Nulla va perduto - editoriale di Fernanda Santobuono

In questo anno, che volge ormai alla mezza estate, si celebrano tre grandi ricorrenze, legate tra loro in modo indissolubile: il 1025° anniversario del Battesimo della Rus’, avvenuto nel 988, il 400° anniversario della dinastia dei Romanov, iniziata nel 1613, e il 1150° anniversario della missione dei santi Cirillo e Metodio nella Grande Moravia, nell’863. È questa una regione storica dell’Europa centrale, costituita intorno all’833 ad opera degli slavi occidentali, che diedero vita alla prima forma di realtà statale e ad una straordinaria fioritura culturale, grazie alla missione dei fratelli Cirillo e Metodio, inventori dell’alfabeto glagolitico, che predicarono la fede nello slavo antico, bello e gentile, e diffusero la scrittura, la cultura e l’istruzione in questa nazione molto tempo prima che nelle altre nazioni europee. Essi segnarono profondamente la storia europea nella seconda metà del IX secolo, promuovendo l’integrazione degli slavi nella cultura mediterranea.
Tutto questo non è avvenuto per caso, come non lo sono gli eventi della Prima Guerra Mondiale (1914-1918), che portarono alla rivoluzione russa e alla fine dello zarismo, così come al tentativo di distruggere le basi della Rus’ storica, all’indomani del terzo centenario della dinastia dei Romanov (1913). Eventi che meritano un’approfondita riflessione sul piano storico e non solo, in vista anche del 100° anniversario dello scoppio del primo conflitto mondiale il 28 luglio1914.
Nicola II non voleva entrare in guerra: «Pensi alla responsabilità che mi consiglia di assumermi. Pensi che questo costerà la vita a migliaia di russi, ma... mi ha convinto Sazonov, questo è il giorno più triste della mia vita», disse al ministro degli esteri all’atto di firmare l’ordine di mobilitazione.
Il filo conduttore che unisce la Rus’ storica con la nuova Russia è una piccola icona della Madre di Dio del Segno del monastero di San Serafino di Ponetaevka, una città questa non lontana da Arzamas, a sud-est di Mosca, nella provincia di Nižnij Novogorod. L’icona rappresenta l’ultima immagine miracolosa della Madre di Dio in Russia. Il 26 maggio 1896, nel giorno della ricorrenza del miracolo dell’icona, Nicola II fu incoronato Imperatore e Autocrate di tutte le Russie, Zar di Polonia, di Mosca, di Kiev, di Vladimir, di Novgorod, di Kazan’, di Astrachan’ e della Siberia; Granduca di Finlandia e di Lituania; erede di Norvegia; Signore e sovrano di Iberia, dell’Armenia e del Turkestan, Duca dello Schleswig-Holstein, dello Stormarn, di Dithmarschen e dell’Oldenburg. «Nutro la certezza assoluta che il destino della Russia e il destino della mia famiglia sono nelle mani di Dio, che mi ha messo in questo posto, dove ora mi trovo. Qualunque cosa accada, mi inchino alla Sua volontà, nella consapevolezza che non ho mai avuto altro pensiero che servire il Paese, che Egli mi ha affidato», disse il Capo della Casa Imperiale Romanov ventidue anni prima di essere barbaramente assassinato insieme alla sua famiglia ad Ekaterinburg, il 17 luglio 1918, e novantacinque anni prima di essere proclamato santo e portatore della Passione, anni, questi ultimi, che sono intercorsi anche dal ripristino del Patriarcato di Mosca ad oggi, dopo duecento anni di periodo sinodale nella vita della Chiesa.
Nicola II era il quinto uomo più ricco al mondo e il secondo capo di Stato più ricco della storia! La sua incoronazione fu un evento internazionale, in una nazione che era diventata tra il XIX e il XX secolo una potenza mondiale, il cui territorio si estendeva dal Mar Baltico al Mar Nero, all’Asia centrale, dalla Galizia al Volga, all’Oceano Pacifico, all’Alaska. In quel giorno giunsero a Mosca principi e re, duchi, funzionari, e ogni sorta di altri rappresentanti di molti Paesi, i Patriarchi di Antiochia, Gerusalemme e Alessandria per consacrare a Dio il nuovo imperatore e la Russia. Lo stesso avverrà il 28 luglio 2013, festa del santo principe Vladimir, il Battista della Rus’, per consacrare a Dio la Santa Rus’ nel giorno del 1025° anniversario del suo Battesimo, alla presenza dei Primati delle Chiese ortodosse e delle delegazioni delle Chiese ortodosse locali presso il trono di Mosca, nonché della leadership di Russia, Ucraina, Bielorussia e altri Paesi.
Perché la Rus’ storica oggi è rappresentata spiritualmente non solo dai fraterni popoli slavi russi, ucraini e bielorussi, ma da tutti coloro che, pur vivendo in altri Paesi, si identificano come eredi del Battesimo di Kiev, essendo la Chiesa ortodossa russa testimone vivente della tradizione apostolica.
La presenza della Croce dell’apostolo Andrea in tale circostanza vuole sottolineare che la tradizione spirituale dei popoli slavi risale ad un’unica fonte: la benedizione data dall’apostolo Andrea nel corso delle sue visite missionarie nella Rus’ e al Battesimo accolto dagli abitanti della Rus’ di Kiev nel 988, dopo l’opera evangelizzatrice dei fratelli Cirillo e Metodio.
A quel tempo era sovrano della Grande Moravia il principe Mojmír I (795-846). Il centro geografico e politico di questa nazione erano le due regioni alle sponde opposte del fiume Morava, ovvero quelle che oggi sono la Slovacchia e la Cechia, anche se il suo territorio si estendeva ben oltre, tra est e ovest, andando a coprire porzioni di territorio attualmente appartenenti all’Ungheria, alla Romania, alla Polonia, alla Serbia, all’Austria, alla Germania, alla Slovenia, alla Croazia ed in ultimo all’ Ucraina. Indebolita da lotte intestine e dal continuo conflitto alle frontiere contro l’impero dei Franchi, che poi entrerà a far parte del Sacro Romano Impero, la Grande Moravia subì il collasso definitivo per opera degli Ungari intorno al X secolo, i quali, dopo averne invaso il territorio, ne permisero lo smembramento e la divisione tra Polonia, Regno d’Ungheria, Boemia e Sacro Romano Impero, noto anche come Primo Reich.
Questa grande regione storica lasciò una ricca eredità spirituale e culturale, sia in Europa centrale che nell’Europa dell’Est. Oltre, infatti, alle numerose città e fortezze sopravvissute al collasso nazionale, rimase il bagaglio culturale lasciato dall’alfabeto glagolitico e dall’antico slavo ecclesiastico dei fratelli Cirillo e Metodio, che si diffuse successivamente nei territori russi, ucraini, serbi e bulgari. I santi fratelli, inviati dal Patriarca Fozio di Costantinopoli, gettarono le basi della vita spirituale degli slavi, trasmettendo il grande tesoro della santa fede ortodossa.
Questo tesoro è custodito e tramandato dalla Santa Rus’. Ogni anno, il 24 maggio, memoria dei santi isoapostoli Cirillo e Metodio, si celebra a Mosca la Giornata della lingua e della cultura slava, alla quale partecipano, nel rispetto delle tradizioni spirituali di Bisanzio, i rappresentanti dei Patriarcati orientali e delle Chiese ortodosse locali presso il trono patriarcale di Mosca. Quest’anno, in particolare, ha preso parte all’evento il Primate della Chiesa di Gerusalemme Teofilo III, la «Chiesa Madre» da cui la Chiesa ortodossa russa ha ricevuto la Carta liturgica, il Typicon. «Visitando la Russia e celebrando la Divina Liturgia in questo antico tempio - ha ricordato il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, che in questo giorno celebra anche il suo onomastico - Voi continuate la gloriosa tradizione dei Vostri predecessori - i Patriarchi Teofane III e Paisios, che hanno pregato sotto questi stessi archi del tempio principale della Rus’ - la Cattedrale della Dormizione, insieme al Patriarca di Mosca e ai nostri devoti sovrani. Voi siete il primo Patriarca di Gerusalemme dei tempi moderni che celebrate la Divina Liturgia nello stesso storico tempio insieme al Primate ed ai vescovi della Chiesa ortodossa russa».
È proprio vero che le nostre radici sono sotto terra. Ciò significa che il futuro è alimentato dal passato. «Chi ha orecchi intenda»! (Mt, 11,15).

Fernanda Fernanda Santobuono


Icona Icona della Madre di Dio «Il Segno»


Mosca Mosca - Cattedrale della Dormizione. Incoronazione di Nicola II il 26 maggio 1896


Mosca Mosca - Cattedrale della Dormizione. Teofilo III nel giorno dei Santi Cirillo e Metodio