San Giovanni Damasceno e la Verità di Cristo
In occasione della sua annuale visita al Monte Athos, il 16 e 17 dicembre 2011 il presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, si è recato al Monastero russo di san Panteleimon.
La notte del 17 dicembre, in memoria di santa Barbara e san Giovanni Damasceno, il metropolita Hilarion ha pregato nella Cattedrale dell’Intercessione, ha letto sei salmi e il canone del Mattutino, poi ha celebrato la Divina Liturgia con l’arcivescovo Feognost di Sergiev Posad, vicario della Laura della Trinità di san Sergio, e insieme ai monaci del monastero e ai chierici della delegazione che lo accompagnava. Il presidente del Decr ha portato alla comunità monastica i saluti del Patriarca Kirill, che ha augurato ai fratelli del monastero prosperità e l’aiuto di Dio, chiedendo loro incessanti preghiere per la Chiesa ortodossa russa.
Nel suo discorso, il metropolita Hilarion ha detto: “Oggi celebriamo la memoria di san Giovanni Damasceno, uno dei grandi Padri della Chiesa, un esempio radioso di vita monastica. Egli proveniva da una famiglia molto ricca, e, come menzionato nel canone che abbiamo letto questa mattina “ha dilapidato le sue ricchezze, dandole in prestito a Dio”. Quando un uomo sperpera la sua ricchezza per darla ai poveri è come se la prestasse al Signore (sono le parole di san Gregorio il Teologo nel canone dedicato a san Giovanni Damasceno).
Durante la sua vita, san Giovanni Damasceno ha lavorato per difendere la Verità di Cristo. È vissuto durante il periodo dell’iconoclastia, difendendo la Chiesa ortodossa. Dopo tutto, se avessero vinto gli iconoclasti, non ci sarebbero chiese così belle ma simili a quelle protestanti: senza icone, senza simboli cristiani, e senza crocifissi come è accaduto da qualche altra parte. L’iconoclastia era, infatti, un’eresia perché non riguardava tanto le pitture sulle pareti delle chiese, quanto piuttosto che cosa percepiva la nostra fede ortodossa.
E i Santi Padri, che hanno difeso le icone, hanno difeso la Tradizione della Chiesa, di cui è parte integrante la pittura delle icone e il culto delle icone. La Chiesa è una scuola per ogni individuo, così come il monastero è una scuola religiosa per ogni monaco. E in questa scuola tutti dovrebbero edificarsi: attraverso il culto, la lettura e la preghiera, così come attraverso ciò che viene mostrato sui muri. E non a caso durante il periodo dell’iconoclastia i Padri della Chiesa hanno detto che la pittura nelle chiese è “il Vangelo per gli analfabeti”.
San Giovanni di Damasco ha meditato tutta la sua vita sulla Parola del Signore giorno e notte. Le sue opere teologiche sono piene di saggezza spirituale. Se qualcuno non le ha lette - “Corretta esposizione della fede ortodossa”, “La fonte della conoscenza” e altre sue creazioni, - può farlo e ottenere benefici spirituali.
San Giovanni Damasceno non era solo uno scrittore di trattati teologici, ma anche un innografo, e molti canoni e inni, che sono eseguiti nella Chiesa ortodossa, sono scritti da lui. Attraverso di essi impariamo a meditare sui misteri della teologia e della vita spirituale quando partecipiamo al culto.
È quindi molto importante per un monaco e per tutte le persone cercare di capire il significato di quelle parole. Questo significato non è sempre chiaro, non solo per il fatto che è poco conosciuta la lingua slava e non sempre si comprende l’espressione slava, ma soprattutto per il fatto che noi non conosciamo la tradizione teologica della nostra Chiesa, e quello che dicono questi canoni molto brevemente, perché non sappiamo ciò che essi rappresentano.
Pertanto, la formazione permanente è compito del monaco. Non a caso in ogni monastero dell’Athos c’è una ricca biblioteca, dove i monaci possono godere dei libri spirituali e partecipare della sapienza, che da secoli vive nella Chiesa”.
Monte Athos - Metropolita Hilarion