Le radici cristiane dell'Europa. 1700° anniversario dell'Editto di Milano

Dal 4 al 7 ottobre 2013 il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill ha visitato la Chiesa ortodossa serba, dove ha preso parte alle celebrazioni per il 1700° anniversario della promulgazione dell’Editto di Milano. Al suo arrivo a Belgrado, il Primate della Chiesa ortodossa russa ha incontrato Sua Santità il Patriarca serbo Ireneo. Poi ha visitato il monastero di Rakovitsa, dove ha tenuto un servizio di preghiera, e la Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado.
Il 5 ottobre, presso la Cattedrale di San Michele Arcangelo, Sua Santità il Patriarca Kirill ha partecipato ai festeggiamenti in onore del 1700° anniversario dell’Editto di Milano, la cui adozione ha segnato l’inizio dell’era cristiana in Europa, e ha tenuto una preghiera di ringraziamento a Dio.
In onore del Primate della Chiesa russa, il Patriarca serbo Ireneo ha dato un ricevimento. Successivamente, il Patriarca Kirill ha preso parte alla cena ufficiale offerta dal presidente della Serbia Tomislav Nikolič, in onore della celebrazione della data memorabile nella storia cristiana.
Lo stesso giorno, al suo arrivo nella città di Niš, il Primate della Chiesa russa ha visitato la Cattedrale della Santissima Trinità.
Il 6 ottobre, nella città di Niš, il Patriarca Kirill ha celebrato la Divina Liturgia nella chiesa dei Santi Costantino ed Elena insieme ai Capi e ai rappresentanti delle Chiese ortodosse locali presenti ai festeggiamenti.
Le celebrazioni sono continuate a Podgorica, nella capitale del Montenegro. Sulla piazza di fronte alla Cattedrale della Resurrezione di Cristo è stato tenuto un atto solenne alla vigilia della consacrazione del tempio.
Il 7 ottobre, il Primate della Chiesa russa ha preso parte al rito della grande consacrazione della Cattedrale della Resurrezione di Cristo, presieduto da Sua Santità il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, e alla Divina Liturgia nel tempio appena consacrato. Lo stesso giorno, Sua Santità il Patriarca Kirill è partito per Mosca.

Presso l’aeroporto «Nikola Tesla» di Belgrado, il Primate della Chiesa ortodossa russa ha incontrato Sua Santità il Patriarca serbo Ireneo, i vescovi e il clero della Chiesa serba, il rettore della Rappresentanza della Chiesa russa a Belgrado, arciprete Vitaly Tarasyev, il ministro degli affari esteri della Repubblica serba Ivan Mrkich, il ministro dei trasporti Alexandr Antič, l’ambasciatore straordinario e plenipotenziario russo in Serbia Alexander Chepurin.
La delegazione ufficiale della Chiesa ortodossa russa, che accompagnava Sua Santità il Patriarca Kirill, era composta dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, dal capo della Segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, vescovo Sergej di Solnechnogorsk, dal vicepresidente del Dipartimento per le relazioni esterne, arciprete Nikolaj Balashov, dal segretario per le relazioni interortodosse del medesimo Dipartimento, arciprete Igor Yakymchuk.
Sua Santità il Patriarca Kirill ha salutato il Primate della Chiesa serba e ha espresso la Sua gratitudine per l’invito a prendere parte alla celebrazione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano: «Questo evento è davvero storico, perché 1700 anni fa l’imperatore romano Costantino il Grande ha firmato un documento che non solo ha legalizzato il Cristianesimo nell’Impero Romano, ma ha anche posto le basi per uno speciale rapporto tra la Chiesa e le autorità secolari, quindi tra la società non cristiana e la Chiesa cristiana. E questo modello di interazione tra laici ed ecclesiastici, che poi è stato sviluppato durante l’Impero bizantino, è stato il fondamento della civiltà cristiana dell’Europa.
Oggi, quando viene messa in discussione l’importanza delle radici cristiane della civiltà europea, noi - la Chiesa ortodossa e tutti i cristiani in Europa - dovremmo aiutare i nostri contemporanei a comprendere ancora una volta e ad apprezzare l’importanza di queste radici per la formazione spirituale e il profilo morale degli europei. Mi auguro che la solenne celebrazione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano servirà a questo buon proposito.
Uno dei risultati dell’evento che stiamo per celebrare riguarda l’attività missionaria delle Chiese cristiane in Europa. Il frutto di questo lavoro è stato il Battesimo della Rus’, del quale abbiamo solennemente celebrato il 1025° anniversario a Mosca, Kiev e Minsk insieme a Vostra Santità e ai Primati delle Chiese ortodosse locali.
Abbiamo avuto una conversazione significativa con Voi durante la Vostra visita alla Chiesa ortodossa russa, e spero di continuare questa conversazione e discutere le sfide che oggi riguardano la Chiesa serba e la Chiesa ortodossa russa. Sono anche felice di incontrare i Primati delle altre Chiese ortodosse locali, che, in risposta al Vostro invito, prenderanno parte alla celebrazione dell’anniversario».
Poi si è svolta una conversazione fraterna tra i Primati delle due Chiese, russa e serba.
Dall’aeroporto, Sua Santità il Patriarca Kirill è andato al monastero di Rakovitsa.
Questo è il monastero diocesano della metropolia di Belgrado ed è dedicato agli Arcangeli Michele e Gabriele. Fondato nel XIV secolo durante il regno dei re Dragutin e Milutin, presumibilmente dal comandante Vlašský Radulov I Černy, genero del principe Lazar, è stato più volte distrutto e ricostruito.
Nei primi anni del 1930 è stato abate del monastero l’ex vescovo di Sumy Mitrofan (Abramov; 1876-1944), che andò in esilio nella giurisdizione della Chiesa ortodossa serba. Ha fondato presso il monastero la scuola di musica sacra.
Il 19 novembre 2009, nel cimitero del monastero, secondo la sua volontà, è stato sepolto il Patriarca di Serbia Paolo (1990-2009).
Sono sepolti nel cimitero anche il Patriarca serbo Demetrio (1920-1930), i rappresentanti della Casa Reale degli Obrenovič, il comandante Vasa Charapich, eroe della prima rivolta serba, e altri importanti personaggi storici della Serbia.
L’Editto di Milano (Edictum Mediolanensium), risalente all’anno 313 con il decreto degli imperatori Costantino e Licinio, proclamò la libertà di culto nell’Impero Romano. Secondo l’Editto, tutte le religioni furono equiparate nei loro diritti, in modo che il tradizionale paganesimo romano perdesse il suo ruolo di religione ufficiale.
Il decreto ha riguardato soprattutto i cristiani, applicando loro il termine di «Corpus Christianorum», e ha previsto la restituzione di tutte le proprietà che erano state tolte loro durante la persecuzione. Così la Chiesa acquisì lo status di persona giuridica con diritti derivanti dal diritto societario romano.
L’Editto di Milano fu la continuazione dell’Editto emesso dall’imperatore Galerio di Nicomedia nel 311, che dichiarava la tolleranza verso i cristiani, consentiva la costruzione di templi e il culto, e costituì il passo più importante verso la dichiarazione del Cristianesimo come religione di Stato dell’Impero.

Visita al Metochion russo a Belgrado
La Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado è il tempio della Santa Trinità, costruito nel 1924 su progetto dell’architetto russo Valery Stashevski e con il permesso del governo del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, e con la benedizione del Patriarca serbo Demetrio. Nel 1946, alla chiesa fu concesso lo status di Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado ed entrò a far parte del decanato stavropigiale delle parrocchie ortodosse russe nel territorio della Jugoslavia. Nel 1954, per decisione del Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa russa, il decanato fu abolito e tutte le chiese che vi facevano parte, ad eccezione della chiesa della Santa Trinità a Belgrado e della Cappella di Iviron nel cimitero russo, furono trasferite alla Chiesa ortodossa serba. Nel 1957, il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Alessio I visitò il Compound e celebrò la Divina Liturgia.
Durante i bombardamenti della Nato a Belgrado nel 1999, la chiesa della Santa Trinità subì notevoli danni. Nel 2007 è stato completato il restauro e il tempio è stato consacrato dall’allora presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad (oggi Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’).
A partire dal 1950, il rettore della chiesa della Santa Trinità fu una figura di primo piano dell’emigrazione russa, l’arciprete Vitaly Tarasyev, e dopo la sua morte nel 1974 gli successe il figlio Vasily Tarasyev. Dal 1998, il rettore del Compound è l’arciprete Vitaly Tarasyev, nipote del primo abate del tempio.
L’attuale iconostasi della chiesa è stata realizzata dal principe Mikhail Sergej Putjatin. Nel tempio c’è la tomba del generale Pëtr Nikolaevič Wrangel’. Sul territorio del Compound è stata allestita una mostra permanente sulla storia dell’emigrazione russa in Jugoslavia.
Alla chiesa della Santa Trinità è annessa la necropoli russa nel nuovo cimitero di Belgrado.
Rivolgendosi alla comunità russa, Sua Santità il Patriarca Kirill ha detto in particolare: «Con un sentimento molto speciale ho varcato la soglia di questo tempio sacro, un sentimento che ha risvegliato nella memoria le pagine tragiche ed eroiche della vita della nostra gente... che è arrivata qui a seguito degli eventi rivolunzionari e ha trovato una casa... ha iniziato la costruzione della chiesa della Santa Trinità... e ha lavorato per il bene della Serbia così come nella patria ha lavorato per il bene del Paese, ha dato un grande contributo allo sviluppo della cultura, dell’istruzione, della scienza, dell’architettura, dell’ingegneria e in molti altri campi della conoscenza umana e del lavoro umano.
Sappiamo che l’ospitalità fornita ai rifugiati, agli esuli dalla Russia in Serbia è stata senza precedenti in quel frangente. I Paesi alleati, la cui vittoria nella Prima Guerra Mondiale è stata in gran parte dovuta all’eroismo sacrificale del nostro popolo, non sono sempre stati disposti ad accettare i rifugiati con cuore aperto, come invece ha fatto la Serbia. Con queste parole non si vuole incolpare nessuno, ma vogliamo sottolineare la nostra particolare gratitudine al popolo serbo.
Ricordo come, accompagnando Sua Santità il Patriarca Pimen durante la sua prima visita ufficiale alla Chiesa serba dopo la Sua intronizzazione, per la prima volta sono venuto in questo tempio. Ricordo i suoi sentimenti, ricordo come i miei pensieri ripercorrevano le pagine più buie della nostra storia. Ma, in quel periodo, a causa delle circostanze politiche (sia nel nostro Paese che qui), non era consuetudine parlare di queste pagine eroiche e difficili della nostra storia.
Ricordo anche la prima visita in questo tempio, dopo il tragico bombardamento della Jugoslavia. Padre Vitaly mi disse che la Chiesa aveva sofferto e aveva bisogno di grandi riparazioni, praticamente bisognava ricostruirla. Quando aprì la porta della chiesa ed entrai nel tempio e vidi quell’abominio e quella desolazione, che erano la conseguenza del bombardamento barbarico del centro di Belgrado, il mio cuore fu trafitto dal dolore. Per grazia di Dio e con l’aiuto di persone che erano disposte a sostenere la Chiesa russa nel restauro del Compound a Belgrado, è stato svolto un buon lavoro.
In ricordo della mia visita qui, vorrei presentare l’icona della Madre di Dio di Tikhvin con un’iscrizione commemorativa del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’. Stando dinanzi a questa icona e pregando di fronte a lei, ricordate la nostra terra, la Chiesa e il vostro Patriarca.
Che il Signore Vi protegga dalle circostanze del male della vita terrena, rafforzi la vostra fede, Vi doni la pace spirituale, la salute e la gioia nel cuore. Perché la gioia nel cuore è un segno della grazia di Dio - non la gioia transitoria, della quale una persona può stancarsi, ma la tranquilla gioia interiore, che è un riflesso del Regno di Dio. E sappiamo che anche nelle circostanze più difficili, le persone non perdono la gioia perché con loro c’è il Signore».

Anniversario dell’Editto di Milano
Le celebrazioni per il 1700° anniversario dell’Editto di Milano sono iniziate il 5 ottobre nella Cattedrale di San Michele Arcangelo a Belgrado, dove è stata tenuta una dossologia.
In chiesa erano presenti Sua Santità il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, Sua Beatitudine il Patriarca di Gerusalemme Teofilo, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, Sua Santità il Patriarca serbo Ireneo, Sua Beatitudine l’Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro Crisostomo II, Sua Beatitudine l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Geronimo II, Sua Beatitudine l’Arcivescovo di Tirana e di tutta l’Albania Anastasio, Sua Beatitudine il Metropolita di Varsavia e di tutta la Polonia Sava, così come i rappresentanti delle altre Chiese ortodosse locali, tra cui i capi delle delegazioni ufficiali: il metropolita Georgij di Guinea, del Patriarcato di Alessandria, il metropolita di Arcadia Vasilij, del Patriarcato di Antiochia, il metropolita Gerasim di Zugdidi e Tsaishi, del Patriarcato della Georgia, il metropolita Dometian di Vidin, del Patriarcato bulgaro, l’arcivescovo Simeon di Olomouc e Brno, della Chiesa ortodossa ceca e slovacca, locum tenens del trono delle Terre Ceche e della Slovacchia.
Oltre alla delegazione della Chiesa ortodossa russa e al rappresentante della Chiesa russa a Belgrado, nel tempio erano presenti i rappresentanti della Chiesa cattolica romana e del Vaticano, dell’arcidiocesi di Milano e di Belgrado. Tra i presenti al servizio c’erano anche i rappresentanti della Chiesa apostolica armena.
Al termine della dossologia, Sua Santità il Patriarca serbo Ireneo, in particolare, ha osservato che la solenne celebrazione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano, che ha proclamato la libertà di culto nell’Impero Romano, consente all’intera comunità cristiana di «trovare un nuovo modo di cooperazione e, per volontà di Dio, di superare i molti problemi che ci sono ancora».
Anche Sua Santità il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha rivolto ai presenti un discorso, in cui ha sottolineato la particolare importanza dell’Editto di Milano, che ha segnato l’inizio dell’era cristiana in Europa.
A nome del Patriarca serbo Ireneo è stato dato un ricevimento in onore dei Primati e dei rappresentanti delle Chiese ortodosse locali presso il Palazzo del Patriarcato serbo.
Al termine del ricevimento, Sua Santità il Patriarca Kirill si è intrattenuto con la stampa. In particolare, il Primate della Chiesa russa ha parlato del valore storico della promulgazione dell’Editto di Milano: «Siamo venuti qui in comunione di fede per celebrare un evento di grande importanza storica.
Millesettecento anni fa l’imperatore Costantino e il suo co-imperatore Licinio hanno promulgato l’Editto di Milano. Ma esso è passato alla storia come l’Editto dell’imperatore Costantino perché poco dopo la pubblicazione di questo documento, Costantino divenne sovrano assoluto dell’Impero Romano.
In realtà, l’Editto ha equiparato i diritti di tutte le religioni dell’Impero Romano e, in questo senso, sembra molto moderno. Tutte le religioni avevano uguali diritti, ma l’aspetto più importante del documento riguardava la cessazione della terribile persecuzione dell’autorità romana sui cristiani. Essi sono stati reintegrati nei loro diritti e questo ha reso possibile costruire nuove chiese e sviluppare la vita della Chiesa.
Ed è quello che è accaduto: l’Impero Romano, che era nel vuoto ideologico e spirituale, è arrivato a capire che senza la dimensione spirituale si è come in un vicolo cieco, che il paganesimo non aveva dato alcuna prospettiva, e quindi le migliori menti dell’Impero Romano si sono convertite al Cristianesimo. Così, grazie a Costantino il Grande sono state gettate le basi dell’Europa cristiana, che esiste ancora, nonostante il desiderio di molti di abbandonare oggi questa base o addirittura di distruggerla.
In altre parole, dal tempo di Costantino il Grande è iniziata la partecipazione delle persone e della società alla vita ecclesiale, alla stessa cultura. E questo ha portato, come sappiamo, ad Oriente all’Impero bizantino, e ad Occidente all’Impero romano.
È stato un evento di portata globale per tutti i cristiani. Ma Costantino il Grande è nato su questa terra, a Niš, la sua città natale. E così Sua Santità il Patriarca serbo Ireneo, che è stato a lungo vescovo di Niš, ha invitato tutti noi per celebrare insieme questa data memorabile nella città di Niš con la Divina Liturgia».
Lo stesso giorno, presso il Palazzo «Serbia» di Belgrado è stato dato un pranzo ufficiale, offerto dal Presidente serbo Tomislav Nikolič, durante il quale il Capo dello Stato ha avuto una conversazione con i Primati delle Chiese ortodosse e i rappresentanti del cattolicesimo e del protestantesimo, che hanno preso parte alle celebrazioni del 1700° anniversario dell’Editto di Milano.
Nel prendere la parola, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill ha ricordato a Tomislav Nikolič la partecipazione al 1025° anniversario del Battesimo della Rus’. «Ringraziamo Dio per l’opportunità di visitare la terra serba in occasione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano, - ha continuato Sua Santità. - Questa commemorazione è di fondamentale importanza, è stato un punto di svolta nella storia dell’Europa e di tutta la civiltà cristiana».
Il Primate della Chiesa russa ha detto che senza l’Editto di Milano è impossibile immaginare i risultati sorprendenti che le nazioni europee hanno raggiunto con l’aiuto di Dio. «Ecco perché siamo allarmati nel vedere alcune tendenze nella società di oggi: gli appelli ad abbandonare la propria identità storica, la preziosa eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, - ha detto ulteriormente. - La profondità dello spirito umano e gli ideali di fede hanno ispirato i nostri antenati nelle loro opere e la cultura europea. Siamo estremamente preoccupati del fatto che oggi si cerchi di cancellare dalla mente delle persone il concetto di peccato, responsabilità e ragionevole autocontrollo. Si cerca invece di far dominare i principi del permissivismo, dell’edonismo e del consumo sfrenato».
«Noi siamo contro ogni forma di discriminazione per tutelare i diritti e la dignità della persona umana», - ha dichiarato Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, tuttavia egli ha espresso la convinzione che i diritti e la libertà non possono esistere senza la responsabilità dinanzi a Dio e alla società.
Il Primate della Chiesa russa ha anche accennato alla crisi finanziaria globale, che è diventata un serio problema per tutti i Paesi europei. «La più grande recessione degli ultimi decenni non è solo economica e politica, ma anche morale, - ha detto il Patriarca Kirill. - In molti modi, essa è causata dall’avidità umana e dalla spregiudicatezza, dal culto della ricchezza materiale. Il desiderio sfrenato di ricchezza, di arricchimento personale, non consente di sviluppare la dimensione spirituale e priva così la creatività e la capacità di edificazione». Alla luce della crisi morale ed economica, Sua Santità il Patriarca ha detto che occorrono sforzi congiunti dei leader sociali, religiosi e politici per non rimanere indifferenti dinanzi al futuro del popolo europeo.
Per quanto riguarda la situazione nella provincia del Kosovo, il Primate della Chiesa ortodossa russa ha detto: «Nel cuore dei figli della Chiesa ortodossa russa c’è tanto dolore nel vedere la sofferenza dei nostri fratelli che si trovano in Kosovo e Metohija. La popolazione ortodossa della regione dimostra grande coraggio nel rimanere nella propria terra tra le minacce e le umiliazioni, confidando nella preghiera dei loro antenati, che qui hanno eretto numerosi templi e monasteri». La presenza di antichi santuari in Kosovo e Metohija e le preghiere offerte dai confessori moderni della fede danno il loro contributo per il futuro della Serbia, ha detto Sua Santità Vladyka. Egli ha espresso fiducia che il rilascio di garanzie reali per la tutela del patrimonio storico della Chiesa ortodossa serba e la sicurezza degli ortodossi serbi devono essere una priorità nel dialogo politico sul futuro del Kosovo e Metohija.
Al termine dell’incontro, Sua Santità il Patriarca Kirill ha raggiunto la città di Niš, porta d’ingresso tra l’Oriente e l’Occidente.
Nella città natale di San Costantino il Grande è stata celebrata la Divina Liturgia sulla piazza antistante al tempio dedicato ai Santi Costantino ed Elena. Il servizio ha rappresentato l’evento principale della celebrazione panortodossa del 1700° anniversario dell’Editto di Milano.
La Liturgia è stata celebrata dai Primati delle Chiese ortodosse. Hanno concelebrato con i Primati numerosi vescovi e membri delle delegazioni ufficiali delle Chiese ortodosse locali, tra cui la delegazione del Patriarcato di Mosca.
Durante il servizio hanno pregato il presidente della Repubblica di Serbia Tomislav Nikolič, i rappresentanti del Governo serbo, il presidente della Repubblica di Srpska (Bosnia ed Erzegovina) Milorad Dodik , l’ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica di Serbia Alexander Chepurin, l’ambasciatore di Ucraina a Belgrado Viktor Nedopas, l’ambasciatore della Bielorussia a Belgrado Vladimir Chushev, gli altri membri del corpo diplomatico e personalità pubbliche.
Intorno al tempio si sono riuniti migliaia di fedeli. Il servizio è stato tenuto in serbo, slavo, greco, arabo, georgiano, albanese, polacco e ceco. Erano presenti al culto anche i rappresentanti della Chiesa cattolica romana e della Chiesa apostolica armena.
Al termine del servizio, Sua Santità il Patriarca serbo Ireneo ha tenuto un discorso, nel quale ha sottolineato l’importanza della celebrazione del 1700° anniversario della promulgazione dell’Editto di Milano da parte dell’imperatore Costantino, per il quale ora si sono riuniti migliaia di fedeli nella sua città natale.
Il Patriarca Ireneo ha presentato a Sua Santità il Patriarca Kirill e agli altri capi delle Chiese ortodosse locali l’alta onorificenza della Chiesa serba, l’ordine di San Costantino il Grande.
Il premio è stato assegnato anche ai membri delle delegazioni ufficiali delle Chiese ortodosse locali. In particolare, l’ordine è stato conferito al metropolita Hilarion di Volokolamsk e al vescovo Sergej di Solnechnogorsk.
I fedeli riuniti nella piazza hanno ascoltato anche il discorso di Sua Santità il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, il quale ha rilevato che anche oggi, dopo 1700 anni dalla promulgazione dell’Editto di Milano, i cristiani in varie parti del mondo sono perseguitati. In particolare, egli ha espresso preoccupazione per la sorte dei gerarchi cristiani rapiti in Siria - il metropolita di Aleppo e Iskenderun (Alessandretta) Paulos Yazigi, del Patriarcato di Antiochia, e il metropolita siro-giacobita di Aleppo Mar Gregorios Yohanna Ibrahim.

Visita in Montenegro
Il 6 ottobre, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill è arrivato a Podgorica, capitale della Repubblica del Montenegro. Sua Santità Vladyka era accompagnato dal metropolita del Montenegro e del Mare Amfilohiјe e dai membri della delegazione ufficiale della Chiesa ortodossa russa.
All’aeroporto della capitale montenegrina Sua Santità ha incontrato il clero della metropolia del Montenegro e del Mare, l’ambasciatore della Federazione Russa in Montenegro Alexander Nesterenko e altri funzionari.
Rivolgendosi alla stampa, il Primate della Chiesa russa ha osservato, in particolare, che la visita a Podgorica era dedicata in particolar modo alla consacrazione della nuova Cattedrale della Resurrezione di Cristo.
Sua Santità Vladyka ha detto, inoltre, che alcuni anni fa, accompagnando il suo predecessore, Sua Santità il Patriarca Alessio II, si è recato sul luogo dove ora è stata costruita la Cattedrale. Sulle fondamenta della futura chiesa è stata celebrata la Divina Liturgia. «Ricordo l’atmosfera che c’era allora a Podgorica, del tutto comprensibile per noi che venivamo dal periodo di ateismo, - ha detto il Patriarca Kirill. Tra quelli che partecipavano al servizio c’era chi fumava, chi era in piedi con il cappello, chi si chiedeva che cosa stesse succedendo... Ma negli ultimi anni ci sono stati grandi cambiamenti. Si parla spesso di cambiamenti nel nostro Paese, ma essi ci sono stati anche in altri Paesi. E oggi la vita religiosa in Montenegro ci mostra l’esempio di come la gente ortodossa di questo piccolo Paese davvero si rivolge nella preghiera a Cristo. Pertanto, sono particolarmente lieto di partecipare alla consacrazione della Cattedrale e di pregare insieme ai fratelli e alle sorelle della Serbia e del Montenegro».
Poi, il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill ha incontrato il primo ministro del Montenegro Milo Đukanovič presso la residenza del capo del Governo a Podgorica.
L’argomento di discussione ha riguardato i rapporti tra il Montenegro e i Paesi della Rus’ storica. Durante la conversazione si è parlato della storia delle relazioni russo-montenegrine e della loro importanza nell’attuale situazione.
Sua Santità il Patriarca Kirill ha condiviso l’esperienza della Chiesa ortodossa russa nei cambiamenti politici che hanno portato alla formazione nel suo territorio di Stati indipendenti.
È stata rilevata, in particolare, l’importanza di uno sviluppo pacifico e costruttivo della vita della Chiesa ortodossa canonica in Montenegro, comprese le relazioni russo-montenegrine.
Entrambe le parti hanno sottolineato l’importanza del ripristino della piena unità spirituale del popolo del Montenegro e della necessità di superare le divisioni.
Il Primate della Chiesa russa ha elogiato il completamento della Cattedrale della Resurrezione di Cristo, osservando che essa riflette il significativo sviluppo positivo della vita spirituale del popolo del Montenegro.
Milo Đukanovič ha parlato del rispetto del suo Governo per le attività del metropolita del Montenegro e del Mare della Chiesa ortodossa serba e del metropolita Amfilohije in persona.
Durante la visita in Montenegro, il Patriarca Kirill ha avuto un incontro con Sua Santità il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. I due Primati hanno discusso i temi della cooperazione interortodossa e le relazioni tra le due Chiese.
Alla riunione hanno partecipato per il Patriarcato di Mosca: il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, metropolita Hilarion di Volokolamsk, il vicepresidente del Dipartimento, arciprete Nikolaj Balashov, e il segretario per le relazioni interortodosse del medesimo Dipartimento, arciprete Igor Yakimchuk; per il Patriarcato di Costantinopoli: il metropolita Emmanuel di Gallia, il segretario generale del Sacro Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli, archimandrita Bartolomeo (Samaras), e l’arcidiacono Maksim (Vgenopulos).
Alla vigilia della consacrazione della Cattedrale della Resurrezione di Cristo a Podgorica, è stata tenuta un cerimonia solenne nei pressi del tempio, alla quale hanno partecipato i Primati e i rappresentanti delle Chiese ortodosse presenti alle celebrazioni del 1700° anniversario dell’Editto di Milano, così come il Primate, i gerarchi e il clero della Chiesa ortodossa serba, il presidente del Montenegro Filip Vujanović, i membri del Governo del Montenegro: il ministro per la protezione dei diritti umani e delle minoranze Suad Numanović e il ministro della salute Miodrag Radunović, il sindaco di Podgorica Miomir Mugoša, e molti residenti del Montenegro. Tra i partecipanti c’erano anche i membri della delegazione della Chiesa ortodossa russa.
Durante la cerimonia, il metropolita del Montenegro e del Mare Amfilohije ha detto, in particolare, che «la Cattedrale della Resurrezione di Cristo è un richiamo alla libertà di fede avvenuta 1700 anni con l’Editto di Milano». Il significato di questo tempio per la vita del popolo montenegrino è stato sottolineato anche dal presidente Filip Vujanović.
Il nome della città di Podgorica è attestato a partire dal 1326 e si riferisce alla collocazione della città ai piedi di un piccolo rilievo montuoso (Gorica). L’insediamento più antico dell’area è quello di Doclea, a circa tre chilometri dalla città, già noto ai tempi dei greci e dell’Impero Romano. Esso fu il centro del Principato medievale serbo esistito fino al XIII secolo e chiamato di Doclea e poi Principato di Zeta con il regno del Gran Principe Stefan II, che riportò l’Ortodossia in questa terra sulle sponde del Mare Adriatico.
Il centro attuale, invece, nacque nell’XI secolo con il nome di Birziminium, successivamente chiamato in lingua slava Ribnica e soltanto dalla prima metà del XIV secolo Podgorica.
Nel 1864 venne riconosciuta come città appartenente al vilayet di Scutari con il nome turco di Böğürtlen. Nel 1878 il Congresso di Berlino riconobbe l’indipendenza del Montenegro e la città vi venne integrata. Scoppiata la prima guerra mondiale venne occupata dall’Austria-Ungheria, come il resto del Montenegro. Terminato il conflitto entrò a far parte del nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi detto di Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale la città venne bombardata per settanta volte, venendo poi liberata il 19 dicembre 1944. A partire dal 13 luglio 1946 divenne la capitale della Repubblica Socialista del Montenegro, federata alla Jugoslavia, con il nome di Titograd, in onore del maresciallo Tito.
Il 2 aprile 1992 riprese il nome di Podgorica e il 21 maggio 2006 divenne capitale del neocostituito Stato indipendente del Montenegro.
Mosaico Mosaico con l'immagine dell'imperatore Costantino (Basilica di Santa Sofia, Istanbul)


Belgrado Belgrado - Cattedrale di San Michele Arcangelo. Dossologia


Niš Niš - Celebrazione panortodossa nel 1700° anniversario dell'Editto di Milano


Podgorica Podgorica - Cattedrale della Resurrezione di Cristo