La Chiesa ortodossa bulgara. Glorificazione dei Nuovi Martiri

La Chiesa ortodossa bulgara è una Chiesa autocefala ed occupa il nono posto nei dittici delle Chiese autocefale, tra la Chiesa rumena e quella di Cipro. Dal 4 luglio 1971 è retta dal Patriarca Maxim, metropolita di Sofia.
Il cristianesimo cominciò a diffondersi nel territorio della moderna Bulgaria nel 1° secolo. Secondo la tradizione, la sede episcopale venne istituita nella città di Odessa (ora Varna, sulla costa del Mar Nero), dove fu eletto vescovo il discepolo dell’apostolo Paolo, Amplias. Eusebio di Cesarea riporta che nel 2° secolo c’erano due sedi episcopali, a Debelt e a Anhialo, lungo il Mar Nero. Come tale, la Chiesa bulgara partecipò al Primo Concilio Ecumenico nel 325 dC, inviando il vescovo Protogon di Sardica (oggi Sofia).
Dopo la formazione dello Stato nel 681, con i bulgari situati tra la già esistente popolazione trace e quella slava, la fede cristiana continuò a diffondersi. A questo hanno contribuito i legami con l’Impero Bizantino, l’utilizzo della lingua greca e lo scambio di prigionieri. Nell’864 l’imperatore Boris I ricevette la fede cristiana dal Patriarcato di Costantinopoli. Il cristianesimo venne riconosciuto religione di stato e il popolo bulgaro fu battezzato. Durante il suo regno, i fratelli Cirillo e Metodio introdussero l’alfabeto glagolitico, con il quale avevano tradotto gran parte dei testi liturgici nella Grande Moravia. La liturgia slava così, nata in Moravia, trovò il suo sviluppo in Bulgaria: questa nazione dunque si trovò a dare i natali a tutta la letteratura slava.
Nell’870 la Chiesa venne riconosciuta arcidiocesi autonoma. Boris I fu glorificato tra i santi ortodossi con il titolo di apostolo. Nel 927, sotto lo zar Simeone I (864-927), figlio di Boris, la Chiesa bulgara divenne autocefala ed elevata alla dignità di patriarcato, prima chiesa autocefala in Europa, retta da un patriarca, con sede prima nella città di Preslav, poi a Durostorum, Sardica, oggi Sofia, e Ochrida. In questo periodo, la Bulgaria si estendeva da Budapest, alle pendici settentrionali dei Carpazi e fino al fiume Dnepr a nord, al Mare Adriatico ad ovest, al Mare Egeo a sud, e al Mar Nero ad est. Fu un’epoca caratterizzata da uno sviluppo culturale senza precedenti, denominata l’Età d’Oro della civiltà bulgara. La nuova capitale Veliki Preslav era paragonabile a quella di Costantinopoli. A Simeone I era succeduto Pietro il Grande (927-969), secondogenito di Simeone I.
Nel periodo 1018-1186, la Bulgaria si ritrovò sotto la dominazione dell’Impero Bizantino, la Chiesa perdette la dignità patriarcale e tornò ad essere arcidiocesi con sede a Ochrida. Nel 1235, durante il secondo Stato bulgaro, la Chiesa ridiventò patriarcato con sede a Tarnovo, fino al 1393, quando il territorio bulgaro venne conquistato dall’Impero Ottomano. Durante i circa cinque secoli sotto i turchi, la fede cristiana fu sostenuta dall’attività dei monasteri di Zograf, Chilandari del monte Athos, Rila, Troian, Dreanovo. Nei monasteri furono organizzate scuole che coltivavano il sentimento di appartenenza alla nazione e alla lingua slava. Tra le personalità più importanti, si ricordano san Paisie del monastero di Chilandari (1722-1773) e il santo vescovo Sofronio di Vraza (1739-1813). In questo periodo la Bulgaria divenne centro dell’esicasmo.
Nel 1870 la Chiesa si organizzò come esarcato, riconosciuto dall’autorità civile turca ma non dal Patriarcato di Costantinopoli, con il quale si venne a creare uno scisma.
Dopo la guerra russo-turca del 1877-1878, la Bulgaria fu liberata dai turchi, e nel 1885 si realizzò finalmente la sua unità nazionale ed ecclesiale.
Tra le due guerre mondiali la Chiesa ebbe rapporti difficoltosi con lo Stato, ma riuscì ad introdurre l’insegnamento della religione nelle scuole. Organizzò due seminari, una facoltà di teologia a Sofia, costruì molte chiese e istituì una significativa attività caritatevole. Il 22 novembre 1945 riprende i rapporti canonici con il Patriarcato di Costantinopoli e con le altre Chiese ortodosse.
L’8 maggio 1953, la Chiesa si dichiarò di nuovo autocefala e tale decisione fu riconosciuta dal Patriarcato di Costantinopoli due giorni dopo, il 10 maggio 1953.
Al termine della seconda guerra mondiale, la Chiesa visse un periodo di persecuzioni: sacerdoti carcerati e uccisi, scuole chiuse, terre confiscate, seminari chiusi per un certo periodo di tempo.
La fede della Chiesa bulgara è identica a quella delle altre Chiese ortodosse, riassunta nel Credo formulato dal Concilio ecumenico di Nicea del 325. Nella liturgia si utilizza la lingua paleoslava e il bulgaro odierno. Attualmente il Patriarcato ha 15 diocesi, di cui 2 all’estero, in Australia e in America. Si contano inoltre 2.600 parrocchie, servite da più di 1500 sacerdoti. Dispone di 120 monasteri, che ospitano più di 400 monaci e monache.
Il 19 giugno 2009, la Chiesa ortodossa bulgara ha aperto il suo nuovo sito web ufficiale http://www.bg-patriarshia.bg. In questo stesso giorno, durante la Liturgia in tutte le chiese ortodosse, al Grande Ingresso, sono stati commemorati lo zar Alessandro II e tutti i soldati russi che sono morti sui campi di battaglia per la liberazione della Bulgaria nella guerra russo-turca del 1877-1878, che si concluse con il Trattato di pace di Santo Stefano.
Il 3 aprile 2011, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara ha glorificato i Martiri che hanno sofferto per la loro fede in Cristo nelle aree di Batak e Novo Selo durante la rivolta del 22 aprile 1876 contro il dominio ottomano. Il Patriarca Maxim insieme ai vescovi ha celebrato la Divina Liturgia nella cattedrale di Alexander Nevskij. Tra i fedeli c’erano il Presidente della Repubblica di Bulgaria Giorgio Parvanov, il Primo ministro Boiko Borisov, il presidente del Parlamento Tsetska Tsacheva, i deputati e numerosi parrocchiani. Al termine della liturgia, è stato tenuto un Moleben, nel corso del quale sono state consacrate le nuove icone dei Martiri. La celebrazione è stata preceduta il 2 aprile dalla veglia, presieduta dal Primate della Chiesa ortodossa bulgara.
E’ stata istituita la “Giornata della Memoria” dei Martiri di Batak, da celebrarsi ogni anno il 17 maggio, e quella dei Martiri di Novo Selo il 9 maggio. Alla cerimonia del 17 maggio di quest’anno ha partecipato la delegazione del Patriarcato di Mosca, guidata dal presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion di Volokolamsk.
Alla vigilia delle celebrazioni, la delegazione ha visitato il monastero della Dormizione della Vergine di Bachkovo, il più antico monastero in Europa, costruito nel 1083. In esso si venera l’Icona miracolosa della Vergine Eleousa, portata dai monaci georgiani nel 1310. Il monastero è famoso per la sua straordinaria combinazione di tradizione e cultura bizantina, georgiana e bulgara.
Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, nella sua riunione del 30 maggio 2011 a San Pietroburgo, ha incluso i nomi dei Martiri di Batak e di Novo Selo nel Menologio della Chiesa.

Patriarca Patriarca Maxim


Sofia Sofia - Cattedrale di Alexander Nevskij