Tensione in Kosovo e Metohija. Dichiarazione del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa

Nel mese di gennaio 2013 il Kosovo è stato teatro di un’ondata di profanazioni di chiese e sepolture ortodosse e di aggressioni verso i cristiani ortodossi.
Secondo il servizio stampa della diocesi di Raška-Prizren della Chiesa Ortodossa Serba, il tempio della Santissima Trinità nel villaggio di Bablyak a Uroševac, costruito nel XIX secolo, è stato nuovamente derubato e profanato; già nel 1999 era sopravvissuto a un tentativo di incendio da
parte di estremisti.
Meno di dieci giorni fa [alla fine del mese di gennaio, ndr], in tutta la regione sono state distrutte oltre centinaia di tombe ortodosse serbe.
Nel giorno dell’Epifania, il 19 gennaio 2013, sostenitori del movimento «Autodeterminazione» hanno creato disordini nei pressi del monastero della Dormizione della Beata Vergine Maria a Ðjakovica, e solo la presenza delle guardie armate della Kfor ha impedito la loro irruzione nel territorio del monastero. La maggior parte delle chiese ortodosse rimangono comunque indifese nei confronti degli attacchi di vandali e criminali. Ciò è dimostrato dai recenti avvenimenti.
Così, il 31 gennaio 2013, ignoti hanno derubato la chiesa di San Giovanni Battista a Štrpce, il 1 febbraio - il tempio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo a Klokot, il 2 febbraio - la chiesa di Santa Petka nel villaggio di Donja Budriga e la chiesa di San Nicola nel villaggio di Binač.
Il sito ufficiale della diocesi di Raška e Prizren ha riferito che a metà gennaio 2013 in Kosovo sono state profanate 58 tombe serbe, una settimana dopo - 27 monumenti nel cimitero di Klokot, poi 50 tombe serbe nel cimitero di Prizren, 6 a Suvom Grlu, 3 a Plemetina, poi sono state distrutte le tombe nel cimitero di Peć. A Priluzje, i vandali hanno provocato nel cimitero un’esplosione che ha distrutto una serie di tombe. Gli estremisti hanno divelto la croce ortodossa, hanno sfigurato le immagini dei defunti; nel cimitero di Milosheve una cappella ortodossa è stata data alle fiamme.
La profanazione di massa dei luoghi sacri è uno strumento di intimidazione della popolazione ortodossa del Kosovo e Metohija, per costringerla a rinunciare alla sua memoria storica.
La lotta contro la storia si manifesta chiaramente anche nel fatto che il 21 gennaio 2013 a Vitina, utilizzando macchine per le costruzioni, è stato demolito un monumento ai caduti jugoslavi antifascisti della Seconda Guerra Mondiale, tra i quali c’erano anche persone di etnia albanese. È deplorevole che i loro discendenti oggi non ritengano necessario onorare la memoria di coloro che hanno contribuito con il proprio sangue alla vittoria sull’ideologia dell’odio del fascismo.
Secondo il vescovo di Raška-Prizren Feodosij, l’attuale livello di sicurezza è in assoluto il più basso che ci sia mai stato dopo i famosi disordini del marzo 2004, quando gli estremisti albanesi distrussero molte chiese ortodosse.
Questi fatti non possono che sollevare la questione circa il futuro della popolazione ortodossa del Kosovo e Metohija, e quali possano essere le garanzie di sicurezza dei santuari della Chiesa Ortodossa Serba che si trovano in questi territori.
In un precedente comunicato, il Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha dichiarato che il 7 gennaio, durante le celebrazioni del Natale, il servizio di polizia dell’autoproclamata «Repubblica del Kosovo» ha fatto irruzione nel monastero di Gračanica. Il vescovo Feodosij non era stato preventivamente informato.
L’imbarazzo, la paura e la confusione tra i credenti sono stati aggravati dall’arresto dei cristiani ortodossi, che in quel giorno erano riuniti nel monastero di Gračanica per il servizio di Natale. Alcuni serbi, senza accuse specifiche, sono stati arrestati e portati a Pristina per essere interrogati, dove, secondo uno di loro, sono stati picchiati dalla polizia. La gravità delle lesioni ha richiesto il ricovero in un ospedale locale. Qualunque sia lo scopo del raid della polizia, è alquanto discutibile il fatto che sia avvenuto durante le celebrazioni della grande festa cristiana in uno dei più importanti centri spirituali e culturali del Kosovo e Metohija.
È impossibile non rimanere turbati dagli arresti dei credenti ortodossi nel giorno di Natale e dal trattamento disumano verso di loro, tanto più che la polizia non ha ritenuto necessario motivare pubblicamente l’arresto.
È altrettanto sconcertante l’atteggiamento tenuto dalla polizia dell’autoproclamata «Repubblica del Kosovo» a Djakovica, dove il 6 gennaio non ha fermato l’azione del movimento «Autodeterminazione», che ha bloccato la strada che conduce al monastero ortodosso della Dormizione della Beata Vergine Maria, non permettendo così ai fedeli di partecipare ai servizi divini.
Nell’esprimere solidarietà ai fratelli ortodossi, riteniamo che l’incidente dimostri ancora una volta il disprezzo profondo delle autorità della non riconosciuta repubblica verso le tradizioni religiose della minoranza serba, così come la riluttanza a rispettare e proteggere i diritti dei cristiani ortodossi che vivono in Kosovo e Metohija.

Metropolita Metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca


Monastero Monastero di Gračanica