Una nuova era per il Medio Oriente. Editoriale di Fernanda Santobuono

Una nuova epoca sta per iniziare in Medio Oriente dopo il conflitto armato in Siria e il summit del G20 a San Pietroburgo, dove, oltre alla crisi economica globale e al problema dei paradisi fiscali, sono stati discussi i molteplici aspetti della crisi siriana e le conseguenze dell’attacco militare degli Stati Uniti in questo lembo di terra santa, scongiurato grazie all’intervento della diplomazia russa, dei leader religiosi e del presidente Vladimir Putin in persona. L’offensiva avrebbe causato una guerra in Medio Oriente e nel mondo intero, cancellando il Cristianesimo dal luogo dove esso è nato e vissuto per duemila anni.
Con questo suo agire la Russia, memore della storia passata, vuole rafforzare nel mondo la consapevolezza degli ideali di pace, solidarietà, libertà e progresso. Non a caso, i primi disordini in Siria sono iniziati il 15 marzo 2011, sull’onda della «primavera araba». Alle «Idi di marzo»[1] dell’anno 1917 terminava in Russia la dinastia dei Romanov, con l’abdicazione dello zar Nicola II, e iniziava la fratricida guerra civile. Questo fu anche l’anno della ricostituzione del Patriarcato di Mosca, con l’elezione al trono di Mosca del Patriarca Tikhon, il 5 novembre 1917.
Della crisi siriana si è parlato anche alla X Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Busan, in Corea del Sud. Durante la sessione plenaria, la Chiesa ortodossa russa, rappresentata dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, metropolita Hilarion di Volokolamsk, ha richiamato l’attenzione dei partecipanti sul problema del radicalismo religioso, che sta mietendo numerose vittime tra i cristiani in Medio Oriente e in alcuni Paesi dell’Asia e dell’Africa. Il Patriarcato di Mosca cerca in tutti i modi di trovare una soluzione allo spargimento di sangue in Siria attraverso i contatti con i leader religiosi di tutto il mondo.
Intanto, la diplomazia russa e le Nazioni Unite sono al lavoro per organizzare nel migliore dei modi la conferenza internazionale di pace sulla Siria, la cosiddetta «Ginevra-2», che si terrà il prossimo 22 gennaio 2014. Allo stesso tempo il Ministero degli Esteri russo presta grande attenzione alla crisi umanitaria causata dal conflitto siriano e al mantenimento della pace interreligiosa, persistendo episodi di persecuzioni mirate delle forze estremiste nei confronti dei cristiani e delle altre minoranze religiose.
La guerra civile in Siria ha causato oltre duecentomila vittime, mentre circa due milioni e mezzo di persone hanno lasciato il Paese. Secondo la Commissione europea, al 17 ottobre 2013 il numero dei rifugiati registrati ammonta a 2.045.642 persone, di cui 695.354 sono in Libano, 502.697 in Turchia, 123.296 in Egitto, 544.392 in Giordania, 164.944 in Iraq, e 14.959 in Nord Africa. Inoltre, circa due milioni di persone sono rifugiati all’interno della stessa Siria. Più di sessanta chiese e monasteri sono stati distrutti. Diversi sacerdoti sono stati uccisi e due metropoliti ortodossi sono stati rapiti, mentre i quartieri cristiani delle grandi città rimangono sotto il tiro dei mortai.
Prima del conflitto armato, il dieci per cento della popolazione siriana era costituito da cristiani, tra ortodossi del Patriarcato di Antiochia - il gruppo più grande, greco-cattolici (melchiti), maroniti, armeni - la seconda comunità più numerosa, siro-giacobiti ed assiri. All’inizio della guerra, la maggior parte dei cristiani viveva nelle città di Homs, Idlib, Hama, Aleppo, Latakia e Damasco.
L’espressione Medio Oriente si scrive in russo «Средний Восток» e si legge Srednij Vostok. Storicamente, l’espressione deriva dalla suddivisione amministrativa che la Gran Bretagna operò per il mondo asiatico, che da essa dipendeva durante il periodo coloniale.
«Vostok» è anche il nome del millenario lago subglaciale dell’Antartide e della base scientifica russa che sta eseguendo le ricerche su questo lago unico al mondo, rimasto isolato venti milioni di anni ad una profondità di quattro chilometri sotto il ghiaccio antartico. Ciò che lega il lago alla storia dei popoli d’Oriente lo diranno i risultati delle ricerche scientifiche. Per il momento si sa che l’età dell’acqua dolce del lago è di 450 milioni di anni, che nel lago c’è vita, e che nel 2014-2015 saranno compiuti ulteriori carotaggi per prelevare campioni di sedimenti ed avere dati sul passato del clima terrestre negli ultimi ottocento milioni di anni, nonché capire il problema del suo cambiamento globale.
La Siria, insieme con la Palestina, il Libano e la Giordania, fa parte storicamente della Terra Santa. Dopo l’avvento del Cristianesimo, i seguaci di Cristo furono chiamati cristiani proprio in questo Paese. E anche allora iniziò una nuova epoca, pur tra persecuzioni, scismi e dispute teologiche.
Oggi, all’alba del Terzo Millennio, una nuova pagina della storia mondiale sta per essere scritta. Essa riguarda la nascita di un nuovo ordine mondiale, che prenderà forma ed equilibrio proprio in Medio Oriente. E a scrivere con lettere d’oro questa nuova pagina della storia mondiale sarà proprio la Russia.
Sono questi, se vogliamo, i primi risultati a breve termine, dell’intervento della Federazione Russa sulla crisi siriana e medio-orientale. Storicamente la Russia e la Chiesa ortodossa russa hanno sempre avuto a cuore il destino della Terra Santa e del Medio Oriente. Questo avvenne durante l’epoca della dinastia dei Romanov, che a tale scopo fondò la Società Imperiale Ortodossa di Palestina, e in occasione della Grande Guerra Patriottica, che sconfisse definitivamente il Nazismo.
Com’è noto, il corso del Don costituì un obiettivo di primaria importanza per le operazioni del fronte russo-tedesco, specialmente dopo il fallimento dell’offensiva su Mosca, che significò anche il fallimento della guerra lampo. Non si trattò più soltanto di difendere, occupandone il corso, il possesso della ricca regione ucraina e del bacino del Donec, ma soprattutto di fare del fiume una base offensiva, sia per aggirare Mosca, imprendibile frontalmente, sia anche per costituire il presupposto della marcia verso il Caucaso e il Medio Oriente. Conseguentemente il Don fu teatro di colossali urti e si può dire che sulle sue sponde si decisero le sorti della guerra. La controffensiva russa fu inizialmente contrastata dalle truppe ungheresi e italiane ma, ripresa nell’inverno, il 15 dicembre produsse lo sfondamento del fronte nel settore occupato dalla 3ª armata romena e nel gennaio successivo il cedimento dell’intero fronte del Don e il definitivo arretramento delle armate tedesche e alleate.
In questa zona, circa 5000 anni a.C., si sviluppò una civiltà preindoeuropea. Essa occupava i territori delle odierne Ucraina, fino a Kiev, della Romania e della Moldavia.Territori a ridosso del Mar Nero e a cavallo dei fiumi Don, Dniestr, Bug e Danubio. Era una civiltà urbana. Costruiva gli insediamenti urbani in muratura con case anche a più piani, situati sulle colline e protetti da palizzate. La religione era quella della Dea madre. Tutto questo prima dei sumeri e delle città della Mesopotamia. Quest’area è la patria ancestrale delle civiltà europee.
«Sulle rive del Don non cantano più gli uccelli», ripetevano i soldati dinanzi all’odore di morte e ai lamenti dei feriti, mentre la terra ribolliva del sangue di quelli che non c’erano più. Di questo sono consapevoli i Cosacchi del Don, la cui prima comunità si insediò nel ‘400 lungo le rive del fiume. Molti membri di essa fecero parte delle avanguardie delle legioni russe che colonizzarono la Siberia e respinsero gli invasori turchi, conquistando il Caucaso e l’Asia centrale. La loro partecipazione allo Zemskij Sobor, il primo Parlamento russo, nel 1613 a Mosca fu determinante per l’elezione di Mikhail Fëdorovič, il primo zar della dinastia dei Romanov. Una dinastia che servì il Paese e rese la Russia una grande potenza mondiale.
Durante la Battaglia di Kulikovo contro i Tartari, i Cosacchi del Don consegnarono al principe di Mosca Dmitrij Donskoij l’icona della Madre di Dio del Don, scritta da Teofane il Greco nel XIV secolo. Con la benedizione del grande asceta russo San Sergio di Radonež e l’intercessione della Madre di Dio i Tartari vennero sconfitti. La vittoria significò per la Russia l’inizio dell’unificazione del Paese.
Ancor prima, la santa immagine della Madre di Dio del Don fu di nuovo insieme al popolo russo quando lo zar Fëdor Ivanovič, figlio di Ivan il Terribile e ultimo zar della dinastia dei Rurik, si rivolse a Lei nella preghiera per la salvezza dagli attacchi dei mongoli nelle terre russe meridionali. Durante il suo regno venne istituito il Patriarcato di Mosca, con l’elezione del primo Patriarca Giobbe nel 1589. La presenza di questa insostituibile istituzione nella storia della Russia fu fondamentale per le sorti del Paese, sia allora che nel corso dei secoli.
Sarà questa pienezza dell’amore tra Dio e l’uomo, raffigurata nell’icona della Madre di Dio del Don, a guidare ora il cammino della Russia verso il nuovo equilibrio mondiale... e religioso.
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[1] Le Idi di marzo è il nome del 15 marzo nel calendario romano. Il termine era utilizzato per il 15° giorno dei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre. Il termine indica anche la data dell’assasinio di Giulio Cesare, il 15 marzo del 44 a.C.

Fernanda Fernanda Santobuono


Icona Icona della Madre di Dio del Don (XIV sec.)


Kostroma Kostroma - Monastero Ipat'ev. Luogo di origine della dinastia dei Romanov