Lotta alla discriminazione contro i cristiani. Intervento del metropolita Hilarion all'Onu

Con la benedizione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, ha compiuto una visita negli Stati Uniti dal 22 ottobre al 3 novembre 2012.
All’aeroporto vladyka Hilarion ha incontrato il console generale della Russia a New York, I.L. Golubovskij, il rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite, S.N. Karev, e il consigliere senior della missione permanente della Federazione Russa presso l’Onu, G.E. Lukyantsev.
Durante la visita negli Stati Uniti il presidente del Decr ha avuto un incontro con il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e con il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Vuk Jeremic. Poi ha visitato il Seminario Teologico di “Nashota House”, nel Wisconsin, una delle più antiche istituzioni religiose in America e una delle prime nel mondo anglicano, dove ha partecipato ad una sessione del dialogo anglicano-ortodosso e ha ricevuto il dottorato honoris causa. Il Seminario di Nashota House è noto per la visita di San Tikhon, Patriarca di tutta la Russia, quando era vescovo negli Stati Uniti. Qui, su iniziativa del vescovo di Grafton fu insignito del dottorato honoris causa.
A Chicago, nella Chiesa dell’Intercessione della Madre di Dio, il metropolita Hilarion ha celebrato la Divina Liturgia. A Filadelfia, ha visitato l’università di Villanova e a New York ha partecipato ad una riunione del Consiglio di fondazione del Seminario ortodosso San Vladimir della Chiesa Ortodossa in America.
Il 23 ottobre, il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne ha partecipato ad una riunione della III Commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si è tenuta presso la sede dell’organizzazione internazionale a New York. La III Commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni Uniti si interessa di diritti umani e di questioni sociali. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti di oltre 150 Paesi del mondo. Vladyka Hilarion ha presentato la relazione: “Lotta alla discriminazione contro i cristiani in tutto il mondo come contributo allo sviluppo del concetto dei diritti umani”. Il presidente del Decr ha pronunciato in inglese la sua relazione. Gli argomenti affrontati hanno suscitato notevole interesse tra i presenti. Poi il metropolita Hilarion ha risposto alle domande di alcuni giornalisti.

Signor Presidente!

Parlando dal podio di un’autorevole organizzazione internazionale, io rappresento la Chiesa Ortodossa Russa, che conta molti milioni di credenti in tutto il mondo.
Una delle attività più importanti delle organizzazioni internazionali, tra le quali l’Onu occupa una posizione di leadership, è la tutela dei diritti umani in diverse parti del mondo. Uno dei diritti umani fondamentali è il diritto alla libertà di religione. La nostra Chiesa si è sempre opposta a qualsiasi forma di discriminazione, molestie e alla violenza basata sulla religione.
Oggi stiamo assistendo a numerose violazioni della libertà religiosa e alla violenza contro i membri di varie comunità religiose, così come verso interi gruppi etnici e religiosi. In particolare vorrei evidenziare la discriminazione e la persecuzione dei cristiani - il gruppo religioso più perseguitato al mondo. Ogni cinque minuti viene ucciso un cristiano per la sua fede - questi dati sono riportati dal rappresentante dell’Osce Massimo Introvigne. Secondo l’organizzazione per i diritti umani “Open Doors”, più di cento milioni di cristiani oggi sono perseguitati. Questi dati dovrebbero indurre la comunità internazionale non solo a pensare e a parlare del problema della discriminazione contro i cristiani, ma ad intraprendere un’azione decisiva per proteggerli.
In Medio Oriente e in Asia sono in atto processi drammatici connessi a rivoluzioni, conflitti armati, scontri politici e conflitti di interessi economici. Profondi cambiamenti sociali in queste regioni hanno portato ad una violazione del secolare equilibrio interreligioso, che un tempo consentiva alle diverse comunità di fede di vivere pacificamente, siano esse la religione di maggioranza o di minoranza. Vi è una radicalizzazione della religione di maggioranza, la cui conseguenza è il cambiamento del clima sociale, soprattutto nel caso in cui le forze radicali fanno leva sul governo, con la possibilità di modificare la legislazione.
Come risultato di questi processi si assiste al rapido deterioramento della situazione delle minoranze religiose, in particolare dei cristiani, nei Paesi in cui hanno vissuto per secoli e che legittimamente credono essere la loro patria.
La nostra Chiesa ha tradizionalmente mantenuto strette relazioni fraterne con le antiche Chiese cristiane in Medio Oriente. In quest’ultimo periodo abbiamo costantemente ricevuto dai vescovi della Chiesa e dai laici informazioni spaventose sulle diverse forme di discriminazione e violenza contro i cristiani.
In qualità di rappresentante della Chiesa ortodossa russa, sento il dovere di alzare la voce in difesa dei miei fratelli cristiani in questa alta assemblea.
La nostra Chiesa ha espresso la sua preoccupazione per il forte deterioramento della situazione dei cristiani in varie parti del mondo con una serie di dichiarazioni pubbliche e appelli. Alla fine dello scorso anno abbiamo tenuto a Mosca una conferenza internazionale su “Libertà religiosa: il problema della discriminazione contro i cristiani”. L’anno prossimo abbiamo in programma un forum internazionale con la partecipazione di autorevoli leader religiosi.
Il quadro attuale della discriminazione contro i cristiani appare davvero deprimente. Vi faccio qualche esempio al riguardo.
Fino all’anno scorso, il 10% della popolazione della Siria era cristiana. Oggi, in questo Paese lacerato dalla guerra, decine di migliaia di cristiani sono stati vittime di intolleranza religiosa. I loro templi e gli oggetti sacri sono stati distrutti, essi lasciano la città, non sperando di poter tornare nelle loro case, che vengono distrutte o prese dai rappresentanti radicali della religione dominante. Nella città siriana di Homs almeno cinquantamila cristiani sono stati cacciati.
Un insigne rappresentante dell’Egitto ha detto pochi minuti fa che “i Paesi arabi rispettano la libertà di espressione. Ma non uno che incita all’odio verso chiunque, e non uno che si rivolge contro una sola religione o cultura. Ma il rispetto della libertà di espressione, che frena l’estremismo e l’odio”. Tra gli ottanta milioni di egiziani, di cui almeno 8 milioni sono cristiani, la popolazione cristiana copta sta vivendo un esodo di massa a causa della persecuzione religiosa, che è diventata sistematica. Chiediamo al governo egiziano di fare tutto il possibile per fermare la persecuzione e proteggere i cristiani dall’odio e dalla violenza.
Dei sessantamila cristiani che vivono in Libia, più della metà hanno lasciato il Paese durante la guerra civile.
In Iraq, nel 2003 c’erano più di un milione e mezzo di cristiani. Ora è rimasto solo un decimo della popolazione cristiana, il resto è stato ucciso o è emigrato. In Paesi come il Pakistan, il Sudan e l’Algeria, i cristiani in realtà non hanno alcuna protezione legale dalla violenza e sono processati secondo le leggi locali.
In Pakistan vengono messe in atto violenze atroci e sofisticate prese in giro dei cristiani. Esse sono rese possibili per omissione delle autorità, per l’impunità dei criminali. Nel mese di agosto di quest’anno è stato pubblicato un elenco dei più importanti casi di violenza chehanno avutoluogo in questo Paese nei confronti di bambini e giovani provenienti da famiglie cristiane. La commissione per la tutela dei diritti umani in Pakistan riferisce un aumento dei rapimenti delle donne a scopo di conversione forzata all’Islam. L’anno scorso ci sono stati circa 1.800 casi. Negli ultimi mesi si è verificata un’ondata di azioni anti-cristiane.
Decine di migliaia di cristiani fuggono dal Mali verso l’Algeria e la Mauritania, dove cercano rifugio dagli islamisti radicali, che si sono intensificati nel nord del Paese. In Nigeria, una setta islamista radicale, “Boko Haram”, continua a distruggere fisicamente i cristiani.
Oggi, si sente spesso dire che i cristiani sono perseguitati per creare le condizioni per l’emigrazione libera verso altri Paesi. Naturalmente, questa è necessaria come ultima risorsa quando non c’è altro modo per salvare le vite umane. Ma tali sforzi avvengono per mano di coloro che perseguitano le altre fedi, dal momento che il loro obiettivo è proprio questo, l’estromissione della popolazione cristiana, costringendola ad emigrare.
Si deve, prima di tutto, compiere ogni sforzo per garantire che i cristiani si sentano sicuri nei luoghi dove hanno vissuto per secoli, la terra dei loro antenati. In questo caso gli sforzi compiuti da rispettabili organizzazioni internazionali avrebbero un importante ed efficace impatto.
Vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che l’introduzione nel dizionario internazionale del termine “cristianofobia” nel 2009, compresi i diritti umani, in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo, è stata più che puntuale. I membri della nostra Chiesa hanno insistito per l’entrata in circolazione del termine, e alla luce degli attuali processi il suo utilizzo è più che giustificato, anche se il termine solo in parte riflette la tragedia umanitaria che si sta svolgendo di fronte al mondo intero. Il termine più corretto non sarebbe cristianofobia ma persecuzione del cristianesimo, che negli ultimi anni ha acquisito un carattere sistematico e diffuso.
Noi crediamo che all’interno degli attuali meccanismi internazionali per la protezione delle minoranze religiose si possano istituire efficaci centri di raccolta permanenti per conoscere i casi di discriminazione per motivi religiosi in varie regioni e paesi di tutto il mondo, tra cui la persecuzione di singoli cristiani e di comunità cristiane.
Tali informazioni dovrebbero attirare la massima attenzione da parte di auterovoli organizzazioni internazionali, in particolare delle Nazioni Unite. Dati specifici sulle violazioni dei diritti dei cristiani permetterà una diversa interpretazione della violenza contro di loro, con un’analisi più precisa da inserire nell’ordine del giorno del dialogo dei delegati delle Nazioni Unite e di altre influenti organizzazioni internazionali con i governi di quei Paesi in cui è più forte l’odio contro i cristiani.
Ogni caso di violenza e di persecuzione dei cristiani, e in particolar modo delle minoranze religiose, dovrebbe essere oggetto di un procedimento giudiziario dinanzi ai tribunali nazionali ed internazionali.
Un importante strumento per contrastare le violazioni della libertà religiosa - come uno dei diritti fondamentali della persona umana - sono le dichiarazioni e le azioni delle organizzazioni internazionali.
Così, nel gennaio 2011 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha adottato una risoluzione sulla “situazione dei cristiani alla luce della tutela della libertà di religione”, condannando l’uccisione e la discriminazione dei cristiani in diversi Paesi, in particolare in Egitto, Nigeria, Pakistan, Iran, Iraq e Filippine. La risoluzione contiene una proposta per l’istituzione di meccanismi di monitoraggio della discriminazione religiosa. L’essenza del meccanismo proposto è quello di garantire che gli aiuti economici e il sostegno politico a quei Paesi che stanno subendo la persecuzione delle minoranze religiose, devono essere forniti in cambio di garanzie di sicurezza per loro.
Poi una risoluzione simile è stata adottata dal Parlamento Europeo.
La commissione per gli affari politici dell’APCE, che si è riunita il 15 novembre 2011 a Parigi, ha rilasciato una dichiarazione in relazione agli atti di violenza contro i cristiani in Egitto.
Tuttavia, quest’anno, nonostante il numero dei casi di persecuzione contro i cristiani è aumentato significativamente, non vediamo una risposta adeguata da parte delle organizzazioni internazionali. Purtroppo, nell’ordine del giorno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’argomento non trova il posto che merita.
Siamo convinti che tutti gli Stati sono chiamati a garantire ai propri cittadini la libertà di praticare liberamente la propria religione, di educare i propri figli nella fede, di esprimere e difendere la propria posizione nella sfera pubblica, senza essere perseguitati.
Per superare le tendenze negative in tema di libertà religiosa e per difendere il diritto di ogni individuo ad appartenere ad una particolare comunità religiosa, è necessario unire le forze così come l’azione congiunta di tutte le organizzazioni internazionali, delle organizzazioni comunitarie e delle comunità religiose, di tutte le persone di buona volontà.
Esprimo la speranza che una tale prestigiosa organizzazione internazionale, come le Nazioni Unite, presterà la dovuta attenzione alla persecuzione dei cristiani nel mondo, alzi la voce in loro difesa e aiuti la comunità internazionale ad istituire un meccanismo efficace per contrastare la discriminazione religiosa.
Metropolita Metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca


New New York, 23 ottobre 2012 - Il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, durante la sua visita negli Stati Uniti ha incontrato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Ban Ki-moon ha accolto calorosamente il metropolita Hilarion e ha rivolto gli auguri a Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill. Il segretario generale dell’Onu ha rilevato il ruolo crescente delle comunità religiose per affrontare le sfide sociali contemporanee.


New New York, 23 ottobre 2012 - Il metropolita Hilarion incontra il presidente della 67ª Assemblea delle Nazioni Unite Vuk Jeremić. Il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha ringraziato Vuk Jeremić per la costruttiva collaborazione con la Chiesa Ortodossa Russa quando è stato ministro degli esteri della Serbia ed ha augurato al diplomatico il successo per il nuovo alto incarico. Durante l’incontro il metropolita Hilarion e Vuk Jeremić hanno discusso una vasta gamma di questioni di reciproco interesse. Il 12 novembre 2012 l’Assemblea generale delle Nazioni Uniti ha eletto diciotto nuovi membri del Consiglio per i diritti umani, provenienti da America, Europa occidentale ed orientale, Asia, America Latina e Stati africani. Il Consiglio dei diritti dell’uomo è un organo dell’Assemblea generale. Si riunisce regolarmente, almeno tre volte l’anno.