
Il crescente divario di valori tra le civiltà è allarmante. Se non se ne comprende il motivo, allora non sarà possibile offrire risposte accettabili alle sfide del tempo presente. Un ulteriore approfondimento delle contraddizioni rischia di diventare una voragine ideologica insormontabile. Tuttavia, la possibilità di continuare il dialogo e di «costruire ponti» non sembra così disperata oggi. Molti fatti suggeriscono che il rifiuto fondamentale dei valori tradizionali spirituali e morali, su cui le élite occidentali insistono, non trova ampio sostegno tra la popolazione. Sappiamo che, oltre alla posizione ufficiale presentataci dai media, c'è un’altra America e un’altra Europa.
All'interno delle società americane ed europee c'è un forte desiderio di preservare le proprie radici cristiane e le tradizioni culturali. Questa tendenza si riflette nella ricerca religiosa, nella creazione artistica e nella vita di tutti i giorni. Così, nuove speranze nascono insieme a nuove minacce. L'incontro a L’Avana con Papa Francesco ha mostrato il grande interesse per il dialogo con la Chiesa ortodossa russa da parte del mondo cattolico su tutta una serie di questioni che stiamo discutendo oggi.
Nel frattempo, a mio parere, il conflitto più grave del nostro tempo non è quello sostenuto dal filosofo americano Samuel Huntington nel suo «Scontro di civiltà», e non è la lotta delle culture religiose e nazionali con le altre culture differenti, come chi è al potere spesso vuol far credere, e nemmeno il confronto tra Est e Ovest o tra Nord e Sud, ma si tratta dello scontro tra il progetto globalista transnazionale, radicale e secolarista e tutte le culture tradizionali e le civiltà indigene. Questa lotta si svolge non solo ai confini di Paesi e regioni limitrofe, ma anche all'interno di singoli Paesi e popoli, tra cui la nostra Russia. Qui assistiamo ad una collisione tra due mondi, due differenti punti di vista sui diritti e sul futuro della civiltà umana.
La vera alternativa a questo processo non è una «guerra di tutti contro tutti» e non è il far precipitare il mondo nel caos o nella guerra civile in ogni singolo Paese, ma un nuovo dialogo tra i popoli basato su una nuova piattaforma culturale. Questo dialogo mira a ripristinare l'unità dei valori sulla base dei quali ogni civiltà, compresa la nostra civiltà russa, può esistere e preservare la propria identità. Solo attraverso questo dialogo possiamo trovare le risposte alle domande su come sconfiggere il terrorismo, su come proteggere i valori tradizionali e il diritto dei bambini non ancora nati alla vita, su come garantire l'equilibrio delle migrazioni, su come combattere la fame e la malattia, su come rispettare i valori degli altri, pur comprendendo che la libertà dovrebbe avere dei limiti morali.
Credo che il Consiglio mondiale del popolo russo possa dare un contributo significativo allo sviluppo di questo nuovo dialogo tra i popoli. Sono convinto che sia possibile superare con successo le sfide tra le civiltà esistenti solo sulla base dei valori spirituali e morali eterni.
Vi ringrazio di cuore per la vostra attenzione e Vi auguro l'aiuto di Dio nel lavoro del Consiglio e nelle opere per il bene della vera pace e della vera giustizia sul nostro Pianeta».
La sessione plenaria è continuata con l’annuncio del messaggio del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin da parte del primo vice capo dell’Amministrazione presidenziale russa Sergej Kirienko. Egli ha anche rivolto un breve discorso, in cui ha sottolineato l'importanza del Consiglio mondiale del popolo russo come piattaforma per discutere i problemi di attualità della vita pubblica russa.
A nome dei membri del Consiglio, Sua Santità il Patriarca si è congratulato con Sergej Kirienko per la recente nomina di primo vice capo dell'Amministrazione presidenziale russa.
Il ministro della Cultura Vladimir Medinskij ha trasmesso i saluti del primo ministro russo Dmitrij Medvedev. Quindi sono intervenuti il presidente della Corte Costituzionale della Federazione Russa, Valerij Zorkin, e il vice presidente della Duma di Stato russa, Irina Jarovaja.
Il segretario di Stato e vice ministro degli Esteri della Russia, Georgij Karasin, ha annunciato i saluti del ministro Sergej Lavrov.
Il presidente dell'Unione degli Scrittori russa, Valerij Ganichev, ha letto la decisione dell'Ufficio di presidenza del Consiglio mondiale del popolo russo di assegnare il premio per l’anno 2016 a Sergej Lavrov «per i suoi contributi al mantenimento della pace, alla lotta contro il terrorismo internazionale e la cristianofobia».
Il saluto del sindaco di Mosca, Sergej Sobyanin, è stato letto dal capo del Dipartimento per le politiche nazionali, le relazioni interregionali e il turismo della città di Mosca, Vitalij Suchkov.
Sono inoltre intervenuti il direttore esecutivo dei programmi spaziali con equipaggio della società statale «Roscosmos» e membro dell’Ufficio di presidenza del Consiglio mondiale del popolo russo, Sergej Krikalev, i leader dei principali partiti politici russi - Gennadij Zjuganov, Vladimir Žirinovskij e Sergej Mironov, il primo vice presidente del Dipartimento sinodale per le relazioni della Chiesa con la società e i mezzi di informazioni e membro dell’Ufficio di presidenza del Consiglio mondiale del popolo russo, Aleksandr Ščipkov, il presidente della commissione della Duma di Stato per la Comunità degli Stati Indipendenti, l'integrazione eurasiatica e i legami con compatrioti all'estero, Leonid Slutskij, il presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione «Mondo russo» e presidente della commissione della Duma di Stato per l'istruzione e la scienza, Vjacheslav Nikonov, il presidente della commissione della Duma di Stato per gli enti e le organizzazioni religiose, Sergej Gavrilov, il presidente del Consiglio spirituale centrale dei musulmani della Russia, il gran mufti Talgat Tajuddin.
Al termine della sessione plenaria, il Primate della Chiesa ortodossa russa ha ringraziato e ha tracciato alcune considerazioni conclusive.

«Vorrei ringraziare tutti i partecipanti per le parole che ho sentito, per l’umore che c’era in sala. Accanto a me c’è Valerij Dmitrievič (Zorkin, ndr). Sin dall'inizio degli anni ‘90 siamo stati nel Consiglio mondiale del popolo russo e abbiamo convenuto che tutto quello che vediamo oggi è fondamentalmente diverso da quello era in passato. Valerij Dmitrievič ha detto parole meravigliose: “Il Paese è diventato un altro“. E questo è vero.
Siamo di fronte ad un'altra serie di problemi, è del tutto evidente che nella società vi è un consenso ideologico, che non c’era nel 1990 e anche nei primi anni 2000. Siamo passati attraverso questa lotta interna di visione del mondo, atteggiamenti, approcci, che era simile a una guerra civile. Per grazia di Dio siamo stati in grado di impedire una sanguinosa guerra civile nei primi anni ‘90, ma queste contraddizioni interne hanno indebolito la nostra nazione e il nostro Stato. Oggi, sotto l'influenza di molti fattori, anch'essi menzionati, è radicalmente cambiata la mentalità della nostra società.
Questo non significa che tutto è tranquillo, che non ci sono contraddizioni. Ma la stragrande maggioranza delle persone sono unite attorno ai valori che oggi sono stati espressi nei discorsi della maggior parte dei nostri relatori. Vorrei ringraziare per tutto questo il Consiglio mondiale del popolo russo e il nostro popolo.
L’Ufficio di presidenza ha preparato il testo dei discorsi, che è pienamente coerente con tutto ciò che abbiamo sentito oggi. Inoltre, la sessione che si è riunita ieri ha anche inviato alcuni emendamenti e proposte che sono state incluse nel testo. Noi attualmente non possiamo far sentire questo documento, ma posso testimoniare che riflette l'unanimità assoluta che si è manifestata al XX Consiglio mondiale del popolo russo su un argomento difficile qual è, appunto, quello che abbiamo appena discusso , il dialogo con l'Occidente.
Dio voglia che le idee espresse qui, le nostre aspirazioni, le nostre speranze e le nostre preghiere siano realizzate, che la minaccia di una guerra si allontani, e che le persone comprendano una cosa semplice, che si può vivere in pace solo se la natura morale che le persone hanno ricevuto da Dio non viene distrutta. Da questa natura derivano le leggi, la filosofia e le idee che possono unire le persone. Ma se una persona sfida questa natura, e la distrugge, si trova sul percorso dell’autodistruzione.
È importante che oggi, all'inizio del XXI secolo, il Consiglio mondiale del popolo russo ha detto quello che aveva da dire al suo popolo».

Sua Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'


Sessione Sessione plenaria


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