Dall'oikonomia alla theologia. Editoriale di Fernanda Santobuono
La Repubblica di Cipro detiene dal 1 luglio al 31 dicembre 2012 la presidenza di turno al Consiglio dell’Unione Europea. Un dato significativo se si considerano le radici cristiane dell’Europa, il fatto che “l’isola dei santi” e delle “cento basiliche” si trovi ad un centinaio di miglia dal Medio Oriente, dove, come si sa, è in corso la “primavera araba”, e infine, i rapporti fraterni con la Chiesa ortodossa russa, che risalgono al XII secolo.
Nell’ultima riunione del G20 in Messico, il “firewall” del Fondo Monetario Internazionale è stato aumentato grazie all’intervento dei Paesi economicamente “emergenti”, come la Federazione Russa, la Cina, l’India, il Brasile e il Sudafrica. E Cipro potrà sicuramente contare su questo apporto per far fronte al suo debito, maturato all’ombra delle “occupazioni” di cui soffre sul suo territorio. Non solo. L’ascesa delle economie emergenti si rifletterà anche sui diritti di voto del Fondo Monetario Internazionale, che saranno riformati entro il prossimo mese di ottobre. A questo importante traguardo si aggiunge anche l’imminente vertice dell’Apec per la cooperazione economica nell’area asiatico-pacifica, che si terrà a Vladivostok dal 2 al 9 settembre 2012, che avrà come priorità non solo la liberalizzazione del commercio e degli investimenti, l’integrazione economica regionale e il rafforzamento della sicurezza alimentare, ma anche la crescita innovativa. Perché è di “crescita” che bisogna parlare oggi.
Molto prima della guerra di Troia (1200 a.C.) tra l’Oriente e l’Occidente, quando gli Achei, di origine indoeuropea, invasero il Peloponneso attraverso i Balcani (1500 a.C.), Cipro era il centro principale di estrazione del rame nel Mediterraneo. Il minerale estratto nelle sue viscere era un metallo strategico, con cui veniva fatto di tutto: armi per le battaglie e armature per combattere, strumenti e ornamenti, lampade e vasi rituali sacrificali.
Il rame di Cipro era adoperato dagli artigiani dello Stato di Šumer, dagli arcieri della Babilonia, dai muratori dell’Alto e Basso Egitto, dagli ingegneri di Creta, dai navigatori di Micene, dai cavalieri di Alessandro il Macedone, dall’aristocrazia ateniese e dalla plebe romana. Così come dagli Achei e dai Fenici, dagli Assiri e dai Persiani, dai Bizantini e dagli Arabi. I suoi giacimenti erano così significativi e le scorte così grandi che il loro sviluppo è continuato fino alla metà del XX secolo. In altre parole, circa cinquemila anni! Un caso simile non esiste nella storia.
Il nome Kyprus deriva dalla lingua eteocipriota pre-indoeuropea e significa rame.
La storia cristiana di Cipro risale ai primi anni del cristianesimo (46-48 d.C.), quando i primi due evangelizzatori della Chiesa delle origini, gli apostoli Paolo e Barnaba, quest’ultimo originario proprio di Cipro, nel 46 partirono da Antiochia per il loro primo viaggio missionario. A Barnaba si deve la fondazione della Chiesa ortodossa di Cipro, anche se la sua organizzazione di fatto risale al IV secolo, quando prese parte al primo concilio ecumenico di Nicea nel 325 e al concilio di Sardica nel 343. Prima di tale periodo, l’esistenza di piccole chiese e oratori è attestata solo negli scritti agiografici (Vita di S. Epifanio e di S. Auxibio) e non dagli scavi archeologici. Le testimonianze dei primi cristiani si limitano a qualche traccia di cimiteri o di catacombe ed al martyrium di Politiko, costruito alla metà del IV secolo sulla tomba che si considera essere quella di sant’Eraclide, che accompagnò San Paolo e San Barnaba nel loro viaggio a Cipro e dove venne ordinato primo vescovo di Tamassos. Nel piccolo villaggio di Politiko oggi esiste il monastero di Sant’Eraclide.
Dalla fine del IV secolo, dopo un lungo periodo di impoverimento economico dovuto ad una lunga fase di siccità e ai terremoti del 332 e del 342, che hanno rovinato le antiche città, ci fu un’intensa attività edilizia a Cipro. Furono costruite grandi cattedrali seguendo il modello costantiniano del Santo Sepolcro di Gerusalemme e di Santa Sofia di Costantinopoli. A Salamina-Costanza, allora metropoli di Cipro, il tempio di Sant’Epifanio era lungo 57 metri e largo 35 e possedeva sette navate. Questi edifici religiosi hanno contribuito all’identità culturale e spirituale di Cipro, anche se l’architettura delle chiese porta il segno delle influenze costantinopolitane, greche, palestinesi e anche siriane, soprattutto nel culto reso alle reliquie alle estremità orientali delle navate laterali vicino al santuario. Tuttavia essa possiede caratteristiche proprie.
Questa “chiarezza di fede” la Chiesa di Cipro portò al terzo concilio ecumenico di Efeso (431), dove dichiarò la sua autocefalia... negli anni in cui dal vicino Egitto i Padri della Chiesa insegnavano che “... di tutte le creazioni di Dio, solo l’anima è il suo essere in un altro [il corpo] e non in se stessa... e quanto è meraviglioso che [l’anima] possa esistere al di fuori di tale organismo in cui ha ricevuto il suo essere” (San Giovanni della Scala).
Lo stesso Aristotele scriveva nel suo Eudemo, in occasione della morte dell’amico di Cipro: “Se rimanga qualche cosa dopo l’individuo, è una questione ancora da esaminare. In alcuni casi, nulla impedisce che qualcosa rimanga: per esempio, l’anima può essere una cosa di questo genere, non tutta, ma solo la parte intellettuale; perché è forse impossibile che tutta l’anima sussista anche dopo”.
In quegli anni, del quarto concilio ecumenico di Calcedonia (451), la nozione aristotelica di oikonomia era stata “teologizzata” per l’articolazione del concetto della Trinità, a differenza dei nostri tempi, in cui la nozione di “teologia economica” viene adoperata quale strumento interpretativo per comprendere il fenomeno dell’economia moderna e della globalizzazione, in cui la circolazione del denaro - quando la ricchezza diventa “comune” e vi è ampia possibilità di credito - è di per sé un fatto socialmente positivo ed una premessa indispensabile per il buon funzionamento della società e per la sua prosperità.
In quegli anni si addivenì alla distinzione tra oikonomia e theologia, riguardando la prima l’economia creatrice e redentrice del Signore, “... il Suo essere non è più una possibilità, ma una necessità”, la seconda la natura trascendente di Dio, “... in Lui tutto è compiuto perfettamente, e non v’è nessuna traccia del divenire, perché questo è appunto solo un passaggio”. Questa distinzione consente alla mente umana la capacità di pensare se stessa attraverso l’intuizione (nous), di dotarsi di consapevolezza e libertà per approdare alla contemplazione della verità, “pensiero di pensiero”, alla vera felicità.
Non a caso, i santi più famosi della Chiesa di Cipro sono San Lazzaro di Betania, primo vescovo di Kition, fratello di Marta e Maria, resuscitato da Gesù, San Spiridione di Trimithonte, che partecipò al primo concilio di Nicea, dove difese le posizioni ortodosse e diede dimostrazione dell’unità della Santissima Trinità, Epifanio di Salamina e Sant’Eraclide.Particolarmente venerata è l’icona della Madre di Dio di Kikkos, custodita nell’omonimo monastero, alla quale si è aggiunta oggi l’icona della Madre di Dio “Protettrice”, donata dal Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill durante la sua visita ufficiale alla Chiesa di Cipro dall’8 al 12 giugno 2012.
Questa icona, venerata come patrona della città di Costantinopoli, dove arrivò da Gerusalemme nel 439 e dove per essa fu costruita la chiesa delle Blacherne, venne inviata allo zar Alessio I nel 1653, quando riuscì a riconquistare le terre della Rus’, fronteggiando la Polonia da una parte e la Svezia dall’altra, e a riportare sul suolo russo le città di Smolensk e Kiev.
Già durante l’assedio di Costantinopoli nella notte del 6 agosto 626, questa icona aveva manifestato il suo patrocinio mettendo in fuga i Persiani, alleati con gli Ávari, dinanzi alla sacra immagine sulle mura Teodosiane. La battaglia ebbe come esito la vittoria dell’Impero romano d’Oriente e la riconquista della Siria, della Palestina, dell’Egitto, dell’Armenia e della Mesopotamia, i cui territori erano stati persi nei primi anni di guerra. Fu una vittoria così strepitosa e riportata in modo così completo e insperato che il Patriarca di Costantinopoli Sergio compose l’inno Akathistos alla Madre di Dio.
Paolo di Aleppo, che visitò Mosca nel 1655 insieme a suo padre, il Patriarca di Antiochia Macario III, disse che la Madre di Dio appariva nell’icona come incarnata.
Questa icona viene festeggiata come invincibile stratega contro le invasioni nemiche il 15 luglio, festa della Deposizione del maphorion della Vergine in Blacherne, e nella V settimana di Quaresima, nel Sabato dell’Akathistos.
Poche vittorie militari furono così decisive nella storia. Costantinopoli era l’ultimo argine che si opponeva all’invasione. Il fatto che questo argine abbia retto significò la salvezza non solo dell’impero bizantino ma di tutta la civiltà europea”.
Civiltà che oggi ha bisogno di ritrovare nella tradizione orientale la pura bellezza che, sola, ”salverà il mondo”, e di affrontare la dialettica tra oikonomia ed economia, sui benefici e gli svantaggi che essa può trarre da una condizione di ordine ben regolato dalle leggi (eunomia) o di disordine (anomia) nella società. Dall’eunomia non può che derivare un clima di fiducia (pistis) che, arrecando grande vantaggio a tutte le persone, fa sì che le ricchezze diventino comuni e così, anche quando queste fossero poche, ugualmente per il fatto che circolano sono sufficienti, mentre senza di essa, le ricchezze anche se sono molte non bastano. Al contrario, in una condizione di anomia, le persone a causa della mancanza di scambio, tesaurizzano e non mettono in comune le ricchezze, e così queste diventano scarse anche se sono molte.
Di fronte a questa situazione, il tempo dedicato agli affari politici diventa “sterile” (argos) mentre diviene “produttivo” (ergasimos) il tempo dedicato alle “opere della vita”.
Secondo Aristotile, l’oikonomia, basata essenzialmente su una visione “funzionalista” e non “essenzialista”, deve essere un punto di arrivo e non di partenza, di logos oikonomikos, perché si possano neutralizzare i possibili effetti dirompenti sul tessuto tradizionale della società.
L’oikonomia, intesa come téchne autonoma, nacque negli ultimi decenni del V secolo!
La parola téchne in greco vuol dire “arti belle”. Di conseguenza, ciò che è bello è inevitabilmente in rapporto costitutivo con il vero e con il bene! Il suo fine migliore.
Icona della Madre di Dio "Protettrice" (XV sec.)
Fernanda Santobuono