La Russia e le relazioni con i popoli dell'Asia. A trecento anni dalla prima missione spirituale in Cina
L’ ortodossia arrivò in Cina per la prima volta nel XVII secolo, quando tra l’Impero russo dei Romanov e la dinastia manciuriana Qing si accesero dei conflitti alle frontiere per il controllo dei territori che attualmente fanno parte dell’Estremo Oriente russo.
Nel 1713 i rapporti vennero formalizzati con la creazione della Missione spirituale russa in Cina. In questo Paese l’ortodossia raggiunse la sua massima fioritura tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo: il suo centro principale fu Harbin, la cui identità allora era fortemente influenzata dai russi. Dopo la Rivoluzione di Ottobre, emigrarono verso la Cina molte persone che non riconobbero il potere dei bolscevichi. Fu allora che nacquero grandi comunità di cristiani anche in altre città della Cina, innanzitutto a Shanghai. All’apice della popolarità dell’ortodossia in Cina vi furono, secondo le stime dei ricercatori contemporanei, più di trecentomila cristiani ortodossi.
Le cose cambiarono nel 1949, quando i comunisti presero il potere in Cina e per afforzare il loro legame con l’Unione Sovietica iniziarono a limitare i diritti della Chiesa. Molti russi a quel punto lasciarono la Cina per trasferirsi negli Stati Uniti, in Australia, e in America Latina. Nel 1957, la Chiesa ortodossa russa riconobbe l’autonomia della Chiesa ortodossa cinese, ma nel 1965, dopo la morte del vescovo di Shanghai Simeon, la Chiesa locale perse la sua guida arcipastorale. Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa nel 1997 decise pertanto che, poiché la Chiesa cinese non aveva una propria guida, fino a una nuova elezione da parte dell’Assemblea della Chiesa locale la cura pastorale di quest’ultima sarebbe stata affidata al Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’.
La religione ortodossa è professata soprattutto nelle regioni di confine con la Russia, lo Heilongjiang e la regione autonoma uigura dello Xinjiang, dove è presente una popolazione russa; vi sono anche piccolissime comunità parrocchiali a Pechino e Shanghai.
Per la prima volta nella storia delle relazioni tra Russia e Cina, si è svolta nella Terra del Sol Levante, dal 10 al 15 maggio 2013 la visita del Primate della Chiesa ortodossa russa, un avvenimento storico in quanto è la prima volta nella storia della Chiesa ortodossa e della Repubblica Popolare Cinese che un patriarca visiti il Paese e viene accolto dal presidente cinese, Xi Jinping. La visita di Kirill potrebbe rappresentare il primo passo verso l’attribuzione all’ortodossia dello status di religione ufficiale in Cina. «Lei è il primo capo religioso della Russia che visita il nostro Paese», avrebbe dichiarato il presidente Xi. «È una chiara dimostrazione dell’elevato livello e dell’ottima qualità delle relazioni tra Cina e Russia».
In passato il Patriarca Kirill ha visitato più volte la Cina in qualità di presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa (1993, 2001 e 2006). Questa volta si è presentato come persona incaricata dal presidente Vladimir Putin: nella parte pubblica dell’incontro, il Patriarca ha ringraziato Xi Jinping a nome del Presidente russo per aver compiuto la sua prima visita all’estero, a marzo 2013, proprio a Mosca.
Intanto, il 13 dicembre si è tenuto a Pechino il convegno russo-cinese «Le tradizioni culturali e storiche russe e le relazioni della Russia con i Paesi della regione Asia-Pacifico». L’evento scientifico è stato organizzato dal Centro della politica mondiale e della diplomazia e dall’Istituto delle religioni del mondo dell’Accademia cinese di scienze sociali, con la partecipazione dell’Accademia diplomatica del Ministero degli esteri russo e con il sostegno della Fondazione «Mondo russo». L’idea della conferenza è stata approvata dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk.
L’obiettivo di questa conferenza è stato quello di esaminare, in particolare, il ruolo della Chiesa ortodossa russa per la comprensione tra i popoli della Russia e dell’Asia. La conferenza ha riunito i maggiori esperti della Russia e della Cina, provenienti da università e centri di ricerca, agenzie governative e testate giornalistiche.
I partecipanti sono stati accolti dal direttore dell’Istituto delle religioni del mondo dell’Accademia delle scienze sociali della Cina, Zhuo Xinping, e dal vicerettore dell’Accademia diplomatica del Ministero degli esteri della Russia, A.V. Lukin. Durante la conferenza sono state presentate relazioni sul ruolo dei fattori culturali e religiosi nello sviluppo della comprensione reciproca tra la Russia e i popoli dell’Asia, sull’ortodossia e le relazioni culturali russo-cinesi, nonché sulla presenza dell’ortodossia in diverse regioni del mondo. Lo scopo principale degli oratori è stato quello di far conoscere alla comunità scientifica cinese le attività della Chiesa ortodossa russa e il lavoro delle sue comunità ecclesiali in Asia, così come il contributo di queste comunità per lo sviluppo sociale dei Paesi asiatici, della loro vita culturale e per il mantenimento della stabilità politica.
La relazione sul ruolo storico della missione spirituale russa a Pechino per lo sviluppo delle relazioni culturali tra la Russia e la Cina è stata tenuta dal capo ad interim del Dipartimento di teoria dello sviluppo sociale in Asia e in Africa dell’Università statale di San Pietroburgo, N.A. Samoilov, e dal ricercatore presso l’Istituto delle religioni del mondo dell’Accademia cinese di Scienze sociali, Chen Kayke. È stata esaminata anche la relazione tra il ministero della missione spirituale russa a Pechino e l’attività in Cina dei missionari gesuiti nel XVIII e XIX secolo.
Il ricercatore dell’Istituto delle religioni del mondo, Zhang Yapin, ha parlato dello stato generale della cultura russa in Cina. Il direttore del Centro delle culture del mondo dell’Istituto internazionale di Studi contemporanei dell’Accademia diplomatica del Ministero degli esteri russo, N.I. Maslakova, ha illustrato il ruolo della Russia e della Chiesa ortodossa russa nel dialogo interreligioso a livello mondiale. Il professore dell’Università pedagogica della Cina, Zhang Baychun, ha parlato dell’influenza dell’ortodossia nella filosofia russa. Il docente della Facoltà di filosofia dell’Università di Pechino, Xu Fenglin, ha condotto un’analisi comparativa tra la filosofia confuciana cinese di Wang Yangming e alcuni filosofi russi.
Il dipendente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, D.I. Petrovskij, nel suo discorso ha parlato della presenza della Chiesa ortodossa russa nei Paesi dell’Asia orientale. Il professore associato presso il Centro per l’Asia orientale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) e presso l’Università statale di Mosca per le relazioni internazionali, O.V. Puzanov, ha presentato una relazione sulla storia e lo stato attuale della Chiesa Ortodossa Autonoma del Giappone. Il professore associato dell’Università ortodossa di studi umanistici San Tikhon di Mosca, A.V. Vishivanyuk, ha riferito sullo stato dell’ortodossia nei Paesi della CSI. Il ricercatore presso l’Istituto delle religioni del mondo dell’Accademia cinese di scienze sociali, Shi Hentanya, ha presentato i risultati di uno studio sulla vita dei cinesi ortodossi in alcune regioni del Paese, condotto dal personale dell’Istituto. Parlando in cinese, il ricercatore presso l’Istituto dell’Estremo Oriente dell’Accademia russa delle scienze, L.A. Afonin, ha illustrato le nuove tendenze della politica religiosa della Repubblica Popolare Cinese sull’esempio delle comunità ortodosse in Cina.
Durante i lavori del convegno, D.I. Petrovskij ha dato al direttore dell’Istituto delle religioni del mondo Zhuo Xinping l’edizione cinese del libro di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill «Libertà e responsabilità: alla ricerca dell’armonia. I diritti umani e la dignità della persona», e l’opera fondamentale pubblicata con la benedizione del presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, metropolita Hilarion di Volokolamsk, «Ortodossia in Cina», i cui testi sono tradotti parallelamente in russo e in cinese.
Il vicerettore dell’Accademia diplomatica del Ministero degli esteri della Russia, A.V. Lukin, ha presentato una relazione analitica sullo «Stato della Chiesa Ortodossa Autonoma Cinese e le prospettive dell’ortodossia in Cina». Dopo la presentazione è seguita una vivace discussione.
Alla conferenza hanno partecipato anche rappresentanti dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi della Cina, varie Università cinesi e Istituti di ricerca, l’Ambasciata russa in Cina e il Centro culturale russo a Pechino.
Per quanto riguarda l'Asia centrale, le vicende storiche che accompagnarono la penetrazione e la conquista di questo territorio da parte dell’Impero russo, hanno origine nell’invasione che popoli nomadi provenienti dall’Asia centrale effettuarono a più riprese nei secoli, sino alla vera e propria occupazione delle terre russe da parte dell’Orda d’Oro, a partire dal 1240, che si prolungò per oltre due secoli. La stabilizzazione del potere a Mosca, portò ad una fase di riconquista dei territori occupati dagli invasori tartari: la presa dei khanati di Kazan’ nel 1552 e di Astrachan’ nel 1556, rappresentò la base per l’espansione ad oriente, che caratterizzò i secoli successivi della storia russa. La conquista della Siberia, a partire dal 1582, comportò l’inizio dell’insediamento in quelle terre desolate di gruppi di popolazione russa, costituita da soldati, contadini, forzati, uomini liberi in fuga, come i vecchi credenti, e dell’acquisizione delle ricchezze ivi presenti. Più a sud, dal Mar Caspio alle steppe kazache, sede dei frammenti dell’Orda d’Oro, si aprirono ai mercanti e viaggiatori russi le nuove vie commerciali, che insidiarono la presenza inglese nella zona. La particolare struttura del potere moscovita, il suo accentramento nella figura dello zar e la mancanza di una articolazione sociale definita, comportarono la preliminare presenza dell’esercito e dei funzionari russi nei territori che via via vennero acquisiti, e solo in un secondo tempo l’ingresso sulla scena di mercanti e viaggiatori indipendenti. La presenza, comunque, del potere centrale fu sempre necessariamente predominante anche nell’estrema periferia orientale dell’Impero che si andava costituendo.
Nel XX secolo, l’imprevista scomparsa dell’Unione Sovietica sconvolse in profondità l’intero profilo geopolitico dell’Asia centrale: la più grande porzione di spazio ex sovietico al di fuori dei confini della Russia si è ritrovata in questo modo frammentata fra cinque regimi autoritari.
Il venir meno del sistema federale sovietico causò il crollo delle economie locali, con un’enorme massa di popolazione più che quadruplicatasi dagli anni Cinquanta del XX secolo a oggi, rendendo la regione una delle più attive del pianeta sul piano migratorio.
La successiva fase postsovietica dell’Asia centrale è stata caratterizzata, altresì, dalla scoperta di nuovi giacimenti di idrocarburi nell’area caspica, un’area strategica circondata dalle principali potenze della scena mondiale: Russia, Cina e Irān. Anche l’India e il Pakistan proiettano qui la loro rivalità tentando di ritagliarsi sfere d’influenza. Tenuto conto dell’acquisizione dell’arma atomica da parte di questi ultimi due Paesi, la regione si presenta, altresì, come la maggiore area d’intersezione al mondo di potenze nucleari, compresi i nuovi tipi di armamenti strategici cinesi. Sebbene non decisiva per gli sviluppi della politica mondiale del XXI secolo, l’Asia centrale si presenterà sempre più quale luogo d’incontro e di scontro delle strategie dei maggiori attori internazionali.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa durante la visita ufficiale in Cina il 10-15 maggio 2013