La silenziosa guerra del pianeta. Editoriale di Fernanda Santobuono

In accordo con la Carta delle Nazioni
Unite e i principi della legge internazionale, gli stati hanno la responsabilità di assicurare che attività svolte sotto la propria giurisdizione o controllo non causino danni all’ambiente di altri stati o di aree al di fuori della giurisdizione nazionale... compresi i cambiamenti climatici derivanti da programmi militari.
L’importante dibattito sul riscaldamento globale patrocinato dalle Nazioni Unite fornisce solo un’immagine parziale del cambiamento climatico; oltre al devastante impatto delle emissioni di gas-serra nello strato di ozono, il clima mondiale può ora essere modificato come parte di una nuova generazione di sofisticate “armi non letali”. In un periodo di “medicina economica”, è importante comprendere il rapporto esistente tra i processi economici, strategici e militari del Nuovo Ordine Mondiale.
Quando osserviamo il globo terrestre,
con i suoi oceani, le terre emerse, i continenti, è come se osservassimo un singolo
fotogramma di una pellicola che si proietta
da miliardi di anni, in cui la scena, costituita dalla rappresentazione della superficie terrestre, è cambiata svariate volte... e quello che vediamo oggi, non è che un’istantanea del pianeta ai giorni nostri. La sua geografia potrebbe cambiare a seguito di terremoti, divenuti sempre più frequenti, come fossero scatenati da “corto circuiti” di onde elettromagnetiche tra due punti opposti della Terra!
Nel 1977, una Convenzione internazionale ratificata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proibiva “...l’uso militare o
altrimenti ostile di tecniche di modificazione
ambientale che abbiano effetti molto diffusi,
duraturi, gravi...”. In essa si definiscono
“tecniche di modificazione ambientale”
qualsiasi “...cambiamento - attraverso la deliberata manipolazione dei processi naturali - della dinamica, composizione o struttura della Terra, inclusi la sua litosfera, idrosfera, atmosfera e lo spazio...”.
E così, mentre il dibattito generale è attentamente confinato ai gas-serra e gli stati
sono intenti a perfezionare i loro apparati militari, il nostro pianeta diventa sempre più oggetto di guerre segrete.
Nonostante le affermazioni della scienza accademica, la sensazione generale è che qualcosa di strano stia accadendo.
Secondo Richard Gross, geofisico della Nasa, “variando la distribuzione della massa della Terra, il terremoto del Giappone dovrebbe aver causato una piccola accelerazione
della sua rotazione, accorciando la lunghezza del giorno di circa 1,8 microsecondi.
Questo assestamento della posizione dell’asse provocherà un tremito leggermente diverso alla rotazione della Terra, ma non uno spostamento dell’asse nello spazio: questo possono ottenerlo solo forze esterne come l’attrazione gravitazionale del Sole, della Luna e dei pianeti”, che determina, ad esempio, le maree del millenario lago Vostok di acqua dolce, in Antartide, dove la superficie del lago si alza di 1-2 cm a seconda della posizione del Sole e della Luna, generando una circolazione d’acqua necessaria alla sopravvivenza di eventuali microrganismi. E poiché esistono forti somiglianze tra il lago Vostok e l’oceano d’acqua presente sotto la crosta ghiacciata di Europa, il satellite di Giove, un’eventuale scoperta di forme di vita nel lago potrebbe rafforzare l’ipotesi dell’esistenza di vita extraterreste anche su Europa.
In base alle sue considerazioni, Gross ha elaborato dei complessi modelli che provano
a stimare in che modo le alterazioni della densità o della forma della Terra ne alterano
la rotazione. Non solo nel caso dei terremoti,
ma anche per altri fenomeni, come lo spostamento di grandi masse di ghiaccio.
Naturalmente, si parla di ipotesi di variazioni
minuscole (pochi centimetri di spostamento
dell’asse o pochi microsecondi di variazione
nella durata di un giorno), senza effetti pratici nella vita quotidiana, ma di qualche interesse per le misure di precisione di tempo e spazio.
È noto che la variazione dell’angolo dell’asse terrestre da 21 a 24 gradi, che avviene ogni 40 mila anni, il movimento di precessione dell’asse terrestre, che ha tempi di 22 mila anni e, infine, la variazione dell’eccentricità dell’orbita, che si compie ogni 100 mila anni, possono avere effetto sul riscaldamento globale.
Intanto… da circa quindici anni il prevalente
scioglimento della banchisa artica, dovuto al riscaldamento del clima, ha aperto un immenso lago di acqua dolce nel bel mezzo dell’oceano polare. Una volumetria di ottomila chilometri cubi, che si è venuta a formare non solo a seguito dello scioglimento dei ghiacci ma anche dall’acqua riversata dai fiumi siberiani e nord-americani, aumentata dopo le ultime calde estati. L'azione di costrizione dovuta alla presenza della banchisa tutt’attorno a questo settore, leggermente spostato verso lo stretto di Bering, ha fatto aumentare di circa quindici centimetri il livello dell’oceano glaciale artico dal 2002 ad oggi. Questo accumulo di massa tende a fare inabissare l’acqua dolce, la quale va poi ad innestarsi entro la circolazione termoalina, alimentando sul fondale i flussi di ritorno sia della corrente pacifica che della ben più nota Corrente del Golfo Atlantico, con un surriscaldamento anche dell’Antartide, dove lo spessore del ghiaccio ogni anno si riduce di sette metri, a partire dagli strati inferiori che sono a contatto con l’acqua.
Il fenomeno è senz’altro da monitorare, dato che un rinforzo del flusso di ritorno della “Gulf Stream” potrebbe a lungo andare avere ripercussioni anche su quello di superficie e, per catena cinetica, anche sugli scambi di calore con l’atmosfera lungo il tratto pacifico e atlantico. E se pensiamo che l’80% delle vicende atmosferiche che coinvolgono il nostro Continente e l’Italia
arrivano proprio da lì...
Ma non basta. Nell’anno polare, come è stato chiamato il 2012, molti Paesi hanno cominciato ad interessarsi del Polo Nord, quello geografico per intenderci, per le sue ricchezze minerarie e petrolifere! Si pensa addirittura di utilizzare “nuovi passaggi”, le
rotte marine aperte dalla riduzione dell’area
dei ghiacci a nord della Siberia… che consentirebbero di viaggiare da Amburgo
a Tokyo -, avvalendosi dell’aiuto di navi rompighiaccio -, risparmiando 7600 miglia di strada rispetto al periplo dell’Africa! Tutto
questo senza considerare l’opinione delle
popolazioni che vivono da millenni nell’Artico,
circa quattro milioni di abitanti.
Per la cronaca, il 17 marzo 1959, il sotto-
marino USS Skate (SSN-578) emerse per la prima volta sul Polo Nord diventando di fatto il primo vascello navale ad averlo raggiunto.
Il 17 agosto 1977, la rompighiaccio nucleare sovietica NS Arktika raggiunse il Polo. Fu il primo mezzo navale ad aver raggiunto il Polo Nord sopra la superficie dell’acqua...".
La necessità di riportare su una mappa bidimensionale le forme di uno sferoide qual è
la Terra, ha fatto sì che il Polo Nord sia sempre stato rappresentato come un’area piccola del globo, poco importante, inutile.
E invece, il solo oceano glaciale artico ha una superficie equivalente a quella dell’intera
Russia. E sappiamo che l’Artico è un ambiente
fondamentale per determinare lo stato di salute dell’intero pianeta, con la sua annuale
trasformazione in ghiaccio. E i Paesi che si affacciano su di esso hanno tutta l’intenzione
di difendere le sue ricchezze naturali.
Nel frattempo, il Polo Nord magnetico, una gigantesca massa di ferro fuso situata a più di
3000 chilometri al di sotto del mare glaciale artico, si sta modificando, traslando verso la
Russia, dove potrebbe arrivare tra circa mezzo
secolo, percorrendo 64 chilometri l’anno.
Nel 1904, nell’anno della Guerra tra Russia e Giappone e dell’inizio dei disordini che portarono alla Rivoluzione d’Ottobre in
Russia, con la tragica fine della dinastia dei
Romanov, il Polo iniziò il suo spostamento a nord-est ad un ritmo costante di circa 9 miglia (15 chilometri) all’anno. Nel 1989 si è avuta un’accelerazione e nel 2007 gli scienziati hanno confermato che il Polo magnetico è al galoppo verso la Siberia a 34,37
miglia (55,60 chilometri) l’anno. In questo momento, si trova nei pressi della Terra di Ellesmere, nel territorio canadese di Nunavut, che rappresenta la più settentrionale delle isole artiche canadesi.
Il 2007 è anche ricordato come l’anno della minima estensione mai raggiunta della superficie ghiacciata, così come il 2011.
Sarà difficile valutare le conseguenze globali
di tutti questi fenomeni. Molti studiosi
temono che possano diventare irreversibili e
amplificarsi, con lo scioglimento della coltre
di ghiaccio della Groenlandia, che causerebbe
un innalzamento del livello dei mari e l’emissione nell’atmosfera di pericoloso metano ora “bloccato” nel permafrost.
Allo stesso tempo, non è da sottovalutare
la disputa tra la Russia e il Giappone sui confini delle isole Curili, nell’oceano Pacifico, che sono di importanza strategica per la Russia.
La catastrofe dello tsunami, che ha quasi messo in ginocchio il Giappone, ha attualizzato questa disputa, mentre processi strategici ormai in corso mirano a modifcare l’assetto mondiale.
Per la Russia la disputa sui confini è un discorso chiuso dopo gli accordi presi a Jalta
nel 1945, al termine del II conflitto mondiale.
Evidentemente il Giappone è molto più vicino al Polo Nord di quanto siamo abituati a vederlo sulle mappe bidimensionali!

Fernanda Fernanda Santobuono, direttore responsabile.


Icona Icona della Madre di Dio di Kuznetsk.


Regione Regione artica