Messaggio del Patriarca e del Sacro Sinodo. Nel 700° anniversario della nascita di San Sergio di Radonež

Messaggio di Sua Santità il Patriarca Kirill e del Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa russa agli arcipastori, ai presbiteri e diaconi, ai monaci e alle monache e a tutti i fedeli della Chiesa ortodossa russa in occasione del 700° anniversario della nascita di San Sergio di Radonež, Taumaturgo di tutta la Rus'. Il testo del messaggio è stato adottato nel corso della riunione del Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa russa il 25 e 26 dicembre 2013 (Verbale № 131) e annunciato il 26 gennaio 2014 nella Cattedrale di Cristo Salvatore e in tutti i templi della Chiesa ortodossa russa in occasione dell’apertura dell’anno giubilare per il 700° anniversario della nascita di San Sergio di Radonež e durante la visita ufficiale di Sua Beatitudine Giovanni X.

«La mia forza si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9)

«Eminenti arcipastori, reverendi presbiteri e diaconi, venerabili monaci e monache, cari fratelli e sorelle!

Nel 2014 ricorre il 700° anniversario della nascita del grande asceta, lampada di fede e glorioso santo di Dio - il venerabile e nostro padre Sergio, igumeno di Radonež, straordinario taumaturgo.
Il beato Epifanio il Saggio, autore della vita di San Sergio, testimonia che è impossibile descrivere tutti i doni spirituali e i miracoli
del santo, che sono stati compiuti fino ad ora.
Infatti, ogni cristiano ortodosso conosce e ama il taumaturgo di Radonež, venera la sua memoria e onora l'eredità spirituale del Santo. Lo storico dello Stato russo e della Chiesa ortodossa russa, il professor Vasilij Osipovič Kljuchevskij, così ha espresso la percezione del popolo circa l’immagine del Santo: «Chiedete a qualsiasi di queste persone comuni, venute qui [nella Laura della Trinità di San Sergio] con un bastone e una bisaccia da lontano: quando è vissuto San Sergio e che cosa ha fatto per la Rus’ del XIV secolo, pochi di loro vi daranno una risposta soddisfacente; ma sulla questione: che cos’è per loro, lontani discendenti di persone del XIV secolo, e perché ora vengono qui, tutti risponderanno con fermezza e coerenza».
E in questo giorno c’è un flusso continuo di pellegrini che vengono da diversi paesi, città e villaggi per venerare le preziose reliquie del santo di Cristo, che riposa nelle mura del monastero da lui stesso fondato - la Laura della Santa Trinità di San Sergio, ai piedi dell’alto colle Makovsky.
Questo celebre monastero è divenuto nei secoli una vera e propria scuola di pietà, il centro spirituale dei monaci della terra russa. Essi portavano nel loro cuore e sulle loro labbra le verità del Vangelo, rivelando l'immagine vivente di Cristo.
Nella storia dell'Ortodossia la Laura della Santa Trinità di San Sergio non è stata solo una roccaforte della pietà nella Russia nord-orientale, ma ha continuato anche le opere dei santi Antonio e Teodosio delle Grotte di Kiev, i primi monaci russi che hanno portato la regola monastica cenobitica nella nostra Patria e hanno mostrato la vera bellezza dell’umiltà.
Attraverso i suoi discepoli San Sergio è stato il fondatore di molti monasteri. I suoi allievi hanno portato il fuoco della fede, acceso dal cuore ardente del Santo, in tutto il territorio e negli angoli più remoti del Paese, seminando i semi della verità divina e preoccupandosi di come le piantine evangeliche si trasformassero in campi già pronti per la mietitura (cfr. Gv 4, 35) e dessero frutto cento volte tanto (cfr. Lc 8, 8).
I discepoli del santo, imitando la sua umiltà e il duro lavoro, con le proprie mani hanno costruito i templi, hanno costruito le loro celle e hanno formato molte persone alla luce di Cristo. Così essi hanno partecipato insieme ai loro contemporanei al grande patrimonio della cultura cristiana, hanno sostenuto l'unità nazionale, ponendo le basi per la statualità
e aiutando a superare i conflitti.
Si adempirono così le parole del Signore, pronunciate al santo durante la visione profetica degli uccelli celesti: «Come questo stormo di uccelli che tu stesso hai visto, così numerosi saranno i tuoi discepoli, e dopo di te essi dovranno girare, a meno che non vogliano seguire le tue orme».
Essendo un modello di umiltà e di mitezza, il santo igumeno di Radonež, che non cercava la gloria umana, è stato esaltato da Dio stesso, che disse ai Suoi discepoli: «Voi siete la luce del mondo. Non può restare nascosta una città posta sul monte» (Mt 5,14).
Lui, umile operaio nella vigna del Signore, ha sempre evitato onori e simboli di potere, sia laici che ecclesiastici, e anche il suo monastero con la Provvidenza dell'Onnipotente era destinato a diventare il centro di grandi eventi dell'epoca - eventi che per secoli hanno plasmato il destino del nostro popolo e di tutta la nostra terra.
A lui si rivolse per la benedizione il Santo Principe Dimitrij Donskoj, chiedendo il sostegno nella preghiera e la grazia della consolazione prima della battaglia sul campo di Kulikovo. Lui affidava ai principi la missione di cercare la pace con i loro fratelli, e, per grazia di Dio, con la sua parola tranquilla e dolce il monaco riuscì a sottomettere a sé il potere militare e politico dei governanti secolari.
Durante la sua vita, l’igumeno di Radonež divenne anche igumeno di tutta la terra russa, leader spirituale nazionale, il grande starets, ai piedi del quale si inginocchiavano principi e nobili, sacerdoti, mercanti e semplici contadini. Tutto trasformava con il suo amore, tutto sottoponeva alla sapienza che viene dall'alto (cfr. Gc. 3,17).
San Sergio si comportava con autentica libertà spirituale, il suo aspetto esteriore di persona istruita risvegliava nelle persone il bisogno della libertà in Cristo (cfr. Gal 5, 1), e questo influì nello spirito interiore delle persone, che hanno trovato la forza di resistere al giogo straniero.
La tradizione spirituale del monachesimo russo si è in gran parte formata sotto l'influenza di San Sergio di Radonež e ha dato frutti abbondanti nella Vigna del Signore. E nei volti di santi uomini e donne dei secoli successivi, degli starets del deserto di Optina, della dimora di Sarov e di molti altri asceti risplende ancora la stessa luce della grazia di Dio, che è così familiare ai cristiani ortodossi della nostra Patria nell’immagine iconografica di padre Sergio. Sia noi che voi siamo chiamati ad essere i suoi eredi spirituali. Dobbiamo sforzarci di acquisire l'amore per Dio e per il prossimo, la mitezza, la dolcezza e la diligenza, che il Santo ha rivelato a noi.
Come testamento spirituale sono più che mai attuali le parole del santo, che giungono a noi da una pia tradizione: «L'amore e l'unità ci salveranno». Questo è particolarmente vero oggi. Noi - gli eredi della Santa Rus’, che viviamo in Stati diversi, ma che abbiamo una fede comune, la stessa storia e la stessa cultura, - siamo chiamati da Dio ad essere altamente responsabili per la conservazione dei tesori inestimabili della tradizione ortodossa, ereditati dai nostri antenati. Siamo impegnati a mostrare nelle opere e nella vita «l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4, 3), resistendo all'odio di questo mondo.
Anche nei momenti più difficili, nei tempi delle prove e dei grandi dolori, l'igumeno della terra russa è stato per tutti quelli che cercavano il suo aiuto un faro nel mare in tempesta delle passioni della vita, una fonte di conforto e di speranza per la Divina Provvidenza del Signore, che conosce il destino di ogni persona e di tutti i popoli.
Egli non dimenticherà tutti i suoi figli spirituali, sia ora che in tutti i periodi successivi. Nel fare elogio del grande asceta della Chiesa Ortodossa, ricordiamo le parole di Sant’ Epifanio il Saggio, scritte da lui nella Vita del Santo: «Lodiamo San Sergio, non perché ha bisogno di lode, ma perché egli prega per noi, imitando in tutto la sofferenza di Cristo per noi». Sarà lui ad offrire i nostri sospiri di cuore, sperando che alla sua richiesta il Salvatore del mondo ci conceda «nel Giorno del Giudizio, in cui porrà alla Sua destra i giusti e alla Sua sinistra i peccatori, di essere salvati e di ascoltare la voce del Signore Gesù Cristo: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi» (Preghiera di San Sergio di Radonež).

(Traduzione dal russo a cura della redazione)

Icona Icona di San Sergio, abate di Radonež, con un frammento delle reliquie del Santo, scritta in occasione del 700° anniversario della sua nascita nel 2014