I cristiani perseguitati in Egitto. Dichiarazione del metropolita Hilarion di Volokolamsk
In seguito agli attentati del 7 e 8 maggio a Giza, in Egitto, dove i musulmani più estremisti hanno dato fuoco a due chiese copte, causando la morte di dodici persone e oltre duecento feriti, il presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion di Volokolamsk ha rilasciato un comunicato ufficiale.
Secondo il gerarca, la tappa più importante del riconoscimento delle persecuzioni dei cristiani è stata l’adozione all’inizio del 2011 della risoluzione del Parlamento europeo sulla cristianofobia. A tal proposito, il presidente del Decr, intervenendo alla Convocazione ecumenica internazionale sulla Pace a Kingston, in Giamaica, il 18 maggio scorso ha detto: “Una risoluzione simile è stata adottata dal Parlamento italiano, la quale obbliga le autorità a resistere ai tentativi di discriminazione dei cristiani. Ora, nonostante le sue divisioni, la comunità cristiana deve essere unita nelle sue petizioni alle Nazioni Unite, alle organizzazioni governative e internazionali, sulla necessità di porre fine alle persecuzioni dei cristiani nel mondo moderno. Il futuro dell’umanità si deve basare sulla pace e sulla giustizia, comandateci da Dio - altrimenti la razza umana non avrà futuro”.
La Convocazione in Giamaica ha concluso il Decennio per sconfiggere la violenza, indetto dal Consiglio Mondiale delle Chiese nel 2001. Più di mille delegati, provenienti da oltre 100 paesi, sono intervenuti a Kingston.
Intanto, la chiesa di Giza è stata restaurata al costo di due milioni di euro e riaperta al culto. All’inaugurazione, il primo ministro Essam Sharaf ha definito l'evento “un atto di unità tra musulmani e cristiani in Egitto”, e ha dichiarato che d’ora in poi “lo Stato risponderà fortemente e fermamente a qualsiasi tentativo di seminare discordia tra gli egiziani”.
La Chiesa ortodossa russa con profondo dolore ha appreso la notizia della morte di cristiani egiziani e di chiese bruciate come conseguenza dei disordini di Giza. Preghiamo per il riposo delle vittime di questa immane tragedia e rivolgiamo le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime e ai parenti.
Fino a poco tempo fa, l’Egitto era considerato come uno degli esempi di coesistenza pacifica tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana. Tuttavia, i recenti avvenimenti, gli attacchi terroristici, che si sono verificati nelle chiese copte di Alessandria alla vigilia di Capodanno, e da ultimo l’incendio alle chiese di Giza, causano ansia e dolore in milioni di credenti di tutto il mondo.
La Chiesa ortodossa russa ha già richiamato l’attenzione della comunità internazionale circa i tentativi di utilizzare le differenze religiose per aggravare i conflitti sociali negli ultimi mesi in Egitto. Purtroppo, questi processi non si fermano dopo il noto cambio politico in questo paese.
Noi sosteniamo le misure governative volte a porre fine ai disordini a Giza, intraprese dai leader islamici in Egitto, che hanno fortemente condannato le azioni dei teppisti in questa provincia. Ci auguriamo che in avvenire i responsabili della comunità islamica esortino con forza i propri seguaci a rinunciare ad ogni forma di attentato alla vita e alla libertà religiosa dei cristiani egiziani, che per secoli hanno vissuto insieme ai musulmani in rapporti di pace e di buon vicinato.
Siamo convinti che il futuro politico dell’Egitto è impensabile senza la difesa delle comunità cristiane locali, che hanno sempre sostenuto la sovranità e l’ordine legale nel paese. Garantire i diritti delle minoranze cristiane è un problema interno e di responsabilità delle autorità egiziane. E proprio nelle legittime autorità dello stato noi vorremmo vedere i garanti della pace interreligiosa in Egitto.
I fatti avvenuti recentemente in Egitto, non sono purtroppo che una parte di un processo globale concernente la vita dei cristiani in una serie di Paesi in cui essi rappresentano una minoranza religiosa. La continua crescita delle persecuzioni contro i cristiani nelle regioni del mondo in cui essi hanno vissuto per molti secoli non può che suscitare una seria inquietudine. Questa cristianofobia, che si esprime in attentati alla vita e ai diritti dei nostri fratelli in tutto il mondo, negli ultimi anni sta acquistando i caratteri di un’azione sistematicamente pianificata e realizzata; diverse organizzazioni internazionali, comprese l’Onu e il Parlamento Europeo, hanno a questo proposito già espresso la propria preoccupazione.
Molto è stato fatto nel mondo per combattere l’antisemitismo, l’islamofobia e altri fenomeni negativi, che mirano alla repressione dei diritti delle persone sulla base della loro appartenenza a una religione. In particolare, i paesi europei stanno prestando particolare attenzione affinché siano garantiti i diritti delle minoranze non cristiane del continente, offrendo loro libertà religiosa e aiuti anche nel sociale. Purtroppo, nonostante l’evidente minaccia per la vita contro i cristiani, il problema della cristianofobia non è oggetto di interesse per lo Stato in quei paesi in cui questa comunità è in minoranza. Ci auguriamo che l’Egitto, che di recente ha aperto una nuova pagina della sua storia politica, sia seriamente preoccupata per la protezione delle minoranze cristiane, e che anche in altri paesi dove i cristiani subiscono discriminazioni e molestie, siano prese misure a livello statale per la loro protezione.
Ci auguriamo che la comunità internazionale e soprattutto i paesi europei, che storicamente hanno dimostrato una responsabilità particolare per la sorte dei cristiani, sviluppino un meccanismo globale per tutelare le comunità cristiane di tutto il mondo, sulla base di un dialogo aperto e di una leale collaborazione tra gli Stati, le comunità religiose tradizionali e la società civile. Solo garantendo la protezione dei cristiani nel mondo, continuando gli sforzi intrapresi, possiamo evitare tragedie come quella avvenuta a Giza.
Metropolita Hilarion di Volokolamsk
Giza - Attentato alla Chiesa di Santa Maria