Il 1025° anniversario del Battesimo della Rus' - Tra storia, devozione, rinascita della Chiesa

In occasione del 1025° anniversario del Battesimo della Rus’ e della memoria di San Vladimir, il Battista della Rus’, è iniziata a Mosca, il 31 maggio 2013, la processione internazionale con le reliquie del Santo Principe Vladimir, uguale agli apostoli, attraverso la Russia, l’Ucraina e la Bielorussia.
Le reliquie del Santo Principe sono custodite nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.
La processione, che simboleggia l’unità dei popoli slavi ortodossi, ha lasciato la capitale russa il 31 maggio e ha attraversato le città russe di Vladivostok, Khabarovsk, Novosibirsk, Ekaterinburg, dove furono barbaramente uccisi l’imperatore Nicola II e la famiglia reale, Nižhnij Novgorod, Rostov sul Don, Pjatigorsk, nel Caucaso, dove nel 1918 le Guardie Rosse compirono un eccidio di massa degli ufficiali dell’esercito zarista, e infine San Pietroburgo.
Vladivostok si trova nell’Estremo Oriente russo, al confine con la Cina e la Corea del Nord. È un importante nodo per i trasporti, possiede infatti il più grande porto russo sul Pacifico, sede della Flotta del Pacifico, e vi termina la Ferrovia Transiberiana. Con lo scoppio della Rivoluzione russa, la città divenne uno dei centri principali della neonata Repubblica dell’Estremo Oriente e, una volta caduta questa, del Governo provvisorio del Priamurye. In seguito all’intervento in Siberia delle truppe alleate, la città venne occupata da truppe canadesi, cecoslovacche, americane, giapponesi ed anche italiane. Con la presa di Vladivostok da parte dell’Armata rossa, la Guerra civile russa si poté dire conclusa.
Khabarovsk si trova a trenta chilometri dal confine con la Cina ed è la seconda più grande città dell’Estremo Oriente russo, dopo Vladivostok. Con l’ascesa al trono di Alessandro II, il governatore della Siberia orientale Nikolaj Nikolaevič Murav’ëv-Amurskij (1809-1881) poté sviluppare la sua politica di espansione. Con i trattati russo-cinesi di Aigun e Tientsin del 1858 e quello di Pechino del 1860, la Russia ottenne sia la sponda settentrionale del fiume Amur, sia il territorio compreso fra il fiume Ussuri e il Mar del Giappone. Lo zar acquisì un territorio enorme (quasi 650.000 km²) benché scarsamente popolato. In queste regioni nel 1858 fu fondata la città di Chabarovsk e nel 1860 Vladivostok.
Novosibirsk fu fondata nel 1893 e si trova nel Distretto Federale Siberiano. All’inizio, la cittadina era chiamata Aleksandrovskij, in onore dello zar Alessandro III. Dal 1895 il nome cambiò in Novonikolaevsk, in onore del nuovo zar Nicola II. Nel 1903 ricevette lo status di città e nel 1925 il nome Novonikolaevsk fu sostituito con quello di Novosibirsk. Secondo il Servizio federale di statistica, nel mese di aprile 2013 il numero degli abitanti è di oltre un milione e mezzo. Vi risiedono persone di circa ottanta etnie.
Nižhnij Novgorod, fondata nel 1221, si trova nella Russia centrale europea ed è la città natale di Kuz’ma Minin, il mercante e militare russo che, insieme al principe Dmitrij Požarskij, divenne l’eroe nazionale per il suo ruolo nella difesa del Paese contro l’invasione polacca del 1612. L’anno successivo, Dmitrij Požarskij contribuì all’ascesa al trono della dinastia dei Romanov, che pose fine al Periodo dei Torbidi.
Rostov sul Don, fondata dall’imperatrice Elisabetta II nel 1749, ha giocato un ruolo significativo durante la guerra civile del 1918-1920, come uno dei centri del Movimento Bianco. Si trova nella Russia europea orientale, nel sud del Paese, e questa sua posizione geografica la rende un centro nevralgico per le rotte verso le città della Russia, negli stati della CSI, in Europa, in Medio Oriente e in Africa. La patria dei cosacchi è oggi un territorio multinazionale.
Da Pjatigorsk le reliquie sono tornate a Mosca e da qui sono state portate a San Pietroburgo il 22 giugno. Presso la stazione di Mosca, l’arca contenente le reliquie del Santo Principe è stata consegnata al vescovo di Kronstadt Nazarij, al vicegovernatore di San Pietroburgo Vasilij Kichedzhi, ed al presidente dell’Assemblea legislativa Vyacheslav Makarov, che l’hanno portata a San Pietroburgo, dove nella Cattedrale di San Vladimir le reliquie sono state esposte alla venerazione dei fedeli fino al 24 giugno.
Ad accompagnare il santuario nella Capitale del Nord c’erano il presidente del Dipartimento sinodale per la cooperazione tra la Chiesa e la società, arciprete Vsevolod Chaplin, un monaco della Laura della Trinità di San Sergio, padre Amvrosij (Fedukovich), e un religioso del monastero di San Sava di Storozhevsk, padre Efrem (Polijak).
Sulla banchina della stazione ferroviaria di Mosca è stato tenuto un servizio di preghiera, al termine del quale il vescovo di Kronstadt ha ricordato che «il Battesimo della Rus’ è di fondamentale importanza per la Chiesa, perché rappresenta la forza dell’unità. Le reliquie del Santo Principe Vladimir sono il simbolo dell’unità dei popoli slavi». Il vicegovernatore Vasilij Kichedzhi ha espresso la speranza che la grazia della santità aiuti la città sulla Neva a vivere per molti anni nella pace. A sua volta, l’arciprete Vsevolod Chaplin ha detto che il Battesimo della Rus’ ha determinato lo sviluppo dei popoli slavi, rendendo il Paese uno dei centri della civiltà mondiale.
Da San Pietroburgo, l’arca contenente le reliquie di San Vladimir è stata portata a Kaliningrad e da qui in Bielorussia e in Ucraina, che insieme alla Moldavia, al Kazakistan, al Tagikistan, al Turkmenistan, al Kirghizistan, all’Uzbekistan, all’Estonia, alla Lettonia, alla Lituania, così come al Giappone e alla Cina, costituiscono il territorio canonico della Chiesa ortodossa russa. In tutti questi Paesi, il cristianesimo è stato diffuso solo attraverso i missionari della Chiesa ortodossa russa.
Ma c’è di più. Secondo il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, il 1000° anniversario del Battesimo della Rus’, celebrato nel 1988, ha segnato l’inizio del tramonto del Governo ateo non solo in Russia ma anche in quei Paesi che storicamente erano associati o che facevano parte dell’Impero Russo o dell’ex Unione Sovietica.
Questo evento è stato seguito dalla rinascita dell’Ortodossia sia nella Federazione Russa che in Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Georgia e negli altri Paesi post-sovietici, cosicché il 1025° anniversario del Battesimo della Rus’ in un certo senso riguarda anche questi Paesi.
Del resto, la storia di ogni popolo è legata anche alle proprie radici spirituali.
San Pietroburgo, con i suoi cinque milioni di abitanti, è la seconda città della Russia per dimensioni e popolazione, nonché il porto più importante. È inoltre una città federale russa. Fondata dallo Zar Pietro il Grande sul delta della Neva, dove il fiume sfocia nel Golfo di Finlandia, fu a lungo capitale dell’Impero russo, sede della Corte degli Zar, ed oggi è uno dei principali centri artistici e culturali d’Europa.
Già nel 1240, il santo principe Alexander di Novgorod sconfisse gli svedesi presso la foce della Neva, guadagnandosi il titolo di Nevskij. Gli svedesi ripresero il controllo della regione nel XVII secolo, ma furono spodestati da Pietro il Grande che aveva l’intenzione di fare della Russia una potenza europea iniziando proprio dalla fondazione di San Pietroburgo.
Per questo, all’inizio della Grande Guerra del Nord (1700-1721), Pietro si impadronì degli avamposti svedesi sulla Neva, e nel 1703 fondò la Fortezza dei Santi Pietro e Paolo sul fiume, a pochi chilometri dal mare. Quando Pietro il Grande sconfisse definitivamente gli svedesi a Poltava nel 1709, la città, che secondo l’usanza olandese si chiamava Sankt Piter Burkh, cominciò a crescere. Vennero scavati i canali per bonificare le paludi della sponda meridionale e, nel 1712 Pietro il Grande la proclamò capitale, obbligando i funzionari di corte, i nobili e i mercanti a trasferirvisi e a costruire nuove case. Architetti e artigiani di tutta Europa furono chiamati in città. Alla morte di Pietro il Grande nel 1725, la popolazione cittadina era cospicua e il 90% del commercio con l’estero passava di qui.
Il nome originale di Sankt Piter Burkh deriva dal fatto che Pietro il Grande aveva vissuto e studiato in Olanda per un certo periodo di tempo e aveva conservato la sua ammirazione per la corte e l’architettura olandese.
Il successore di Pietro il Grande riportò la capitale a Mosca, da dove fu nuovamente trasferita a San Pietroburgo dall’imperatrice Anna Ivanovna (1730-1740). Tra il 1741 e il 1825, sotto la corte di Elisabetta, Caterina la Grande e Alessandro I, la città divenne cosmopolita ed ebbe una corte di noto splendore. Questi monarchi commissionarono molti palazzi, edifici governativi e chiese, rendendo San Pietroburgo una delle più importanti capitali d’Europa.
Nel 1914, a seguito dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, il nome della città fu cambiato in Petrograd, molto più «russo».
La città contava allora due milioni di abitanti.
Nel 1917 Petrograd fu la culla del bolscevismo e della rivoluzione civile, dopo che i bolscevichi riuscirono ad impadronirsi delle posizioni chiave di Petrograd. La città assunse il nome di Leningrado dopo la morte di Lenin nel 1924 e divenne il fulcro del programma stalinista d’industrializzazione degli anni Trenta.
Quando i tedeschi attaccarono l’Urss nel giugno del 1941, assediarono Leningrado dal settembre del 1941 al gennaio del 1944 determinando la morte di circa un milione di persone a seguito dei bombardamenti, della fame e delle malattie. Hitler odiava la città perché era stata il luogo di nascita del bolscevismo.
Oggi San Pietroburgo è tornata a essere la finestra russa sull’Europa ed è una città cosmopolita, culturalmente e artisticamente attiva e vivace.
In occasione del 310° anniversario della nascita di Sankt Piter Burkh e del 400° anniversario della dinastia dei Romanov, si è svolta una processione penitenziale da San Pietroburgo ad Ekaterinburg e Ganina Yama dal 5 aprile al 17 luglio 2013, con una sosta sulla Collina Poklonnaya di Mosca, il luogo simbolo della vittoria su Napoleone e della Grande Guerra Patriottica.

Icona Icona del santo principe Vladimir di Kiev


Mosca Mosca - Le reliquie di San Vladimir in partenza per San Pietroburgo