La forza dei nuovi martiri. La Chiesa ortodossa russa nel XX secolo
I nuovi martiri e confessori della fede, uccisi dai bolscevichi e canonizzati finora dalla Chiesa ortodossa russa, sono oltre trentamila, ma ce ne sono molti di più. È stato osservato che questo numero sembra essere collegato con il numero di chiese aperte nella Chiesa ortodossa russa. Una cifra che però è solo una minima parte della schiera di ignoti credenti che hanno dato la vita per Cristo nel XX secolo in Unione Sovietica e hanno permesso il trionfo storico spirituale della Chiesa in mezzo a persecuzioni comuniste senza precedenti per crudeltà e sacrilegio.
Se paragoniamo le persecuzioni subite dalla Chiesa ortodossa russa nel periodo sovietico con quelle dei cristiani dei primi secoli, le prime risultano non solo più estese, ma anche più crudeli e raffinate nei metodi.
Al tempo di Tertulliano i credenti venivano martoriati alla luce del sole, dovevano essere giustiziati pubblicamente. Niente di simile si verificò in Unione Sovietica. Non ci furono punizioni pubbliche dei cristiani. Non si veniva a conoscenza neppure degli arresti. Questi avvenivano di notte e le persone, di nascosto dai vicini, erano portate via. Coloro che venivano fucilati comprendevano che tutto si faceva di nascosto e che nessuno sarebbe mai venuto a sapere niente, perché per tutta la società essi erano dei criminali politici, dei delinquenti, delle persone che lottavano contro il popolo, che sostenevano gli sfruttatori, che volevano restaurare gli antichi ordinamenti, che intervenivano dalla parte degli sfruttatori contro il popolo lavoratore. Questa fu la terribile menzogna, il silenzio, il segreto con cui si attuò lo sterminio!
La Chiesa ortodossa russa contava nel 1917 circa 210.000 membri del clero (100.000 monaci ed oltre 110.000 preti diocesani). Oltre centotrentamila di essi furono fucilati nel periodo 1917-1941, nelle violente persecuzioni con le quali il regime comunista cercò di far scomparire la fede cristiana.
Dei trecento vescovi presenti nel 1917 in Russia, ben duecentocinquanta furono fucilati. Gli altri sopravvissero nelle carceri e nei campi di concentramento o, comunque, furono sottoposti a severe misure restrittive. Nel 1941 si trovavano in libertà solo quattro vescovi.
Il numero totale degli uccisi per opera del regime per motivi politici nel periodo sovietico viene quantificato in venti milioni.
Dal 1918 al 1921, il regime bolscevico, mirando alla soppressione fisica della Chiesa e delle sue membra attive, di solito non cercò di coinvolgere i preti nelle azioni antireligiose dei suoi organi repressivi o di propaganda.
Secondo il professor Georgij Mitrofanov, docente di storia all’Accademia teologica ortodossa di San Pietroburgo, «le persecuzioni di questo primo periodo non hanno quasi lasciato traccia nelle fonti scritte, perché in quegli anni praticamente non si faceva alcuna inchiesta, e le uniche testimonianze scritte delle repressioni sono i mandati d’arresto (quelli che si sono conservati) e soprattutto le condanne alla fucilazione.
Nei periodi successivi e più intensi delle repressioni, dal 1922 al 1923, dal 1928 al 1934
e dal 1937 al 1941, la Commissione sinodale della Chiesa ortodossa russa ha a disposizione una grande quantità di fonti scritte, che permettono di precisare nei dettagli le circostanze della morte di migliaia di vittime del terrore sia tra il clero che tra i laici impegnati.
Questo perché gli organi inquirenti della polizia segreta «GPU» o «NKVD» registravano dettagliatamente lo svolgimento di ogni operazione, dall’intervento operativo fino all’emissione della sentenza».
Tuttavia, secondo il professor Mitrofanov «non sarebbe giustificato considerare tutte
le vittime, laici ma anche sacerdoti, come martiri per il solo fatto di essere morte durante le persecuzioni antireligiose.
Lo scopo principale degli inquirenti era infatti quello di costringere le proprie vittime, anche con feroci torture fisiche e morali, a riconoscersi colpevoli delle accuse ricevute, coinvolgendo allo stesso tempo quante più persone possibile come complici. Il primo dovere morale davanti a Cristo in questo periodo di persecuzione non era tanto la capacità del cristiano arrestato di professare Cristo a parole durante l’inchiesta, ma la capacità di resistere, sotto tortura, e non riconoscere i falsi delitti addossatigli né la complicità di persone innocenti».
Ed è proprio sulla base di questo criterio che la Commissione sinodale per le canonizzazioni ha reputato possibile presentare come materiali alcuni documenti che riguardavano sacerdoti e laici morti e perseguitati.
Eppure, secondo il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, «la Chiesa ortodossa russa è stata per mille anni il pilastro dello Stato: essa ha dato vita alla Russia. Nell’Impero russo era circondata d’onore, di rispetto. Essa aveva un potere reale, una forza reale. Le decine, centinaia, migliaia di chiese e di preti, il gran numero di scuole e di ospedali, l’influenza su una parte enorme della società, il sostegno dello Stato ortodosso, erano una forza reale. Certamente, in ogni organizzazione si possono trovare difetti e punti deboli. E questi punti deboli erano presenti anche nella Chiesa russa; essa, tuttavia, era una realtà di una forza imponente, che tutti allora riconoscevano. Ma a Dio piacque che questa forza crollasse in un lasso di tempo estremamente breve. La Chiesa si ritrovò in condizioni di totale privazione di potere, di mancanza di qualunque mezzo per l’esistenza materiale: le fu sottratta la maggioranza delle sue chiese, furono confiscate tutte le sue proprietà. Furono chiuse tutte le scuole religiose e fu eliminata ogni presenza ecclesiastica dalle scuole statali e comunali. La Chiesa perse tutto. Inoltre, essa cominciò a perdere i suoi figli. Nel Paese fu letteralmente scatenato un genocidio - è difficile scegliere un’altra parola - un genocidio contro i credenti.
Noi oggi viviamo in condizioni di libertà. Tuttavia, sappiamo bene come sia incredibilmente difficile mantenere le persone nell’orbita dell’influenza dei valori cristiani. Si utilizzano le scuole, i corsi di catechismo, gli incontri di catechesi, la televisione; noi adoperiamo un gran numero di metodi per aiutare l’uomo contemporaneo a custodire i valori cristiani, e, ciononostante, procediamo con grande fatica. Nulla di simile vi era nella Russia sovietica, nessun know-how, nessuna metodologia: tutto era distrutto, eppure nel profondo dei cuori, tra tali sofferenze, si conservava la fede. Nel 1988, quando celebrammo il millennio del Battesimo della Rus’, il popolo e la società tutta furono impressionati da come questa fede si fosse manifestata all’esterno, quale chiaro segno visibile che i valori cristiani erano vivi nel popolo russo. La debolezza della Chiesa può avere cause diverse: se noi compiamo male il nostro dovere, se siamo persone poco istruite, se ci è difficile fare il nostro lavoro, se non abbiamo immaginazione. Il risultato di tutto questo può essere la debolezza, una debolezza colpevole. Tuttavia se abbiamo immaginazione, se abbiamo desiderio, se siamo preparati, ma sotto l’influsso di condizioni esterne non possiamo realizzare ciò che vogliamo, e, se cercando di predicare la Parola di Dio, entriamo in conflitto con queste condizioni e ne diveniamo vittime, allora in questo caso la nostra debolezza diventa forza di Dio. Io credo che questa sia stata la lezione più importante che la Chiesa russa abbia tratto dall’esperienza della sua storia: «La potenza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza». La forza di Dio si manifesta laddove si custodiscono la fede e la fedeltà al Signore, perfino quando questa fede e questa fedeltà non sono corroborate dalla forza umana.
Quando nell’anno 2000, al Concilio giubilare dei vescovi, la Chiesa russa ha canonizzato più di mille nuovi martiri, abbiamo provato uno stato d’animo del tutto particolare. Abbiamo compreso che non c’era mai stato niente di simile nella storia: con un solo atto venivano canonizzate una a una più di mille persone. E ogni anno continuano a essere canonizzati decine di nuovi martiri.
Noi crediamo che oggi la Russia rinasca per le loro preghiere e per la loro impresa spirituale.
Nonostante tutte le difficoltà che esistono, nonostante le molte tentazioni per le quali passiamo, noi possiamo testimoniare che la fede cristiana diventa una scelta di vita per moltissimi nostri contemporanei. Non siamo noi a gestire le statistiche, le quali affermano che 1’83% dei cittadini della Russia è battezzato nella Chiesa ortodossa: sono dati che probabilmente corrispondono al vero.
La nostra fede sta nel fatto che il Signore, dopo aver fatto passare la Russia e la Chiesa russa attraverso queste prove grandi e terribili, ci tende oggi la mano. Questa fede ispira oggi moltissime persone, spesso giovani che consapevolmente scelgono una vita cristiana. Non
è tutto facile oggi nella società russa. Non è tanto facile il cammino storico della nostra Chiesa. Ma noi crediamo che con la preghiera dei nuovi martiri il Signore ci proteggerà dalle tentazioni e dagli errori».
I nuovi martiri e confessori del XX secolo sono multinazionali, non solo russi, o anche solo dell’Oriente slavo, russo, ucraino e bielorusso. Come l’Unione Sovietica, anche l’Impero russo era multinazionale. E a questo proposito possiamo ricordare gli esempi eroici delle martiri imperiali, la zarina Aleksandra Fëdorovna e sua sorella la granduchessa Elizaveta, che erano anglo-tedesche di sangue e di educazione. Esse rappresentavano il meglio dell’Occidente, ma furono portate in paradiso per la loro fedeltà all’Ortodossia russa. Poi ci sono stati Nicholas (Johnson), che era anglo-russo, o san Giovanni di Riga, che era lettone. E molti, molti altri di varie nazionalità, uniti da una sola cosa, la fede ortodossa russa. La loro testimonianza non è stata politica ma spirituale. A Monaco di Baviera, il nuovo martire Alexander (Schmorell), una vittima del nazismo, è stato canonizzato dalla Chiesa russa all’estero e il suo nome è stato aggiunto alla lista dei nuovi martiri e confessori.
Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, fatta saltare in aria il 5 dicembre 1931 e ricostruita nel 1991-2000
Icona dei Martiri di Butovo, il Golgota russo