La rinascita della vita della Chiesa in Russia. Intervista al professore John Burges di Pittsburgh
Il professore John Burgess, docente presso il Seminario Teologico di Pittsburgh (Usa), è stato ospite del programma «La Chiesa e il mondo» sul canale televisivo «Russia 24», condotto dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, il 6 aprile 2013.
Il tema dell’incontro ha riguardato la rinascita della vita della Chiesa in Russia negli ultimi venticinque anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Metropolita Hilarion: Buongiorno, cari fratelli e sorelle! Oggi parliamo della rinascita della vita della Chiesa in Russia attraverso le impressioni di uno straniero. Ospite della trasmissione è il professore John Burgess, del Seminario Teologico di Pittsburgh. Salve, professore!
J. Burgess: Buongiorno, Vladyka! Sono molto felice di essere qui con Voi oggi. Sto esaminando la rinascita della Chiesa Ortodossa Russa dopo il crollo dell’Unione Sovietica. L’anno scorso ho insegnato presso l’università San Tikhon e sono stato in grado di conoscere la situazione religiosa contemporanea in Russia. Si dice spesso che il primo compito principale della Chiesa Ortodossa Russa è stato quello di ripristinare le infrastrutture, e il secondo è far ritornare alla vita della Chiesa la società russa. Siete d’accordo con questa opinione? Che cosa significa nella tradizione ortodossa russa il ritorno alla vita ecclesiale?
Metropolita Hilarion: Sì, il ritorno alla vita ecclesiale della società è oggi la nostra principale preoccupazione. Ma la tesi secondo la quale era necessario prima ricostruire le infrastrutture e poi riportare la comunità in chiesa mi sembra corretta. In realtà, questi sono processi paralleli. Dobbiamo ripristinare le infrastrutture, che contribuiscono al ritorno della società alla vita della Chiesa. Infatti, nel corso degli ultimi venticinque anni, la struttura, cioè la forma esteriore della Chiesa Ortodossa Russa, è molto cresciuta, ampliata. Un quarto di secolo fa, avevamo seimila parrocchie, ora sono trentatremila. C’erano diciotto monasteri - ora ce ne sono otto di più. C’erano tre istituzioni teologiche - oggi sono più di cinquanta.
E tutto questo sta accadendo in un’epoca che molti in Occidente definiscono come «post-cristiana», quando si dice che ora l’interesse per la Chiesa è molto basso, i giovani non vanno in chiesa, c’è mancanza di vocazioni sacerdotali, i monasteri sono chiusi. Noi in questo periodo abbiamo aperto i monasteri. Difatti, Voi, viaggiando per la Russia, vi siete reso conto di persona che i monasteri sono pieni di giovani - uomini e donne - che conducono una vita spirituale per liberarsi dalle passioni e raggiungere la perfezione spirituale.
Il ritorno alla vita ecclesiale della società è dovuto al fatto che la Chiesa oggi non vive in un ghetto, non è chiusa in se stessa. È aperta alla società, la voce della gerarchia ecclesiastica oggi è nello spazio pubblico. Il fatto che Voi ed io possiamo discutere di questo argomento in uno dei canali televisivi nazionali russi dimostra che la Chiesa ora può testimoniare Cristo e portarlo nella comunità ecclesiale. Naturalmente, questo è un compito molto difficile, ci vorrà molto tempo, perché non stiamo imponendo nulla a nessuno, ma solo parlare di come la Chiesa vive sui principi di Cristo e degli apostoli e proporli alle persone per costruire la loro vita. E coloro che rispondono al nostro messaggio, diventano membri della Chiesa Ortodossa.
J. Burgess: Per il 70-80 % i russi si dichiarano ortodossi. Ma, per quanto ne so, solo il 10% e anche meno effettivamente è coinvolto nella vita parrocchiale, partecipa regolarmente alla Liturgia. Siete d’accordo con queste statistiche? Come spiegate questa discrepanza tra l’autoidentificazione e la reale partecipazione alla vita della Chiesa?
Metropolita Hilarion: Il punto è che la Chiesa Ortodossa pone dinanzi all’uomo un altissimo percorso spirituale e morale. Non dobbiamo dimenticare il racconto evangelico di Cristo con il giovane ricco. Quando questi chiese cosa doveva fare per avere la salvezza il Signore disse: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi» (cfr. Mt 19, 16-21). Noi diciamo ai nostri parrocchiani che essere cristiani non significa semplicemente considerarsi una persona ortodossa, condividere gli insegnamenti della Chiesa Ortodossa, non si tratta di una convinzione intellettuale della verità del cristianesimo, la verità dell’Ortodossia è uno stile di vita. E cambiare il proprio stile di vita per una persona che è abituata ad un’ambiente completamente diverso, è molto difficile. Ci sono persone che vengono a confessarsi e si pentono sempre gli stessi peccati. E noi sacerdoti sappiamo che la persona cerca di sbarazzarsi del peccato, ma non ci riesce perché il peccato è radicato nella sua natura, nel suo modo di essere. L’uomo si sforza, ma non riesce a sconfiggere questo nemico dentro di sé.
Purtroppo, oggi per molte persone nel nostro Paese la Chiesa Ortodossa rimane «un’organizzazione religiosa», con la quale sono disposte ad identificarsi, ma non sono ancora pronte ad integrarsi pienamente in essa. Il nostro compito primario è riportare alla vita ecclesiale quelle persone che si dichiarano membri della Chiesa Ortodossa, ma non partecipano ai sacramenti della Chiesa, non comprendono molti aspetti della dottrina della Chiesa, e soprattutto non vivono secondo i comandamenti di Cristo.
J. Burgess: Ho detto poc’anzi che nel 2012 sono stato docente presso l’università San Tikhon. Come sapete, l’università presta grande attenzione allo studio dei nuovi martiri. Si dice spesso che la rinascita della Chiesa Ortodossa Russa è associata al sacrificio dei nuovi martiri. In che modo, secondo Voi, i nuovi martiri possono influenzare lo sviluppo della Chiesa Ortodossa Russa oggi?
Metropolita Hilarion: Nella storia della nostra Chiesa c’è stato un periodo molto lungo e assai tragico, che è durato 70 anni. Durante questo periodo, la religione e la Chiesa sono stati crudelmente perseguitati. Il picco di questa persecuzione si è verificato durante i primi anni del potere sovietico – negli anni 20 e 30 del XX secolo. Successivamente, questa persecuzione è diventata meno violenta, anche se è perdurata fino alla caduta del regime sovietico, almeno fino al 1988, e la Chiesa è stata trascinata in un ghetto. Tutta la vita della Chiesa è stata sotto stretto controllo statale. Non abbiamo avuto la libertà di religione, che è stata dichiarata dalla Costituzione.
Negli anni ‘20 e ‘30, decine, centinaia di migliaia di persone sono state perseguitate, torturate, uccise per la fede. Tra loro c’erano vescovi, sacerdoti, monaci e monache, e un gran numero di laici. Naturalmente, tra queste persone c’era anche chi ha vacillato, chi ha fatto un passo indietro, chi ha rinnegato la fede, ma sono stati pochi. La storia testimonia l’eroismo e la testimonianza di massa della fede senza precedenti nella storia della Chiesa. Anche le persecuzioni dei primi secoli del cristianesimo non possono essere confrontate con quello che è successo in Unione Sovietica. Quando leggiamo attentamente la biografia dei nuovi martiri, quando ascoltiamo le registrazioni dei loro interrogatori, proviamo un brivido nell’anima e profonda angoscia.
Allo stesso tempo, abbiamo capito che il periodo di persecuzione è stato un momento di grande trionfo della Chiesa, perché centinaia di migliaia di persone hanno trovato il coraggio di affrontare la brutale persecuzione e non hanno rinnegato la fede. Hanno preferito la morte piuttosto che rinunciare a Cristo. Oggi noi li celebriamo come nostri protettori celesti e benefattori. Riteniamo che attraverso le loro preghiere, la loro intercessione, rinasce la vita della Chiesa oggi.
J. Burgess: Tra i nuovi martiri quali sono più importanti per Voi personalmente?
Metropolita Hilarion: Per me è molto importante il culto della famiglia reale, che risale ai tempi dell’Unione Sovietica, e che è stato tenuto in segreto, non solo da parte delle autorità pubbliche, ma anche della gerarchia ecclesiastica. Le persone si riunivano in appartamenti e insieme al sacerdote venivano svolti servizi di preghiera utilizzando libri pubblicati all’estero. Da giovane ho preso parte a questi servizi di preghiera, che hanno lasciato nella mia mente un’impressione molto profonda.
Durante gli anni ‘90 è iniziata la discussione sulla canonizzazione della famiglia reale, e c’erano voci a favore e voci contrarie: c’è chi diceva che lo zar aveva fatto molti errori politici e che la sua morte non era un martirio. La Chiesa ha considerato questi argomenti e ha preso la decisione sulla canonizzazione.
Quando nel 2000 ha avuto luogo la canonizzazione, ero presente al Concilio dei Vescovi - non come vescovo ma come dipendente del Dipartimento per le relazioni esterne. E ho letteralmente sentito l’azione dello Spirito Santo, che ha riunito tutti - coloro che erano d’accordo e quelli che non lo erano, coloro che erano favorevoli e quelli che si opponevano. Da quel momento tutti hanno ritenuto che la canonizzazione dovesse aver luogo, che la Chiesa aveva trovato nuovi intercessori nella preghiera.
J. Burgess: Vladyka, spesso in America noi percepiamo che l’influenza del cristianesimo nella società americana è diminuita, non è al centro della cultura, ma è marginale. La maggior parte dei teologi in America dice che il cristianesimo è una minoranza in un mondo secolarizzato. Al contrario, mi sembra che in Russia ci sia una tendenza opposta. Penso che questo sia molto importante, è la presenza dello Spirito Santo in Russia, nella rinascita della Chiesa Ortodossa Russa. Oggi in Russia ci sono forze diverse: una a favore della Chiesa, l’altra laica - contro di essa. L’anno scorso, quando ero a Mosca, ho assistito alle proteste, agli attacchi alla Chiesa e al Patriarca. Qual è oggi l’atteggiamento della società russa verso la Chiesa?
Metropolita Hilarion: Nonostante gli attacchi dei mezzi di informazione, nonostante le critiche, che in gran parte erano ingiuste e di parte, l’influenza della Chiesa è in crescita. Recentemente ho condotto un sondaggio che ha mostrato che il Patriarca gode della fiducia del 78% della popolazione. Non so quale uomo politico da noi o in America potrebbe vantare un tale punteggio. Ma, naturalmente, non siamo interessati al voto. È importante che la testimonianza della Chiesa raggiunga sempre quelle persone che sono disposte a riceverla. E possiamo vedere quello che sta accadendo ora.
Molto spesso la testimonianza cristiana è inascoltata, non solo a causa di alcune circostanze della vita, ma anche perché alcune Chiese e comunità cristiane, purtroppo, deliberatamente riducono il livello spirituale e morale che è stato consegnato da Cristo e dagli apostoli. Cercano di adattare il loro insegnamento alle tendenze secolari. E per queste Chiese e comunità è un suicidio. Noi abbiamo scelto le posizioni conservatrici tradizionali. Forse a causa di questo, qualcuno ha difficoltà a diventare membro a pieno titolo della Chiesa. Ma, ciononostante, non è possibile abbassare questa soglia, perché la nostra missione principale è quella di rendere testimonianza a Cristo e ai Suoi insegnamenti.
Il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca
Mosca - Cattedrale di Cristo Salvatore, simbolo della rinascita della vita della Chiesa
Mosca - Il metropolita Hilarion e il professore John Burgess
Nicola II e la famiglia reale
San Pietroburgo - Icona miracolosa di Nicola II, imperatore martire