Artico, territorio del dialogo. La Russia è aperta alla cooperazione costruttiva

Per la prima volta è stata presentata sul sito del Ministero della Difesa russo la base militare «Arktic Trilistnik». L'infrastruttura militare, situata nella Terra di Alessandra, l'isola più settentrionale al mondo dell'arcipelago Terra di Francesco Giuseppe all'interno del circolo polare artico, è costituita da costruzioni speciali, centri di comando, garage per i mezzi militari, generatore di energia, depositi speciali di stoccaggio con regime d'accesso limitato. Ai visitatori del sito è stata data l'opportunità di conoscere le condizioni di vita nella base e fare un tour virtuale per ognuno dei quattro piani del complesso. Il 29 marzo il presidente Vladimir Putin ha visitato la Terra di Alessandra, dove ha preso visione dei risultati del lavoro di eliminazione del danno ambientale nella zona artica della Federazione Russa. Il Presidente ha visitato l'esposizione del museo del Parco Nazionale «Artico russo», ha ricevuto informazioni sullo studio del permafrost e ha parlato con gli esperti che studiano il territorio artico, inoltre ha preso parte al lancio di aerosonde meteorologiche che lavorano sulla base del sistema Glonass. Il capo dello Stato è stato accompagnato dal primo ministro Dmitry Medvedev, dal ministro per le Risorse naturali e l’Ecologia Sergej Donskoj, dal ministro della Difesa Sergej Shojgu e dal rappresentante speciale del Presidente per la protezione dell'ambiente, l’ecologia e i trasporti Sergej Ivanov.
Nel 2016 una spedizione russa è riuscita a trovare sulla Terra di Alessandra i resti di una base militare nazista. Si trattava di una serie di avamposti realizzati dai nazisti nell’Artico tra il 1942 ed il 1944. Sull'isola c'è oggi la chiesa-cappella ortodossa più settentrionale al mondo e il monumento a San Nicola il Taumaturgo, patrono dei marittimi e dei viaggiatori.


Era il 29 aprile del 2012 quando l'allora primo ministro, oggi presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, durante la sua visita all'avamposto di frontiera «Nagurskoe», alla punta settentrionale dell'isola «Terra di Alessandra» dell'arcipelago «Terra di Francesco-Giuseppe», diede il suo plauso per il lavoro svolto dalla Guardia di frontiera dei Servizi segreti russi (Fsb) per il consolidamento dello scudo spirituale in Russia. Era stato infatti inaugurato il monumento a san Nicola il Taumaturgo, eretto accanto alla Chiesa ortodossa dedicata al santo vescovo di Myra, nell'anno del 1150° anniversario della nascita dello Stato russo. L'opera fu benedetta dal vescovo Tikhon di Arkhanghelsk e Kholmogory.
La Divina Liturgia al Polo Nord fu celebrata per la prima volta nel 2008. Il servizio fu tenuto dall’arcivescovo di Petropavlovsk e Kamchatka Ignatij. Nel 2014, su tutte le isole della zona artica - la Terra di Francesco Giuseppe, le isole della Nuova Siberia e l’isola di Wrangel - sono stati eretti dei templi su richiesta dei militari russi e la Chiesa ortodossa russa ha inviato sacerdoti in queste chiese su base regolare. Anche nella base russa di Khmeymim, in Siria, le truppe russe hanno posizionato un tempio, costruito con il legno di pino portato appositamente dalla Carelia.
Nell'aprile del 2010, il presidente Vladimir Putin visitò la Terra di Francesco Giuseppe e annunciò la necessità di una «pulizia generale» nell'Artico. Successivamente, sono state organizzate diverse spedizioni di ricerca, a cui hanno preso parte scienziati, ingegneri e personale addetto, e nell'estate del 2012 per la prima volta il territorio risultava ripulito.
Putin e i suoi più stretti collaboratori sono stati i primi nella storia dello Stato russo ad essersi recati in questa zona remota della Russia, appartenente all'oblast' di Arkhangelsk, nel punto più settentrionale ed occidentale dell'arcipelago, distante 600 chilometri dal Polo Nord.
Oggi, a distanza di cinque anni, il presidente della Federazione Russa ha dichiarato durante il suo intervento al Forum internazionale «Artico - territorio del dialogo», che si è tenuto ad Arkhangelsk il 29 e 30 marzo 2017, che l'Artico dovrebbe essere preservato come spazio per un dialogo costruttivo: «Sottolineo che la Russia è aperta alla cooperazione costruttiva e crea tutte le condizioni per il suo effettivo sviluppo». Putin ha anche osservato che il vasto programma economico per l'Artico è progettato per molti anni a venire. Questo programma, secondo il Presidente, comprende più di 150 progetti, investimenti in cui sono stimati miliardi di rubli.
Al vertice, che quest'anno coincide con il 150° anniversario della vendita dell’Alaska dalla Russia agli Stati Uniti, hanno partecipato anche i presidenti di Islanda e Finlandia, Guðni Thorlacius Jóhannesson e Sauli Niinistö.
Anche l’India considera l’Artico come un altro ambito di cooperazione con la Russia. Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha avuto modo di osservare che il lavoro per l'ampliamento delle relazioni commerciali con l'Unione economica eurasiatica prosegue: «Stiamo esplorando le aree più promettenti di cooperazione, come le ferrovie, l'innovazione, le tecnologie dell'informazione, il commercio di diamanti, gli sforzi per l'espansione delle infrastrutture, le joint-venture e il trasferimento tecnologico dalla Russia all'India». Un tempo «l'Unione Sovietica aiutò l'India a sviluppare una propria industria nazionale. Le acciaierie nel Bokaro e Bhilai, HPP "Bhakra-Nangal", così come le immagini scattate a bordo della navicella spaziale "Soyuz T-11" dal primo astronauta indiano, Rakesh Sharma, rimarranno per sempre nella memoria di ogni indiano», ha spiegato il Premier indiano sottolineando che «le nostre relazioni vanno oltre il formato bilaterale. La nostra partnership contribuisce alla causa della pace e della sicurezza globale».
Intanto dal Ministero dell’Economia sono emersi i dettagli del progetto Lider, la più grande e potente nave rompighiaccio del mondo. Costerà oltre un miliardo di euro e i suoi motori a propulsione nucleare sprigioneranno una potenza da 120 Mw, il doppio dell’attuale rompighiaccio più grande del pianeta, Arktika, sempre di fabbricazione russa. Lider sarà in grado di rompere uno strato di ghiaccio spesso 4,3 metri e potrà navigare. «Se pensiamo a sviluppare le rotte artiche, allora abbiamo bisogno di una rompighiaccio che ci permetta il passaggio a queste latitudini tutto l’anno. Un mezzo del genere, poi, permetterà di guidare una carovana di imbarcazioni lungo il mare ghiacciato e quindi più navi potranno navigare in queste regioni», hanno affermato dal Ministero, le cui previsioni prospettano un traffico merci previsto nella regione artica pari a circa 40 milioni di tonnellate entro il 2025, per effetto anche dei nuovi giacimenti di idrocarburi che entreranno in funzione nella penisola di Yamal.
Il 30 marzo è stata accolta con una cerimonia ufficiale al porto di Sabetta, possente infrastruttura ancora in fase di costruzione sulle sponde della baia dell’Ob, nel Circondario autonomo di Yamal-Nenets, nell'oblast' di Tjumen', la prima nave rompighiaccio per il trasporto di gas naturale liquefatto (Gnl) al mondo, la Christophe de Margerie, che servirà il progetto del consorzio russo-francese-cinese, Yamal Lng, l’impianto per la liquefazione di gas più a nord del pianeta. Trecento metri di lunghezza, è destinata a consegnare in Asia ed Europa, attraverso la rotta del Mare del Nord, il gas naturale liquefatto (Gnl) estratto da uno dei più grandi giacimenti al mondo, quello del campo di Sud Tambey, nella penisola di Yamal.
«È un evento molto importante», ha detto Putin collegato in teleconferenza da Arkhangelsk. «La Russia ha tutte le caratteristiche per diventare il più grande produttore di gas naturale liquefatto al mondo. Oggi i mercati energetici globali non sono nelle migliori condizioni, ma crediamo che la richiesta di risorse energetiche crescerà e per questo qui stiamo lavorando in prospettiva», ha aggiunto.
Yamal Lng è stato voluto direttamente dal Cremlino per garantire sbocchi commerciali al mega giacimento di gas di Yamal, scoperto in Siberia, a cui sta lavorando la compagnia Novatek, il più grande produttore privato di gas russo. Operatore del progetto è il consorzio composto da Novatek (50,1%), la francese Total (20%), i cinesi di Cnpc (20%) e il Fondo di investimento Silk Road (9,9%). Conformemente alle istruzioni di Putin, il Ministero dell'Energia sta sviluppando un programma per aumentare la produzione di gas naturale liquefatto, che consentirà in questa area di realizzare il compito di inserire i volumi di produzione di gas e liquefazione fino a 100 miliardi di metri cubi di gas. E se la Russia detiene oggi circa il 5% dei mercati mondiali di Gnl, ha in programma di raggiungere il livello del 15-20% per un combustibile rispettoso dell'ambiente.
L’Artico però non è solo un deposito di risorse naturali. Per la Russia è importante anche dal punto di vista geopolitico in quanto rappresenta l’unico accesso sicuro all’oceano mondiale, e quindi a tutti gli altri Paesi del mondo, attraverso la Rotta Marittima del Nord.
In secondo luogo l’Artico è importante dal punto di vista militare, perché attraverso la ionosfera di questa regione è possibile alterare in maniera significativa il funzionamento delle reti di telecomunicazioni. Tuttavia la Russia ha proposto a Stati Uniti, Canada, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca ed Islanda il progetto per garantire la loro comunicazione satellitare a banda larga nei loro territori della regione artica attraverso il satellite «Express-RV».
Nell'Artico «è in corso di ripristino la rete di aeroporti polari, che sarà utilizzata per lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto e turistiche», ha detto il ministro della Difesa Sergej Shojgu in una riunione con i colleghi del dipartimento il 21 aprile. Con questo egli ha sottolineato che la proposta per il miglioramento delle infrastrutture militari nella Terra di Francesco Giuseppe è stata approvata dal Presidente russo il 29 marzo durante i lavori sull'isola della Terra di Alessandra.
Il personale e i mezzi artici della Flotta del Nord russa sono sbarcati per la prima volta nella storia della Russia contemporanea con la nave da sbarco «Kondopog» sulle isole Golomyaniy dell’arcipelago della Terra di Nicola II, appartenente al Territorio di Krasnojarsk, in Siberia.
Durante lo sbarco, le unità della brigata motorizzata artica su quattro veicoli blindati MT-TWT dotati di mitragliatrici Kord, hanno condotto una serie di esercitazioni per condurre raid in un'area sconosciuta nell'Artico.
I militari russi sono anche sbarcati e hanno messo a punto incursioni sul punto più settentrionale del contenente eurasiatico, a capo Chelyuskin, e sulla costa dell'isola di Kotel'nyj nell'arcipelago della Nuova Siberia.
Ma c'è di più. Gli idrografici della Flotta del Nord della Russia hanno scoperto una nuova isola nella regione del ghiacciaio di Chaev. La scoperta è stata fatta dalla squadra della spedizione e dall'equipaggio della nave esplorativa «Senezh». Gli esperti hanno anche scoperto una serie di nuove formazioni geografiche che si sono formate dopo la distruzione dei ghiacciai sull'isola del Nord.
Questo è davvero l'Artico: «Verrà un tempo che l'oceano scioglierà le catene del mondo, s'apriranno immense nuove terre, Teti svelerà altri mondi e non ci sarà più un'ultima Thule» (L. Seneca, Medea).
La letteratura russa considera le acque costiere della Federazione Russa come acque «interne», «acque storiche» o «acque chiuse», soggette alla sua piena sovranità, avendo radici storiche profonde, come dimostrano le due città di Murmansk e Arkhangelsk, sul Mar Bianco.
Negli anni Venti, nell’Unione Sovietica fu lanciato un ampio programma di misure governative per studiare e sviluppare le zone inesplorate del Nord Est. Nel 1926 il Presidium del Comitato esecutivo centrale dell’Urss adottò una risoluzione che considerava tutte le terre e le isole che si trovano nel Mar Glaciale Artico a nord dalla costa dell’Urss tra i meridiani 32° 4’ 35” di longitudine est e 168° 49’ 30” di longitudine ovest, Polo Nord incluso, territori appartenenti all’Unione Sovietica. Nel 1926, i primi coloni furono portati sull’isola inospitale di Wrangel nel Mar Glaciale Artico, dove la temperatura invernale scende a -60° C.
Nel periodo della Prima Guerra mondiale avvenne l’inizio della militarizzazione della regione che si estende al nord delle coste sovietiche. Soprattutto i porti di Arkhangelsk e Murmansk iniziarono a svolgere un ruolo centrale di avamposto di una Russia proiettata sempre più a nord. Nel 1923 il nuovo governo sovietico dimostrò sempre più interesse per la rotta artica: ciò è stato segnato dalla fondazione dell’Istituto Artico a Leningrado e dall’intensificarsi delle ricerche scientifiche. Nel 1930, l’esploratore sovietico Otto Schmidt scoprì le isole Viese e Kamenev. Pochi anni dopo l’Unione Sovietica cominciò ad organizzare ricerche scientifiche sistematiche nel Bacino Centrale del Mare Glaciale Artico, prima allestendo stazioni alla deriva e poi ricorrendo ad osservatori volanti. Il lavoro di ricognizione ha portato nel 1940 alla creazione di guide di pilotaggio per i mari artici, carte marittime, un alto numero di fari radio ed elettrici, sta-zioni per segnalazione acustica e boe.
Negli anni Trenta, l’insediamento attivo e lo sviluppo industriale dell’Artico hanno cominciato ad essere una priorità dell’Unione Sovietica. In quegli anni sono stati costruiti i porti di Igarka, Dixon, Pevek, Tiksi, Naryan-Mar, Norilsk, Vorkuta. Allo stesso tempo sono stati scoperti nelle regioni artiche della Siberia occidentale i primi giacimenti di petrolio e gas.
Il pacifico sfruttamento dell’unica via marittima interna dell’Unione Sovietica fu bloccato dallo scoppio della Seconda guerra mondiale. Terminato il conflitto, Stalin impose il ritorno ai confini precedenti al 1940 per quanto riguarda i possedimenti extra territoriali e, con l’acquisizione della Carelia e dei territori a nord-ovest del Lago Onega e della regione di Petsamo (grazie anche alla smilitarizzazione delle isole Åland, arcipelago della Finlandia), ottenne uno sbocco diretto sul Mare Glaciale Artico.
Il suo hinterland all’epoca copriva praticamente tutte le regioni che si affacciano sul Mare Artico e l’intera fascia settentrionale della Siberia, a nord della grande Ferrovia Transiberiana. La ricchezza mineraria, enorme e conosciuta solo in parte, era costituita da carbon fossile, dei grandi bacini della Tunguska, della penisola di Kamčatka, oltre che a Vorkhuta. I minerali di ferro sono nel bacino della Lena, il petrolio un poco dovunque da Ukhta fino all’isola di Sakhalin, l’oro alluvionale nel corso di quasi tutti i fiumi. Nelle regioni nordiche non mancano stagno, rame, argento, minerali radioattivi e pietre preziose. Gigantesca la potenza idrica dei grandiosi fiumi che si versano nel Mare Glaciale (Pecòra, Ob, Enisej, Khatanga, Lena, Indigirka, Kolyma): essa è sfruttata solo in piccola parte, ma non potrà non avere maggior peso in futuro.
Nel corso della Guerra Fredda, gli anni Settanta sono stati il periodo della distensione delle relazioni fra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Proprio allora il Nord diventò il fronte dimenticato, di cui ci si ricordò soltanto dopo la scoperta della minaccia sovietica sottomarina alle linee di comunicazione marittime, che ridiede alla Norvegia importanza nello scacchiere artico. A partire da quel momento, furono costruite basi navali con la funzione di Co-Located Operative Base, che accolsero le portaerei della Marina americana. Nel 1962, l’avanzamento dell’attività scientifica sovietica, assieme al forte interesse guidato anche dalla logica bipolare della Guerra Fredda, hanno visto il primo approdo del sottomarino nucleare sovietico (Lenin Komsomol) nell’area del Polo Nord. Nel 1977 il rompighiaccio nucleare sovietico «Arktika» è diventata la prima nave di superficie al mondo che è riuscita a raggiungere il Polo Nord. Nonostante la fine della Guerra Fredda e, ahimé, la dissoluzione dell’Unione Sovietica, le coste dell’Artico sono rimaste altamente sorvegliate e militarizzate e la relativa dimensione strategico-militare è rimasta rilevante anche nel periodo post-bipolare.
Il 1 ottobre del 1987, l'allora presidente dell’Urss, Mikhail Gorbačëv, intraprese l’iniziativa di Murmansk, dove dichiarò i sei obiettivi della politica estera sovietica nei confronti dell’Artico, proponendo che questa regione diventasse «una zona di pace»: istituire una zona libera dal nucleare nell’Europa settentrionale; ridurre l’attività militare nei mari del Baltico, del Nord, della Norvegia e della Groenlandia; cooperare allo sviluppo delle risorse; formare una conferenza internazionale sul coordinamento della ricerca scientifica artica; cooperare nella protezione e gestione dell’ambiente; aprire la rotta del Mare del Nord.
Negli anni Novanta, poco prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica, il finanziamento per le regioni artiche fu significativamente ridotto, molte infrastrutture furono abbandonate, il numero di insediamenti diminuì di quasi un terzo. I volumi di traffico annuo lungo la rotta del Mare del Nord diminuirono drasticamente da 6,6 milioni di tonnellate nel 1987 a 1,65 milioni di tonnellate nel 1996.
Ma nonostante le vicissitudini politiche dopo la dissoluzione dell’Urss, la crisi economica del 1998, il perdurare del basso prezzo del petrolio e del gas, e le sfide strategiche che le vengono presentate dagli Usa, la Russia del XXI secolo rimane lo Stato artico meglio attrezzato dal punto di vista militare e produttivo.

Monumento Monumento in onore di san Nicola il Taumaturgo nella Terra di Alessandra dell'arcipelago Terra di Francesco-Giuseppe nel circolo polare artico


Terra Terra di Alessandra della Federazione Russa


Il Il presidente Putin con il ministro della Difesa Shojgu e il primo ministro Medvedev


Base Base militare russa «Arctic Trilistnik» nella Terra di Alessandra