È solo la geografia dell’anima… Editoriale di Fernanda Santobuono
«O chiara e luminosa terra russa, adorna di tanti fiumi e di tante specie di uccelli, d'animali e di creature di ogni sorta, che Dio, per rallegrare l'uomo, creò per dilettare e sostenere le diverse necessità della natura umana; dopo di che fece dono della fede, del santo battesimo, e la riempì di grandi città, di chiese e di libri pieni di amore di Dio, mostrandole così la via della salvezza...».
Questo inno alla terra russa si legge in alcuni proemi alle Vite dei santi principi, nelle quali cominciò ad apparire l'elemento nazionale. E il sentimento che il popolo russo ha sempre nutrito per la propria terra non è un patriottismo nel senso comune della parola ma ha un carattere religioso, è un misticismo speciale, una profonda devozione alla «madre terra umida», spesso invocata come una persona viva, per mezzo della quale il popolo che la abita porta in sé il suggello della divinità.
La Narrazione sul massacro di Mamaj, dedicata alla vittoria dell’esercito russo sui tatari-mongoli e polacco-lituani nella campagna di Kulikovo (1380), è una coerente reinterpretazione dell’evento storico in chiave liturgico-commemorativa mediante la costante adozione delle forme della preghiera e della narrazione agiografica. L’analisi delle numerose citazioni bibliche che intessono la trama dell'opera, introduce al significato più profondo della Narrazione: l’assimilazione definitiva del cronotopo ellenistico-cristiano nella «cristianità ortodossa» slava, in cui ha assunto una posizione centrale Mosca e la «terra russa».
I secoli XIV e XV furono l'epoca critica della coscienza russa e la formazione dell'Ortodossia russa. In questo periodo accaddero due eventi enormi: l'Unione di Firenze (1439) e la presa di Costantinopoli (1453) da parte dei turchi. Mosca rifiutò questa unione e rispose con la dichiarazione di autocefalia della Chiesa ortodossa russa nel 1448. A questo periodo risale l'apparizione miracolosa dell'icona della Madre di Dio a Tikhvin, sulle acque del fiume Tichvina, del bacino del lago di Ladoga. Dopo la presa di Novgorod da parte di Mosca nel 1478 e la conquista di Costantinopoli 25 anni prima da parte dei turchi, il miracolo dell'icona «di Tikhvin» fu percepito come l'abbandono della sacra reliquia da Roma, che aveva perso la pietà, e da Costantinopoli, per rimanere nella terra della Santa Rus'. La presenza dell'icona confermò lo status speciale della Russia «di fronte a Dio» e, di conseguenza, divenne un luminoso simbolo dello Stato centralizzato russo. Questo è associato al tipo iconografico speciale dell'icona Odigitria, che ha come significato «Colei che guida».
È impossibile non ricordare che una copia di questa immagine è partita oltre i confini della Russia con la seconda emigrazione del popolo russo durante l'invasione di Hitler, proprio come avvenne per l'icona di Kursk della Madre di Dio con la prima emigrazione durante il periodo di persecuzione e ateismo. Questo conferma il fatto che il popolo russo porta in sé il suggello della divinità, dal momento che considera la propria terra come una cosa santa, con cui si nutre, si veste, da cui riceve innumerevoli benefici, e a cui ritorna... A cui chiede perdono per averla calpestata, gettata, guardata con i propri occhi e sputata con la propria bocca.
Già! In questa confessione alla madre terra c'è un elemento profondamente cristiano che spesso ricorre in Delitto e castigo e nei Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij, in cui il giovane Aljoša bacia la terra offuscata da tanti peccati e promette di amarla «per tutta l'eternità».
Ogni delitto dell'uomo offende tutta la creazione e quindi anche la terra deve perdonarlo, in quanto l'ambiente naturale si riflette nella sua anima e nella sua mentalità. Secondo il filosofo russo Nikolaj Berdajev, «alla geografia della terra russa corrisponde quella dell'anima russa. La struttura di una terra, la geografia di un popolo è sempre e soltanto l'espressione simbolica della struttura dell'anima di un popolo, è solo la geografia dell'anima» (La concezione di Dostoevskij, pp. 158-159, Einaudi).
La geografia, del resto, presuppone anche un unico meccanismo e spazio economico. Ed è proprio questo spazio comune che ha consentito all'economia russa di adattarsi alle sanzioni.
Nikolaj Gogol' nelle Anime morte afferma che il paesaggio nella letteratura russa profetizza senza fine. È la profezia dell'energia nascosta, celata sotto la steppa, sotto lo spazio aperto... in un Paese chiamato a rappresentare, insegnare, mostrare qualcosa al mondo, anche se apparentemente incapace o non sempre intenzionato a farlo nei secoli della sua storia.
È in quest'ottica che bisogna interpretare anche il ritorno della Crimea alla «madre terra russa» e la costruzione del ponte sullo stretto di Kerch, il più grande al mondo, difeso da droni sottomarini robotici unici, i cosiddetti Pingvin.
Questa è la terra in cui avvenne il battesimo del santo principe Vladimir nel 988, nell'antica città di Kherson, oggi Sebastopoli, adagiata sulla costa sud-occidentale della penisola, bagnata dalle acque del Mar Nero. E difesa oltre che dalla devozione del suoi abitanti, anche dalla potente Flotta russa del Mar Nero, che nel 2008 era già intervenuta in Ossezia del Sud per difendere questa porzione di terra russa insieme all'indipendenza della vicina Abkhazia.
Mosca è una città santa. Oltre all'opera compiuta dal principe Ivan Kalita, che riunì le terre russe intorno al suo piccolo principato, divenendo nel XIV secolo, decennio dopo decennio, il più esteso e il più potente, il fattore decisivo per lo sviluppo della Moscovia fu il trasferimento del capo della Chiesa russa. Il santo metropolita Pietro (1308-1326) lasciò Kiev per la nuova capitale, dove costruì la maestosa Cattedrale della Dormizione della Madre di Dio e la sua tomba nella nuova chiesa divenne pietra d'angolo della crescente grandezza della nuova capitale ecclesiastica.
Kiev, dopo il saccheggio da parte dei mongoli, si era risollevata nuovamente ma aveva perso il suo ruolo di centro politico, culturale ed ecclesiale dell'antica Rus'. Nel XIV secolo fu presa dai principi lituani e per più di due secoli la Rus', e la sua Chiesa, fu divisa in due parti: la Rus' lituana e la Rus' di Mosca.
La scelta di san Pietro fu confermata e sviluppata dalla politica dei metropoliti di Mosca Feognost e soprattutto Alessio (1353-1391). Mentre questi era a capo della Chiesa russa, Mosca riuscì a superare i conflitti intestini tra i principati russi e si confermò come centro del potere dei gran principi. Contemporaneamente anche la Chiesa russa fu riunita sotto il potere di Mosca. Un potere non soltanto temporale, ma anche spirituale. Vicino a Mosca era nato e viveva un grande santo, Sergio di Radonež (1312-1391), che raccolse ed espresse in sé tutto il cammino spirituale della cosiddetta «Tebaide del Nord», come furono chiamati i numerosi eremiti, pionieri e monaci disseminati nei fitti boschi russi che, sull'esempio dei monaci del deserto egiziano - come le prime stelle nate all'alba del cosmo - dedicavano tutta la loro vita alla preghiera continua. Questo contributo spirituale ha avuto un grande ruolo nella formazione del carattere della Chiesa russa, come il ruolo svolto dalle prime stelle del cosmo nel generare quello che oggi viene chiamato l'ossigeno più antico dell'Universo, che ancora oggi continuano ad illuminare in una delle galassie della Via Lattea più lontane dalla Terra.
E ciò che la Russia da sempre mostra al mondo è la sua coscienza universale, come l'interpretazione più genuina del suo sentimento patriottico. Essa ha una «statura particolare», scrive il poeta Tjutčev riferendosi alla grande Russia, «siamo immensi quanto nostra madre, la Russia», afferma Dostoevskij, mentre il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill ricorda che «la ragione del nostro straordinario successo storico e la creazione di un grande Paese sono legate alla forza dello spirito e al potere della fede». E lo ricorda soprattutto alle nuove generazioni affinché la storia non appartenga al passato ma si faccia presente e futuro.
Tale è il senso universale che, secondo Solov'ëv, deve avere anche la parola «ortodossia» per poter realizzare sulla terra la Trinità sociale. Questa è l'idea russa, dove ognuna delle tre unità organiche principali, la Chiesa, lo Stato e la Società è assolutamente libera e sovrana, non separandosi dalle altre ma affermando la sua propria assoluta solidarietà con esse.
Oggi la coscienza universale ha portato la Russia a solidarizzare con il mondo intero. La Siria e il Medio Oriente ne sono un esempio. Come lo sono i processi di integrazione e cooperazione in tutti i settori, dall'economia alla cultura, all'ambito umanitario... alla pace interetnica e all'armonia interreligiosa tra i popoli. La protezione della diversità dei popoli e delle loro culture distinte sono i valori che la Russia trasmette sia nella politica interna che in quella estera. Questa è la geografia dell'anima e il mondo sarà sempre più interconnesso... per combattere oggi il radicalismo e l'estremismo.
Un esempio lampante in questo senso sono le relazioni con la penisola coreana, dove la Russia è pronta a facilitare la cooperazione tra Corea del Nord e Corea del Sud con infrastrutture trilaterali e progetti energetici, attraverso la costruzione di un ponte autostradale lungo il confine russo-coreano, dove esiste già dal 1959 il ponte ferroviario dell'Amicizia, che dalla Transiberiana potrebbe arrivare fino in Corea del Sud. Questo faciliterà lo scambio di merci e aumenterà il peso della Russia nella regione, compreso il Sud-est asiatico, dove è partner di dialogo all'interno dell'Asean. In questo modo la grande Russia potrà contare in una presenza globale nella regione eurasiatica. Uno spazio immenso. Come immensa è la sua anima.
Con la Mongolia nel 2019 la Russia celebrerà un evento importante: l'80° anniversario della vittoria a Khalkin Gol durante la guerra di confine sovietico-giapponese nel 1939, a pochi giorni dall'inizio della Seconda guerra mondiale. Ma tra Mongolia, Russia e Cina ci sono oggi anche grandi progetti infrastrutturali ed energetici, come lo sviluppo di una moderna infrastruttura di trasporto sulla rotta Cina-Mongolia-Russia verso l'Europa, e la modernizzazione della ferrovia russo-mongola di Ulan-Bator fino al 2030.
E se le infrastrutture e i progetti energetici sono molto importanti anche per la Bolivia, tra i due Paesi ci sono molti punti in comune nei rispettivi modi di vita e valori universali. «Condividiamo valori come il patrimonio dell'umanità, il rispetto per la natura e la Madre Terra. Condividiamo le Vostre opinioni sulla difesa nucleare», ha detto il presidente Evo Morales in un incontro con il presidente Vladimir Putin.
Fernanda Santobuono
Icona della Madre di Dio di Tikhvin (1383)