Ricordo il magico istante...

Editoriale di Fernanda Santobuono

Oggi c’è un grande interesse per le icone, per la loro storia, per il loro significato simbolico, per la tecnica usata. Il termine deriva dalla parola greca “eikon”, che significa “immagine” e l’iconografo è colui che dipinge icone o per essere più precisi, colui che scrive icone. Possiamo dire che l’icona è un’arte teologica, perché annuncia attraverso i colori ciò che la Sacra Scrittura annuncia con la parola: “l'immagine visibile del Dio invisibile” (Col 1,15). L’icona, dicono i greci, è “deuteròtypos toù prototypoù”, cioè “riflesso della realtà di Dio”, perché essa dà all’immagine una nuova dimensione, quella trascendente, in quanto supera la forma della nostra realtà per far presente la realtà di Dio.
La realtà soprannaturale, tanto vicina a noi, tanto dentro di noi, da invisibile può farsi visibile. E’ accaduto nell’Incarnazione duemila anni fa, accade nei miracoli, si manifesta nelle icone miracolose, può accadere nello spazio fisico che ci circonda, mettendo in connessione il nostro tempo interiore con il mistero del silenzio, del tempo che viene (S. Isacco di Siria). Il tempo di Dio.
Era l’11 maggio, all’incirca le 11 di sera. Ero sveglia e mi stavo preparando alla preghiera. Nel buio della stanza, all’improvviso appare Lei, un’immagine di donna giovane, bella, serena. Un’immagine bianca, di luce, dalle caratteristiche particolari. Aveva una forza speciale, un’energia che non ci appartiene, che non è soggetta alle leggi della gravità. Una forza non violenta, ma allo stesso tempo di una potenza straordinaria che, sorpassando ogni barriera, entra nell’atmosfera e si rende visibile.
Lei era molto vicina. Qualche millimetro ci separava. Non posso dimenticare la grazia di questa esperienza. Più passa il tempo, più il ricordo si fa vivo. Si fa presente. Ricordo la sua cute, quella di una persona viva. La vicinanza mi ha permesso di notare i pori della pelle, la bocca, che accennava un sorriso, il naso, dritto, e soprattutto lo spessore della pelle, questo, sì, mi ha molto colpito, come di una persona vera, viva. Mentre cercavo di guardare nel suo insieme il volto, soprattutto i suoi occhi, questo scompare dalla mia visione. Tutto è durato circa dieci secondi. Ho cercato di trovare tra le immagini della Madre di Dio quella che più somiglia a “quel volto” ed è venuta fuori Lei, la Vergine Ivérskaya del Monastero di Iviron del Monte Athos, detta anche la “Portaitissa”, la Madonna della Porta.
La mia memoria allora fa un balzo indietro e dai ricordi si delinea una strana coincidenza, che sottolinea ancora una volta la particolare presenza della Madre di Gesù nella mia vita: la rivista Eleousa, dedicata alla Madre di Dio della Tenerezza, nasce da questa “presenza”. Ricordo che durante i mesi di preparazione del primo numero del Magazine, mentre ad agosto nascevano le prime pagine, tra Russia e Georgia si svolse il conflitto che portò all’indipendenza dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia. Ora, il monastero di Iviron, dove è conservata l’Icona miracolosa Ivérskaya, fu fondato proprio dai Georgiani. E la storia dell’Icona miracolosa è legata alla lotta iconoclasta dell’Imperatore Teofilo di Nicea, nel IX secolo. Essa porta sul viso i segni visibili del colpo inferto da un soldato, che nel vedere uscire sangue dalla guancia della Madre di Dio, buttò a terra la spada e si consacrò per sempre a Dio (vedasi pagina 4). Questa Icona protegge la Porta della Risurrezione al Cremlino di Mosca. Nel XX secolo, l’Icona fu rimossa per dare la possibilità ai carri armati di entrare nella Piazza Rossa! Durante il Patriarcato di Alessio II, l’Icona è tornata al suo posto.
Alcuni giorni dopo l’evento straordinario, casualmente, durante il pellegrinaggio alla Basilica di San Nicola a Bari, ho saputo che l’11 maggio, all’incirca la stessa ora, si svolgeva nel Santuario della Madonna dei Sette Dolori a Pescara una Veglia di Preghiera per la Giornata del Ringraziamento, con la quale la Comunità rende lode alla Madre di Dio per il “miracolo della pioggia”, avvenuto il 12 maggio. Ancora volta, è il passato a riemergere. Il 28 gennaio scorso, durante l’elezione del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, nella Cattedrale di Cristo Salvatore l’Icona miracolosa della Madonna dei Sette Dolori, detta “Semistrelnaya”, che vuol dire “ammorbidire il cuore dal male”, emanava un profumo intenso attraverso la produzione di abbondante “mirra”. Fu un segno visibile della grazia di Dio. A questo punto, non è un caso che la Comunità Ortodossa russa di Pescara si trovi nelle vicinanze del Santuario della Madonna dei Sette Dolori! Così come non lo è nemmeno la partecipazione della Comunità stessa al Concilio Locale che ha eletto il Patriarca di Mosca.
“Io credo di sapere qual è la stella che unica dura, che sta come una città bianca là dove il raggio ha termine nei cieli…” ( Rilke).

La La Madre di Dio Ivérskaya


Mosca Mosca - Icona miracolosa della Madonna dei Sette Dolori Semistrelnaya