Sulla bellezza e sull'armonia. La "Santa Russia", un'immensa forza morale
Washington DC, 10 febbraio 2011 - Discorso del presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, presso la Biblioteca del Congresso.
Nel salutare il direttore della Biblioteca, il dottor James H. Billington, e un certo numero di rappresentanti appositamente invitati della comunità intellettuale e religiosa di Washington, il metropolita Hilarion ha sottolineato che la Chiesa ortodossa russa è un’immensa forza morale, che ha un impatto positivo sulla vita delle persone di ogni ceto sociale. In questo caso, l’influenza della Chiesa, e in prima persona di Sua Santità il Patriarca, è molto più ampia dei confini della Chiesa stessa. Secondo il presidente del Decr, Sua Santità è un leader spirituale, capace di unire i rappresentanti delle comunità religiose tradizionali e di consolidare le forze sane della società. Per questo, il relatore ha condiviso con il pubblico la comprensione ortodossa della bellezza e dell’armonia.
“Vorrei ringraziare il direttore della Biblioteca del Congresso James Billington, per l’opportunità di condividere alcune riflessioni sulla spiritualità russa, la sua funzione e versatilità. È particolarmente simbolico parlare qui su questo tema, presso la Biblioteca del Congresso, che contiene molti libri sulla storia e sulla cultura russa.
Nella prima parte del discorso richiamerò tre caratteristiche distintive che sono alla base della spiritualità russa, vale a dire: la bellezza, la cura per la creazione e la comunità. Poi cercherò di mostrare come essi sono espressione della fede cristiana, e influenzano la cultura russa in generale.
Prima di tutto, vorrei sottolineare che la spiritualità russa non è un pezzo da museo, non è un patrimonio morto, ma è alla base dell’esistenza del popolo, alimentata dal Patriarcato di Mosca. Essa comprende il patrimonio spirituale, storico e culturale del nostro popolo. La spiritualità patriottica è una sorta di genotipo umano, ha nutrito il mondo russo.
Bellezza
Il senso della bellezza è inseparabile dalla vita spirituale in Cristo. Il senso della bellezza è la parte organica della spiritualità russa. Attraverso la bellezza, che è strettamente associata all’arte, si viene a conoscere Dio. Negli “Annali di storia” si legge che la bellezza del culto bizantino ha portato il Santo Principe Vladimir a scegliere a favore della fede ortodossa. “Non sapevamo se eravamo in cielo o in terra” - così viene descritta dai suoi inviati a Costantinopoli la bellezza e la sublimità del culto ortodosso. Alcuni autori dicono anche che l’arte è una missione sacra, come la Parola di Dio è in qualche modo la vera arte, o piuttosto la rivelazione divina all’uomo della creazione del mondo.
La bellezza sacra, non solo estetica ma anche religiosa, trova la sua espressione nell’arte iconografica russa, fiorita in molte scuole: Novgorod, Tver e, naturalmente, Mosca. La bellezza della musica sacra è la sua capacità di essere un riflesso della liturgia celeste. Così, la presenza della bellezza nella spiritualità russa, che si manifesta innanzitutto nella liturgia, è un fattore essenziale.
Creazione
La seconda caratteristica importante della spiritualità russa è la vicinanza con la natura, con il creato. La bellezza dell’universo ci conduce alla conoscenza di Dio. D’altra parte, la conoscenza di Dio ci aiuta a scoprire la vera bellezza del mondo, che è una rivelazione. Nel romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij, Zosima sottolinea questo rapporto: “Ama tutta la creazione di Dio, il tutto e ogni granello di sabbia. Ogni foglia, ogni raggio dell’amore di Dio, ama gli animali, ama le piante, l’amore è tutto. Ogni cosa è amore e mistero di Dio”.
Ma la comunicazione con il mondo creato non si limita alla semplice contemplazione. L’azione spirituale ha portato a una riconciliazione con la natura, che è espressione del ritorno misterioso della natura umana al Paradiso. San Sergio di Radonez e San Serafino di Sarov, che hanno vissuto in comunione con gli animali selvatici, costituiscono le prove di questa solidarietà con tutta la creazione. L’anziano Silvano dice che tutte le cose sono state create per servire l’uomo, ma al tempo stesso l’uomo deve prendersi cura di ogni creatura. Pertanto, il danno causato alla natura è in contrasto con la legge della grazia. L’esperienza dei Santi Padri mostra che possiamo cambiare il mondo intorno a noi, che a sua volta trasformerà il nostro mondo interiore. San Massimo il Confessore afferma che una persona può girare la terra e il cielo, quando il cielo è dentro di sé. Il peccato dell’uomo è un disastro non solo per lui ma anche per tutta la creazione. E così, non solo la persona ma tutta la creazione è chiamata ad essere trasformata. Attraverso l’azione spirituale si può contribuire alla trasformazione della materia e del cosmo nel suo insieme. Così, nel pensiero teologico russo la salvezza individuale dell’uomo è inscindibilmente connessa con la salvezza di tutte le creature. Il filosofo Berdjaev lo esprime molto chiaramente: “la via della salvezza è l’amore per gli animali, le piante e ogni filo d’erba, le pietre, i fiumi e i mari, i monti e i campi. Questo salva me ed io salvo il mondo intero”.
Comunità
Il terzo elemento della spiritualità russa è la preoccupazione per la comunità. In tutti i tempi, gli stranieri sono stati sorpresi dal senso di comunità russa. Nei villaggi russi, spesso distanti l’uno dall’altro, nel lavoro i rapporti sono costruiti in uno spirito comunitario. Analizzando questa specificità, i pensatori russi non hanno fatto valere la formula aristotelica della politica, vale a dire la proprietà sociale della persona, ma quella della “persona” in quanto tale, ciò creata a immagine della Santissima Trinità. Un uomo per comportarsi come tale, deve essere in comunione con i propri simili.
“Tutti sono responsabili di tutti” - ha scritto Dostoevskij ne I Fratelli Karamazov. Anche le iconostasi russe riflettono la comunione dei santi. Nella Deesis Cristo è rappresentato insieme con la Madonna e San Giovanni Battista, e su altri livelli delle iconostasi ci sono i santi del Vecchio e Nuovo Testamento.
L’aspetto sociale per eccellenza dell’uomo è stato sviluppato negli scritti dei pensatori slavofili, che hanno introdotto il concetto di comunità. Chiesa significa consiglio, ma il concetto di collegialità è molto più ampio. In termini più generali, la “collegialità” è secondo i pensatori slavofili “unità nella diversità”. Questa visione ha ragioni sia ecclesiologiche che antropologiche. Infatti, la natura umana, creata a immagine di Dio Uno e Trino, per gli slavofili è “collegiale” nella sua essenza.
Il senso di comunità come “unità nella diversità” si riflette negli sforzi volti a trasformare la società. Il cristianesimo orientale a volte è stato accusato di mancare di interesse per le questioni sociali. La pietà russa è caratterizzata da una grande attenzione al lavoro caritativo e sociale. Anche la tradizione monastica in Russia, con tutta la sua funzione contemplativa, non esclude, ma piuttosto è rivolta ai servizi sociali. Questo è dimostrato dalle attività di molti monaci, per esempio, San Giuseppe di Volokolamsk, che nel suo monastero diede rifugio a migliaia di poveri e malati. Così, il tema sociale occupa un posto preminente nella coscienza religiosa russa, in particolare nel XIX secolo. L’adozione del concetto di base sociale della Chiesa ortodossa russa nel XX e XXI è del tutto in linea con la tradizione teologica russa.
Rapporto tra cristianesimo e cultura
La cura per la bellezza della creazione, per la comunità non sono peculiarità solo della tradizione spirituale russa, ma della cultura in generale. Insieme, questo ci permette di parlare del fenomeno della “Santa Russia”.
Prima dello zar Pietro I, la cultura laica in Russia era praticamente assente: la vita culturale del popolo russo era incentrata attorno alla chiesa. Da Pietro il Grande cominciò a formarsi la letteratura profana, la poesia, l’arte e la musica, che raggiunse il suo apogeo nel XIX secolo. Separata dalla Chiesa, la cultura russa, tuttavia, ha mantenuto la potente dimensione spirituale religiosa fino alla rivoluzione del 1917, quando viveva in connessione con la tradizione della chiesa. Dopo la rivoluzione, quando l’accesso ai tesori della spiritualità ortodossa fu chiuso, Puskin, Gogol, Dostoevskij, Tchaikovsky e altri grandi scrittori, poeti e compositori sono stati l’unica fonte di conoscenza della fede, di Dio, del Vangelo, della teologia e della preghiera per il popolo russo. Per oltre 70 anni di ateismo di Stato, la cultura russa ha custodito la tradizione ortodossa nella coscienza nazionale. Fu una buona notizia per milioni di persone, artificialmente separate dalle sue radici dal regime.
Cito alcuni esempi dell’influenza dell’Ortodossia nella cultura russa, tra cui la letteratura, la musica e la pittura. La letteratura russa del XIX secolo è considerata un tesoro della letteratura mondiale. A differenza della situazione in Occidente, non ha perso la connessione con la tradizione cristiana. Berdjaev scriveva che tutta la letteratura del XIX secolo era “ossessionata” dai temi cristiani. Queste parole si riferiscono ai grandi poeti russi Puskin e Lermontov, agli scrittori Gogol, Dostoevskij, Leskov, Cechov, i cui nomi sono scritti a lettere d’oro non solo negli annali della letteratura mondiale ma anche nella Chiesa ortodossa. Hanno vissuto in un’epoca in cui un numero crescente di intellettuali erano stati allontanati dalla Chiesa. Puskin, dopo un periodo di dubbio e persino di negazione della fede, ha scritto belle pagine del cristianesimo nel poema Il Profeta. Questo lavoro è stato l’inizio di una corrispondenza poetica con il metropolita Filarete di Mosca. Una poesia di Mikhail Lermontov, chiamata Preghiera, riflette una grande profondità spirituale. La questione religiosa occupa un posto importante anche nelle opere di Gogol, Leskov e Dostoevskij.
Le opere di Glinka, Borodin, Mussorgsky, Tchaikovsky, Rimsky-Korsakov, Rachmaninov sono permeate anche dal tema religioso. Molti di loro hanno scritto musica di chiesa. La Liturgia di Tchaikovsky e Rachmaninov erano destinate all’uso liturgico. L'influenza della spiritualità ortodossa si trova nella pittura russa del XIX secolo, in particolare, in Vasnecov, Nesterov.
Il quadro sarà incompleto se non ricordassi i grandi filosofi russi del XIX secolo, che, indipendentemente dal loro rapporto con la Chiesa, hanno avuto profondo interesse religioso. Chomjakov, Trubeckoj, Soloviev, Berdjaev hanno affrontato questioni sulla libertà di religione, la collegialità, il cosmo, l’estetica, la storia, l’escatologia e la giustizia sociale.
In questo modo, la religione e la ricerca Dio si sono riflesse nella cultura russa, dove sono state assimilate e utilizzate come patrimonio ortodosso dei Padri greci.
Conclusioni
In conclusione, direi che la bellezza, la cura per la creazione, la comunità e la collegialità, il rapporto tra spiritualità e cultura sono caratteristiche della “Santa Russia”, che non hanno perso di attualità.
Anton Kartashov scrive che “la letteratura antica, abbastanza ricca di opere, fino al XIX secolo non conosce il termine “Santa Russia”. Essa è frutto dell’arte popolare semplice. È nata ed è stata conservata nella tradizione popolare non scritta”.
Così, la “Santa Russia” - il popolo russo, la sua identità, la sua civiltà - è alla base dell’arricchimento reciproco e del dialogo con altre culture e popoli”.
Metropolita Hilarion di Volokolamsk
Washington DC - Biblioteca del Congresso. Palazzo Thomas Jefferson.
Il metropolita Hilarion e James Billington
Petr Il'ic Chajkovskij (1840-1893)
Aleksandr Sergeevic Puskin (1799-1837)
Fedor Dostoevskij (1821-1881)