In Kosovo e Metohija la fede ortodossa è viva... nonostante tutto!

Belgrado, 1 aprile 2011 - Il presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Hilarion, durante la sua visita in Serbia dal 31 marzo al 2 aprile, si è recato al nuovo cimitero di Belgrado, dove ha partecipato al servizio funebre presieduto da Sua Santità il patriarca Irenej in onore dei soldati russi morti in Serbia durante la prima e seconda guerra mondiale. Alla fine del servizio, il patriarca Irenej, a nome dei serbi ha espresso gratitudine ai fratelli russi, che hanno dato la propria vita per tutelare il prezioso dono dato da Dio alle persone - la libertà, e il sangue sigillato dalla secolare parentela dei due popoli slavi ortodossi.
Il metropolita Hilarion in particolare ha detto: “Insieme con il patriarca serbo Irenej, abbiamo pregato per il riposo di capi e guerrieri che hanno dato la vita sui campi di battaglia per la fede e la patria, soprattutto per quei soldati e ufficiali che sono stati uccisi nei Balcani durante la seconda guerra mondiale. In loro memoria è stato costruito questo maestoso monumento. Decine di migliaia di soldati russi hanno perso la loro vita nelle battaglie sulla terra di Serbia, e ora i loro corpi sono sepolti qui.
La Serbia e i Balcani nel loro complesso sono una regione che per secoli ha sofferto il dramma della storia umana: per interessi politici di vari imperi e stati c’è stata la guerra, che ha portato alla morte persone innocenti e ha costretto comandanti a mandare i loro soldati alla morte. I soldati russi si sono sempre sacrificati in modo speciale. Hanno versato il loro sangue non solo per la loro patria, ma anche per quei paesi collegati alla Russia da vincoli di sangue e di parentela spirituale attraverso la fede ortodossa. Il popolo russo per secoli è stato solidale con il popolo serbo, è venuto in suo aiuto nei momenti difficili, anche nella nostra storia recente. Quando Belgrado fu bombardata dalle truppe della Nato, è arrivato qui Sua Santità il Patriarca Alessio II, di venerata memoria. In Serbia, è venuto anche il metropolita Kyrill – l’attuale patriarca della Chiesa ortodossa russa. Attraverso la preghiera e i negoziati a livello politico e diplomatico del nostro governo e dei leader della chiesa, il popolo serbo ha continuato ad esistere come stato indipendente, a custodire la propria storia e la propria fede.
La Russia e la Chiesa ortodossa russa ricordano che in Kosovo e Metohija i serbi continuano a vivere, che la fede ortodossa è viva, nonostante tutto il dolore, la sofferenza e le prove che hanno colpito la popolazione della provincia serba. Il Kosovo e Metohija sono la culla del cristianesimo serbo ortodosso, in questa terra ci sono i più grandi santuari del popolo serbo, nei monasteri del Kosovo continuano il loro ministero i monaci, e la Chiesa ortodossa russa continuerà nella preghiera il suo aiuto spirituale. I russi sono sempre stati e sempre saranno dalla parte del popolo serbo, e la Chiesa ortodossa russa è sempre stata e sempre sarà con la Chiesa ortodossa serba. Oggi ricordiamo con devozione che il sangue versato mostra la consanguineità tra la Russia e la Serbia, che non hanno risparmiato le loro vite per la libertà, l’indipendenza e la prosperità del popolo serbo, che per il presente e per il futuro dobbiamo rafforzare i nostri legami fraterni e rimanere fedeli tra noi per la prosperità dei nostri paesi, per tramandare ai nostri discendenti la fede ortodossa”.
Il presidente del Decr ha visitato le tombe di illustri statisti e capi militari della Russia, che hanno trovato riposo sul suolo serbo. Tra loro - il presidente della terza e quarta Duma (1911-1917) MV Rodzianko, il Capo di Stato Maggiore del Comandante Supremo dell’esercito russo negli anni 1915-1917 Generale MV Alekseev.

Belgrado Belgrado - Il patriarca Irenej ed il metropolita Hilarion