Prima visita ufficiale del Patriarca Kirill in Bulgaria. L'ordine di San Boris al Primate della Chiesa ortodossa russa

Si è svolta dal 27 al 29 aprile 2012 la
prima visita ufficiale in Bulgaria di
Sua Santità il Patriarca di Mosca e
di tutta la Russia Kirill. Il Primate della Chiesa ortodossa russa è stato accompagnato da
una delegazione composta dal presidente del
Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche
esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita
Hilarion di Volokolamsk, dal capo della
Segreteria amministrativa del Patriarcato
di Mosca, vescovo Sergij di Solnecnogorsk,
dal presidente del Dipartimento sinodale
per l’informazione, Vladimir Legoida, dal
vicepresidente del Dipartimento per le
relazioni ecclesiastiche esterne, arciprete
Nikolaj Balashov, dal segretario per i rapporti
inter-ortodossi del medesimo Dipartimento,
arciprete Igor Yakimchuk, e da altri chierici e
laici della Chiesa Ortodossa Russa.
All’aeroporto della capitale bulgara Sua
Santità il Patriarca Kirill ha incontrato: il
metropolita Dometian di Vidin; il metropolita
Kirill di Varna e Velikopreslav; il metropolita
Galaktion di Stara Zagora; il segretario capo
del Santo Sinodo, vescovo Naum di Stobi; il
vescovo Ioann di Znepol, vicario del Patriarca
di Bulgaria; il rettore del Compound della
Chiesa ortodossa russa a Sofia, igumeno
Filipp (Vasiltsev ); il capo della Direzione per le religioni del Consiglio dei Ministri della Repubblica di Bulgaria Emil Velinov; l’ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Federazione Russa in Bulgaria J.N. Isakov.
Al suo arrivo a Sofia, il Primate della
Chiesa ortodossa russa, incontrando i rappresentanti dei media, ha detto: ”Sono felice di essere in terra bulgara. Questa è la prima visita alla fraterna Chiesa ortodossa bulgara dopo il mio insediamento. Molte volte sono stato in Bulgaria, e il mio cuore è vicino ai fedeli ortodossi, al Paese e ai suoi abitanti.
Mi rallegro di poter incontrare Sua Santità il Patriarca Maksim, i fedeli della Bulgaria, per pregare insieme e discutere le questioni all’ordine del giorno delle nostre relazioni bilaterali e pan-ortodosse.
Auguro pace e prosperità al vostro Paese
e alla Chiesa ortodossa bulgara. Lasciate
che la pace e la prosperità rimanga su
questa terra, sul suo popolo”.
Dall’aeroporto, Sua Santità si è diretto
alla residenza del Santo Sinodo della Chiesa
ortodossa bulgara, dove è stato accolto
calorosamente da Sua Santità il Patriarca di
Bulgaria Maksim. Nella cappella del Sinodo,
dedicata allo zar Boris, Sua Santità ha
guidato un servizio di ringraziamento
per segnare l’arrivo in Bulgaria della delegazione della Chiesa ortodossa russa.
Il Primate della Chiesa bulgara ha accolto
con favore il Patriarca Kirill, sottolineando in particolare: “Oggi siamo felici di incontrare Vostra Santità e i Vostri cari collaboratori nella cappella del Palazzo del Sinodo. In questa visita vediamo un nuovo legame dei secolari legami tra le due Chiese sorelle, e come Voi ci date la benedizione della Santa Chiesa ortodossa russa, allo stesso tempo vogliate prendere la benedizione apostolica dello zar Boris, di San Giovanni e di tutti i santi bulgari”.
A sua volta, il Primate della Chiesa ortodossa
russa ha detto: “Secolari ed indissolubili
legami di amore legano le nostre Chiese.
Alla base della nostra comunione spirituale
ci sono le opere degli illuminatori dei popoli
slavi - i Santi Cirillo e Metodio e i loro discepoli.
La nostra unità si basa sul fondamento
della santa fede ortodossa, sigillata dalla
prodezza degli antenati.
Sono contento di vedere in buona salute
Sua Santità, il Primate più anziano nell’Ortodossia universale.
Sono lieto di incontrare di nuovo i vescovi
della Chiesa ortodossa bulgara. Molti di loro
conosco da oltre dodici anni.
Molte volte ho visitato la Bulgaria quando
ero presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Tuttavia, come Primate della Chiesa ortodossa russa, questa è la mia prima visita.
Voglia Dio che tutto vada bene e si apra
un nuovo capitolo nella storia dei rapporti
fraterni tra le nostre Chiese, così ricche di
nomi gloriosi e di eventi eccezionali”.
Sua Santità ha presentato in dono al Primate
della Chiesa ortodossa bulgara l’Icona
della Madre di Dio “Il Segno”.
Al termine della preghiera, il Patriarca
Kirill è andato nell’aula del Sinodo, dove i
Primati delle Chiese ortodosse russa e bulgara
hanno avuto una conversazione fraterna.
Durante l’incontro, Sua Santità il Patriarca
Maksim ha parlato delle prospettive del
rafforzamento della cooperazione tra le due
Chiese, in particolare nei settori dell’istruzione e del pellegrinaggio spirituale. Sono stati toccati argomenti di natura pan-ortodossa.
I Primati hanno scambiato opinioni sui principi fondamentali della cooperazione,
specialmente nel contesto dei preparativi del Concilio Pan-ortodosso.
Al termine dei colloqui, ha avuto luogo
la cerimonia di consegna dell’ordine di San
Boris, uguale agli Apostoli, al Patriarca di
Mosca e di tutta la Russia Kirill.
L’ordine è stato conferito dalla più alta
autorità ecclesiastica della Chiesa ortodossa
bulgara, il Patriarca Maksim, che ha detto:
“Abbiamo conosciuto e ricordiamo Vostra
Santità quando eravate un giovane sacerdote
del Patriarcato di Mosca, quando, sotto
la guida di mentori esperti, siete cresciuto
nel campo delle inter-relazioni, svolgendo
con obbedienza quanto assegnato dalla
Gerarchia della Chiesa ortodossa russa. Ho
avuto l’onore e il piacere di incontrarmi con
Voi quando eravate archimandrita, vescovo,
arcivescovo e metropolita”.
Secondo la testimonianza del Patriarca
Maksim, la notizia dell’elezione nel 2009 del
metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad
a Primate della Chiesa russa ha suscitato in
lui “una grande gioia e la speranza sul futuro
delle due Chiese sorelle e di tutta l’Ortodossia”.
“Siamo sicuri che durante il Vostro ministero Primaziale continueremo ad approfondire le inter-relazioni, e soprattutto
- le nostre comuni idee e gli sforzi intesi
a convocare e condurre il Grande e Santo
Concilio della Chiesa ortodossa, che tutto il
mondo ortodosso attende, alla cui preparazione
il Patriarcato di Mosca sta dando un contributo significativo” - ha proseguito il
Primate della Chiesa bulgara.
“Oggi, all’inizio del terzo millennio
dell’incarnazione del Verbo di Dio, siamo
felici di dire che il nostro rapporto fraterno
ha una solida base - non è solo un ricordo
del passato, ma fino ad oggi è la testimonianza
viva e vera che noi siamo gli eredi di
San Cipriano di Mosca e di tutti i memorabili
gerarchi russi e bulgari dei tempi remoti
e del passato più recente e che fedelmente
e costantemente seguiamo le loro vite e le
loro azioni; che l’amore e la fiducia reciproca,che sono sempre stati il vero fondamento delle nostre relazioni, non solo non
diminuiscono, ma, al contrario, aumentano
per la gloria di Dio e il bene della Sua Santa
Chiesa, a beneficio della Santa Ortodossia”,
- ha detto il Patriarca Maksim.
“Sono lusingato di ricevere oggi la più alta
onorificenza della Chiesa ortodossa bulgara -
l’ordine di San Boris, uguale agli Apostoli, - ha detto in risposta il Patriarca Kirill. Quando il Primate riceve il premio di un’altra Chiesa locale, non è tanto per i suoi meriti personali,ma come segno della nostra unità in Cristo.
L’ordine del fondatore della Chiesa ortodossa
bulgara mi ricorda, prima di tutto, lo stretto
rapporto spirituale tra le nostre Chiese.
La storia delle Chiese russa e bulgara
è molto simile: i popoli della Bulgaria e
della Rus’ di Kiev sono stati battezzati dalla
volontà e dagli sforzi dei nostri governanti
saggi, il cui cuore era illuminato dalla luce
della fede in Cristo. La Parola di Dio dice:
Il cuore del re - nella mano del Signore,
come ruscelli d’acqua: quello che vuole,
lo dirige (Prov 21, 1). Nel tempo dell’illuminazione spirituale - il santo zar Boris,credendo nell’Unico Vero Dio che ha creato il cielo e la terra e il mare e tutto ciò che è in essi (Atti 14,15), ha portato al battesimo il popolo affidato alle sue cure dalla Divina Provvidenza. Questo è un grande atto storico, ha dato esempio ai governanti di altri Paesi, ha costituito l’inizio della cristianizzazione del suo popolo. E questa buona iniziativa è proseguita nelle terre russe.
Colui che battezzò la Rus’, San Vladimir, ha
iniziato a cercare la vera fede nel momento
in cui la Bulgaria esisteva già come Chiesa
ortodossa locale autocefala, guidata dal Patriarca.
Così, quando decise di prendere la fede
ortodossa, si rivolse a Costantinopoli, e utilizzò per l’educazione cristiana della Rus’ la liturgia in lingua slava ortodossa, esistente nel Regno bulgaro. E quanti monaci, preti e insegnanti provenienti dalla Bulgaria vennero nella Rus’
per l’educazione cristiana dei nostri antenati!
Queste persone continuarono la missione dei
santi Cirillo e Metodio sul suolo russo, e noi lo ricorderemo sempre con profonda gratitudine.
La storia è piena di numerose testimonianze
della nostra parentela spirituale.
Ad esempio, un’eminente discepolo del
Santo Patriarca Evtimij di Turnovo, e della
tradizione esicasta del Monte Athos, San
Cipriano, non fu solo metropolita di Mosca,
ma collaborò con San Sergio di Radonez e
altri santi russi per rafforzare l’Ortodossia
nella Rus’ e proteggerla dai nemici.
Così, i nostri popoli sono stati sempre uniti
da forti legami spirituali. E quando iniziò la liberazione della Bulgaria dal giogo ottomano,
l’esercito russo considerò suo dovere fraterno
“dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Nella società di oggi, in cui l’ateismo prevale sulla fede in Gesù Cristo e sui valori
cristiani, è necessario preservare la memoria
storica delle radici cristiane della civiltà europea.
E le nostre Chiese sorelle hanno la grande
responsabilità di assicurare ai loro popoli il
nutrimento spirituale affinché non cedano alle
tentazioni del mondo moderno, e cercare di
unirli sul solido fondamento della loro fede”.
Il 28 aprile, domenica delle donne mirofore,
i capi delle due Chiese hanno concelebrato
la Divina Liturgia nella cattedrale di Sofia,
dedicata al santo principe Aleksandr Nevskij.
Durante la visita, il Patriarca Kirill ha
incontrato il Presidente bulgaro Rosen Plevneliev,il Presidente dell’Assemblea nazionale Ts.Tsaceva e il Primo Ministro Boris Borisov.
Durante l’incontro presso la residenza del
Capo dello Stato, il Presidente Plevneliev ha
sottolineato l’importanza delle tradizioni
spirituali dell’Ortodossia per la conservazione
e lo sviluppo delle relazioni tradizionalmente
amichevoli tra i popoli bulgari e russi. ”Accogliamo con favore la Vostra prima
visita ufficiale in Bulgaria e siamo convinti
che darà un contributo significativo ai legami
culturali e spirituali tra i nostri due popoli”.
Da parte sua, il Patriarca Kirill ha
osservato che i popoli della Bulgaria e della
Rus’ storica - Russia, Bielorussia, Moldova
e Ucraina - hanno un comune fondamento
spirituale e morale posto molti secoli fa, la
missione dei santi Cirillo e Metodio, che ha
avuto un valore enorme, di vera e propria
civiltà: ha costituito un sistema di valori, che ha caratterizzato la vita delle persone per
molti secoli, e su questa base comune si è
stabilita una profonda comunanza tra i due
popoli. I bulgari hanno portato l’alfabetizzazione in Russia, ha ricordato il Primate della Chiesa russa, che ha aggiunto: “La storia successiva ha rafforzato questa comunione.
La partecipazione della Russia alla liberazione
dei Balcani, la capacità di migliaia di
persone del nostro popolo a dare la vita per
i fratelli è dovuta ad una comune fede, ad
un fondamento spirituale comune. Quali
che siano le circostanze politiche, di fronte
ad ogni cambiamento, questa comunione
rimane incrollabile. Ogni politico che non
ne terrà conto, non avrà successo. Non si
può andare contro il flusso generale della
storia. Il popolo bulgaro e russo hanno un
comune codice spirituale e di civiltà”.
Nel corso della conversazione sono stati
toccati temi quali la comprensione cristiana
della libertà, l’importanza delle radici cristiane della civiltà europea, dell’identità cristiana per il futuro del continente europeo.
Le parti hanno avuto uno scambio di opinioni sulla cooperazione tra le religioni tradizionali, la conoscenza dei principi
fondamentali delle tradizioni religiose per le
nuove generazioni, compreso l’insegnamento
dei fondamenti della cultura religiosa nelle
scuole secondarie. A tal proposito, il Primate
della Chiesa ortodossa russa ha parlato dell’esperienza nella Russia contemporanea.
Nel proseguire la visita, Sua Santità si è
diretto a Plovdiv, dove ha deposto corone
di fiori presso il monumento ai soldati russi
morti durante la guerra russo-turca nel 1877-
1878 a Filippopoli (odierna Plovdiv) e presso
il memoriale sulla Collina dei Liberatori. A
Sofia, Sua Santità ha deposto una corona di
fiori dinanzi al monumento allo zar liberatore
Alessandro II. Il Patriarca ha inoltre visitato la Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia, intrattenendosi con la comunità parrocchiale di San Nicola, dove è stato accolto dall’abate del tempio, igumeno Filipp (Vasiltsev).
Sua Santità ha pregato dinanzi alla
tomba dell’arcivescovo Serafim (Sobolev),
ivi sepolto. Nel 2014, la comunità celebra
il 100° anniversario di consacrazione del
tempio, voluto da Alessandro II.
All’università degli studi del Patrimonio
culturale” di Sofia, è stato conferito al Primate della Chiesa ortodossa russa il diploma
di dottorato honoris causa; la casa editrice
dell’Università ha pubblicato le traduzioni in
lingua bulgara dei libri del Patriarca “Parola
del Pastore” e “Libertà e Responsabilità”.
L’università è stata aperta nel 1950 come
Istituto bibliotecario. Nei suoi sessant’anni di esistenza, l’università ha percorso una lunga strada per migliorare l’istruzione e la scienza, ed oggi occupa una posizione leader nel settore dell’istruzione superiore in Bulgaria.
Oggi l’università è dotata di una moderna
biblioteca con un catalogo unico elettronico.
L’orgoglio della biblioteca è la sala di
lettura, dedicata allo scrittore russo Dmitrij
Likhachev. L’università collabora attivamente
con diverse università in Russia ed Europa
occidentale, gestisce una casa editrice che
pubblica monografie, libri e articoli.
Tra gli insigniti del dottorato honoris
causa dell’università, ci sono il Patriarca
Bartolomeo di Costantinopoli, Sua Santità il
Patriarca bulgaro Maksim, il primo ministro
turco Recep Tayyip Erdogan, il ministro
bulgaro della Cultura Vezhdi Rashidov.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa è
stato accolto dal magnifico rettore dell’università, il professore Stoyan Denchev, dal ministro della Pubblica Istruzione della Bulgaria Sergij Ignatov, dal corpo insegnante e dagli studenti.
Il rettore dell’università ha rivolto parole
di benvenuto all’illustre ospite. Ha poi preso
la parola il professor Sevo Yavashiev, che ha
parlato dell’attività intellettuale del Patriarca Kirill, riferendosi in particolare ai libri scritti e ai numerosi riconoscimenti ottenuti.
“I nostri popoli sono uniti dalla fede ortodossa.
Le nostre Chiese hanno destini simili: sia in Bulgaria che in Russia per molti decenni
la Chiesa è stata isolata, i sacerdoti, i monaci e i fedeli hanno subìto violenze - ha ricordato l’oratore. - Sia in Russia che da noi, nella lotta contro la religione sono state utilizzate molte risorse intellettuali, finanziarie e amministrative.
Ma oggi nei nostri Paesi è già stato fatto
molto per la rinascita della fede ortodossa.
Sempre più persone si rendono conto che
essa è un pilastro fondamentale nella loro
vita. Siamo sicuri che la visita in Bulgaria del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia sarà uno stimolo ulteriore in questa direzione”.
È poi iniziata la cerimonia solenne di
conferimento del dottorato honoris causa
dell’università a Sua Santità il Patriarca.
Alla cerimonia hanno partecipato l’ambasciatore
della Russia in Bulgaria N. Isakov, l’ambasciatore della Bielorussia in Bulgaria V.G. Kachanov, l’incaricato d’Affari della Repubblica del Kazakistan in Bulgaria T. R. Izbastin.
Nell’esprimere la sua gratitudine, Sua
Santità ha detto: «Magnifico Rettore, cari
insegnanti e studenti! Prima di tutto, vorrei
ringraziare il Rettore, prof. Stoyan Denchev,
il consiglio accademico e la facoltà dell’Ateneo per quest’onorificenza. È particolarmente significativo per me ricevere questo riconoscimento da parte di questo istituto di istruzione superiore in Bulgaria, un Paese così vicino a noi per storia, cultura e, naturalmente, per la fede ortodossa.
Fra poco meno di un mese in Russia,
Bulgaria e in altri Paesi slavi, si celebrerà
la Giornata della lingua e della cultura slava,
dedicata alla memoria dei santi Cirillo e Metodio. Cosa hanno fatto questi santi?
Perché i loro nomi sono tanto cari alla coscienza nazionale dei popoli slavi? Che cosa
significa per noi la creazione dell’alfabeto e
della lingua slava? Che cosa si intende con
il termine “linguaggio”, “parola”?
Il linguaggio distingue l’uomo da qualsiasi altra creatura di Dio, dalle “creature
mute”. L’eminente linguista russo e studioso
di letteratura, soldato e statista del XVIII-XIX secolo, Aleksandr Semenovich Shishkov,
ha avanzato l’ipotesi che la parola celovek
(“uomo”) derivi dalla parola slovek, che
significa “maestro di lingua”, colui che è in
grado di parlare. In effetti, la lingua è uno
strumento unico di comunicazione,
di trasferimento di esperienze e conoscenze
di generazione in generazione, che eleva
l’uomo al di sopra del resto del mondo
animale, è essenziale per l’esistenza della
società umana, senza la quale lo sviluppo
intellettuale e spirituale è impensabile.
Seguendo le parole del nostro Signore
Gesù Cristo - “Andate dunque e ammaestrate
tutte le nazioni…” (Mt 28, 19), i Santi
Cirillo e Metodio hanno lavorato instancabilmente per far in modo che i nostri antenati, attraverso la loro lingua madre, avessero accesso alla sorgente di vita, al tesoro inesauribile di saggezza della parola di Dio, che è stata e sarà rilevante in ogni momento della storia umana. Insieme con l’istruzione e lo sviluppo culturale degli slavi, si è svolta la diffusione del Vangelo. L’insegnamento di Cristo e dei postulati della sua morale sono stati accettati con amore dai popoli slavi, che hanno conservato la loro fede
attraverso tante sofferenze e prove.
A seguito dell’adozione del cristianesimo
da parte del principe bulgaro Boris I, che
conferì alla fede scelta lo status di religione
ufficiale dello Stato, arrivarono nel Paese
gli allievi dei Santi Cirillo e Metodio, che
cominciarono a tradurre la letteratura liturgica.
Fondarono centri letterari a Preslav e
Ohrid. Così, la Bulgaria non è solo diventato
il primo Paese slavo ad adottare il cristianesimo, ma anche il primo ad aver avuto i libri teologici e liturgici in lingua slava.
Lo slavo ecclesiastico, che usiamo nella
pratica liturgica, ha più di dieci secoli di
storia e risale alle opere di apostolato dei
primi insegnanti slavi. Fino all’inizio del XVIII secolo, in Russia lo slavo ecclesiastico era un sistema linguistico multi-funzionale: in questa lingua sono stati scritti la maggior parte dei testi della letteratura laica antico-russa, le opere scientifiche e teologiche, così come i documenti ufficiali del governo.
È errato pensare che lo slavo ecclesiastico sia
una realtà monolitica, pietrificata una volta
per sempre nei secoli passati, che non ha
nessuna possibilità di sviluppo nella Chiesa
moderna. Non è così, dal momento che esso
vive ancora oggi, come risulta dal confronto
dei testi liturgici, composti in periodi diversi,compresi testi recenti, come l’officio dei nuovi martiri e confessori della Russia, vissuti durante le persecuzioni del XX secolo.
Si prova un sentimento di sorpresa quando
ci si rende conto che il linguaggio
non unisce solo le membra vive della Chiesa,
ma anche quelli che sono già passati nel
mondo celeste. I Santi Antonio e Teodosio
delle Grotte, Sergio di Radonezh e Serafino di
Sarov, San Giovanni di Rila, e molti altri santi slavi ortodossi hanno pregato nella stessa lingua, benché essa sia evoluta lungo il tempo.
Così anche noi dobbiamo cercare di salvare
questa preziosa tradizione. A mio parere, si
dovrebbero compiere maggiori sforzi per
preservare e promuovere la lingua slava della
Chiesa presso una vasta gamma di persone.
La presenza di un linguaggio e di una
scrittura comuni è anche una condizione
necessaria per la formazione dello Stato,
una componente importante della sovranità
nazionale. I popoli che non hanno un
linguaggio scritto escono rapidamente
dall’arena storica, venendo assimilati dal
linguaggio e dalla cultura più forti. In tutta
la storia dell’umanità sono “morte” più di novemila lingue. Sono morte anche le lingue di
popoli che non solo non sono stati sottoposti
ad alcuna colonizzazione, ma, al contrario, un
tempo costituivano grandi potenze. Gli esperti
stimano che circa la metà delle cinque- seimila
lingue che esistono oggi, smetteranno di
essere usate e scompariranno entro la metà di
questo secolo. Nell’ “Atlante delle lingue del
mondo in pericolo”, pubblicato dall’Unesco,
si afferma che cinquanta lingue europee
sono a rischio di estinzione.
Si deve constatare che scompaiono non
solo le lingue di piccoli gruppi etnici e dei
popoli che non hanno uno stato proprio; c’è
anche una forte pressione sulle lingue slave
orientali da parte delle cosiddette lingue
“universali” e, soprattutto, dell’inglese.
Negli ultimi due decenni abbiamo assistito
a un’irruzione di forestierismi nella lingua
russa, sulla cui utilità ci sarebbe da discutere.
Penso che tendenze simili si possano osservare
anche nella lingua bulgara, in quanto la
penetrazione di anglicismi è di natura globale.
Una caratteristica peculiare è il fatto che
questa penetrazione avviene per lo più nella
sfera domestica, nel linguaggio quotidiano.
Da un lato, tale fenomeno può sembrare
innocuo: infatti, alcune parole non esistevano
nella nostra società e nell’economia, alcuni
gruppi sociali hanno favorito questa moda,
in qualche lingua straniera i termini sono più
corti e quindi più facili da pronunciare. Ma il
problema non sta tanto nella contaminazione
della lingua con tali barbarismi, ma piuttosto
nel fatto che tali cambiamenti della lingua
parlata non restano senza conseguenze
anche per il mondo interiore dell’uomo.
La lingua, la sua struttura e il suono, sono
come il codice genetico dell’uomo, come il
suono armonico che contiene le informazioni
che influenzano lo stato intellettuale
e spirituale dell’individuo e, di conseguenza,
il comportamento e la sfera creativa.
Parlando della storia, dell’identità
nazionale di un popolo, si utilizza spesso il
termine “patrimonio culturale”. Che cosa c’è
dietro questo concetto, oltre a tutte le cose
ovvie, la letteratura, la musica, l’architettura, le tradizioni e i costumi? Perché è necessario difendere le proprie caratteristiche
“nazionali”? Che cosa significa il “patrimonio
culturale” dei nostri antenati? La risposta a
queste domande può essere ottenuta guardandole
da un punto di vista religioso.
È la fede degli antenati trasmessa a noi, la
base del “patrimonio culturale”, il centro della vita e la motivazione dei nostri avi.
E’ questa fede ad aver santificato e ispirato
la creatività, ad aver dato una sorprendente
carica positiva per moltiplicare i talenti
che Dio ha donato all’uomo. Per questo,
parlando di patrimonio culturale, intendiamo
il suo principio fondamentale, il Signore
Gesù Cristo e il Suo Vangelo. Ecco perché,
parlando della civiltà slava, la si intende
come civiltà cristiana. Questi concetti sono
inseparabili, perché tutto ciò che costituisce
un tesoro nazionale, le conquiste culturali,
è come radicato nella componente spirituale
della vita del popolo. Per capire ciò che
ha motivato coloro che hanno realizzato il
patrimonio culturale, ciò che ha ispirato le
opere d’arte, la musica, l’architettura,
è necessario risalire alla causa principale.
Noi abbiamo ereditato l’esperienza spirituale
e culturale dei nostri antenati. Dipende
quindi da noi disporre di questa eredità saggiamente, moltiplicandola e trasmettendola
alle generazioni future, oppure sperperarla
come il figliol prodigo, mangiando le “carrube”
del brano evangelico (Lc 15,16).
Com’è noto, un affamato non può distinguere il sapore.
Nel mondo moderno, con il ritmo incalzante
della vita, la compenetrazione di culture e
lingue ha facile accesso attraverso la tecnologia dell’informazione e della comunicazione, e in tal modo si viene a formare un ambiente aggressivo nei confronti di ogni identità nazionale. È una delle sfide globali del mondo moderno, che porta alla dissoluzione di tutto ciò che è originario di una data cultura nazionale e alla piena assimilazione delle culture particolari in quella globale. L’imporsi di un determinato standard culturale, la comparsa di nozioni semplicistiche del bene e del male, della moralità, e una distorta interpretazione dei diritti umani e delle libertà, gradualmente creano una drastica alienazione per qualsiasi sistema religioso, che rischia di essere “rivisto e corretto” in base
ai nuovi valori. Il cristianesimo non rientra
in questo emergente sistema di coordinate
del mondo moderno, e ciò provoca reazioni
sempre più violente da parte dei sostenitori
dei valori secolari. Sia in Europa che in Russia alcune forze sociali cercano con insistenza di bandire la religione dalla vita pubblica,limitandola alla vita privata. I cristiani si vedono spesso negato il diritto di motivare le loro azioni, e perfino di giustificare le loro opinioni in base alle proprie convinzioni religiose. Ovviamente, in tali circostanze è molto difficile rimanere se stessi e non restare vittime dell’erosione culturale.
L’esperienza storica della Russia e della
Bulgaria ha dimostrato che i tentativi di espellere Dio dalla vita della gente, come è accaduto nell’era sovietica, ha conseguenze negative nella società, e queste ferite non sono ancora guarite dopo molti anni. Vogliamo credere che la Bulgaria ortodossa nell’Ue agirà come portatrice e custode della nostra comune e ricca cultura. È importante essere in grado di rimanere se stessi e non assimilarsi nella mappa culturale dell’Europa. Spero vivamente che il Vangelo della verità, che i popoli slavi hanno ricevuto attraverso l’opera dei Santi Cirillo e Metodio, rimarrà il fondamento della nostra cultura nazionale, sul quale continueranno a costruire anche le generazioni future.
Queste parole hanno una vera e propria
dimensione pratica, che si riflette nella
creazione e nel rafforzamento dei legami
tra le istituzioni accademiche di istruzione
superiore in Russia e Bulgaria. Sono convinto
che questi legami sono un fattore importante
nello sviluppo delle relazioni tra le Chiese.
Durante la mia visita fraterna alla Chiesa
ortodossa bulgara è stato firmato un accordo
di cooperazione tra l’università statale di Sofia San Kliment di Ocrida, discepolo dei Santi Cirillo e Metodio, e l’università ortodossa russa. Questo apre nuove opportunità per lo scambio di studenti, professori e insegnanti che si specializzano in vari settori della scienza moderna e del sapere teologico, fornisce un quadro di collaborazione per la ricerca.
Proprio gli istituti d’istruzione superiore
oggi hanno una grande responsabilità
per il futuro dei nostri Paesi.
Sono fiducioso che i contatti tra le nostre
principali università saranno uno strumento
efficace per promuovere tra la gente comune
i nostri valori spirituali e morali.
Auguro a tutti voi, cari professori e studenti,
di mettere in relazione il più spesso possibile
la vostra vita con gli ideali evangelici, di
cercare, secondo le parole dell’apostolo Paolo,
di essere “perfetti e ricolmi di tutta la volontà di Dio” (Col 4,12), di lavorare per il bene della patria terrena, ed essere eredi saggi dei tesori spirituali e culturali della civiltà slava».
Al termine della cerimonia, sono stati
presentati i libri del Primate della Chiesa ortodossa russa “Parola del Pastore” e “Libertà e responsabilità”. La presentazione è stata curata dalla presidente del Forum di cooperazione “Bulgaria-Russia”, Svetlana Sharenkova.
Poi il Patriarca Kirill ha conferito alla
presidente Sharenkova l’ordine della Principessa Sant’Olga (II grado). Tale onorificenza patriarcale è stata assegnata per il “zelante lavoro per il bene della Chiesa, e per il significativo contributo nel rafforzare l’amicizia tra i popoli bulgari e russi”.
Il libro “Parola del Pastore. Dio e l’uomo.
La storia della salvezza” è stato pubblicato
per la prima volta nel 2004, quando il Patriarca Kirill era metropolita di Smolensk e
Kaliningrad. Nel 2008 è stata tenuta la
presentazione in lingua tedesca. Negli anni
successivi, il libro è stato pubblicato e presentato in lingua ucraina, armena ed estone.
Il libro “Libertà e responsabilità: alla
ricerca dell’armonia. I diritti umani e la
dignità umana” è stato dato alla stampa
per la prima volta nel 2008. È stato tradotto
in spagnolo e tedesco nel 2009, presentato
in lingua armena, italiana e polacca nel
2010, in inglese, arabo e greco nel 2011, e
in lingua estone e lettone nel 2012.
icona icona del Principe San Boris, fondatore della Chiesa ortodossa bulgara


Sofia Sofia - Sua Santità il Patriarca Maksim e il Patriarca Kirill


Sofia Sofia - Cattedrale di Sant’Aleksandr Nevskij. Solenne Liturgia


Sofia Sofia - Il Presidente della Bulgaria Rosen Plevneliev e il Patriarca Kirill


Sofia Sofia - Chiesa russa di San Nicola


Sofia Sofia - Il Patriarca Kirill all’università


Sofia Sofia - I Primati delle Chiese ortodosse di Russia e Bulgaria insieme ai vescovi e al clero