La Crimea e l'icona di Galič. Editoriale di Fernanda Santobuono

La celebrazione del 700° anniversario della nascita di San Sergio di Radonež, l’11 maggio 2014, si accompagna in questo tempo di grazia
a molti eventi commemorativi, ma in special modo a quello che possiamo definire l’evento dell’anno: la proclamazione dell’indipendenza della Crimea, l'11 marzo 2014, e la firma da parte del Presidente della Federazione Russa del decreto «Sul riconoscimento della Repubblica di Crimea», il 17 marzo 2014, giorno in cui la Chiesa ortodossa russa celebra la memoria del santo principe Daniele di Mosca (1261-1303), figlio minore di Sant’Alexander Nevskij e antenato di tutti i Principi di Mosca, di coloro che hanno portato la Moscovia a divenire un grande Stato ed un’importante Nazione dell'Europa rinascimentale.
Il ritorno della Crimea alla Russia è secondo Vladimir Putin «una verità storica».
Sia la Crimea che l’Ucraina hanno costituito i confini meridionali dell’Impero russo e, al contempo, hanno rappresentato e rappresentano il terreno su cui germogliò la fede ortodossa, difesa dagli zar al prezzo della loro stessa vita.
Dalla Guerra di Crimea in poi (1853-1856), combattuta per il controllo e la difesa dei luoghi santi nel Vicino Oriente, lo zar di Russia Alessandro II, succeduto a Nicola I, e più tardi suo nipote, Nicola II, sono stati entrambi assassinati.
Non è difficile comprendere, quindi, che la base navale russa di Sebastopoli, sulle coste del Mar Nero in Crimea, non si discosti per importanza storica e strategica da quella di Tartus, in Siria, sulle rive del Mar Mediterraneo, l’unica base militare russa al di fuori del territorio dello proprio Stato. Entrambe vanno difese.
«Il Consiglio Supremo della Repubblica Autonoma della Crimea, sulla base della volontà diretta dei popoli della Crimea, espressa al referendum del 16 marzo 2014 [...], delibera di proclamare la Crimea come Stato indipendente e sovrano - Repubblica di Crimea». Con queste parole semplici ma ricche di significato storico e geopolitico il Parlamento della Crimea ha sancito il ritorno della penisola, definita la «Terra in miniatura» per la bellezza dei suoi paesaggi, alla Russia, il «Cuore della Terra».
Il 18 marzo 2014, nel corso di una solenne cerimonia presso il Cremlino di Mosca, il Presidente della Federazione Russa e le massime Autorità politiche della Repubblica di Crimea hanno firmato il documento di adesione della Crimea e della città a statuto speciale di Sebastopoli alla Russia, «la gloriosa città russa» che «merita di essere venerata», la quale durante l’assedio di Costantinopoli nel 1453 rifornì di viveri l’Impero bizantino.
Distrutta dall'Impero Ottomano, l'antica città di Kherson fu rifondata dall'Impero russo nel 1783. Subì un lungo assedio durante la seconda Guerra di Crimea e nel corso dell’occupazione fascista su ogni metro quadro della sua gloriosa terra fu scagliata una tonnellata e mezzo di metallo micidiale. E già. La città di Sebastopoli (Kherson) fu il luogo in cui avvenne il battesimo del santo principe Vladimir nel 988, quando la Rus' di Kiev conquistò la città durante la prima Guerra di Crimea, dovendo difendere la capitale dell'Impero d'Oriente.
In ricordo dell’adesione della Crimea alla Russia sono state coniate venticinque monete d’argento, che fanno parte della collezione limitata «Crimea 2014». Le monete, che pesano un chilogrammo ciascuna, mostrano da un lato il volto del presidente Putin, che ha dato prova di essere uno stratega e politico molto saggio, dall’altro la mappa della penisola della Crimea con lo stemma della Federazione Russa.
Il 15 luglio 2015, la Chiesa ortodossa russa celebra il 1000° anniversario della memoria di San Vladimir il Grande, fondatore della Santa Rus’, colui che introdusse ufficialmente il cristianesimo ortodosso nella Rus’ di Kiev dopo la sua conversione a Kherson.
Qui, sul luogo di un antico monastero è stata costruita un'imponente cattedrale in suo onore, in occasione del 900° anniversario del battesimo del santo. Nel tempio vi sono sepolte le spoglie dei grandi ammiragli russi e degli eroi della seconda Guerra di Crimea.
Il 15 luglio ricorre anche il 775° anniversario della Battaglia della Neva contro gli svedesi (1240) e delle Crociate del Nord, che si conclusero due anni dopo, il 5 aprile 1242, con la vittoria di Sant’Alexander Nevskij nella famosa Battaglia del Lago Ghiacciato, che pose fine al tentativo di introdurre il cattolicesimo fra i popoli slavi della Santa Rus’. In occasione del 750° anniversario della vittoria di Alexander Nevskij sul lago Peipus, il 5 aprile 1992 è stata coniata una moneta commemorativa.
Entrambe le vittorie di Nevskij ebbero una valenza culturale e politica che sconfinò ben oltre il valore strategico, essendo queste terre al confine con i Paesi Baltici la testimonianza vivente del ricco «Patrimonio del Nord» della Santa Rus’. Difendere questo patrimonio oggi significa preservare l’identità di un grande popolo e di un glorioso Paese, qual è la Russia.
Dopo la vittoria sui Cavalieti Teutonici, Nevskij continuò a rafforzare il Nord-Ovest della Russia inviando delegati in Norvegia per firmare il primo trattato di pace tra la Norvegia e la Rus' nel 1251. Successivamente guidò il suo esercito in Finlandia e sbaragliò gli svedesi che stavano tentando un blocco del Mar Baltico contro i russi, nel 1256.
Egli seppe anche dimostrare di essere un cauto e lungimirante politico nei confronti dei tartari, respingendo i tentativi della Curia papale di causare una guerra aperta tra la Russia e l’Orda d’Oro. Problema che poi fu affrontato dal santo principe Dmitrij Donskoj, figlio spirituale di San Sergio di Radonež, che lo benedisse prima della Battaglia di Kulikovo nel 1380. La vittoria contro i tartari portò al consolidamento della Moscovia e alla sua statualità.
In ricordo della vittoria è stato eretto a Mosca un monumento in onore del valoroso principe Dmitrij, nell’anno in cui si ricorda il 700° anniversario della nascita di San Sergio.
Grazie alle gesta eroiche di Alexander Nevskij, oggi la porzione di terra russa confinante con la Finlandia, la Carelia meridionale e il grande lago di Saimaa, è ricca di antiche tradizioni spirituali e culturali ortodosse.
Dalla Scandinavia, attraverso il Mar Baltico e il Golfo di Finlandia, presero origine la «Via variago-greca» e quella del Volga, che attraverso una serie di canali d’acqua fluviali e marittimi consentivano di raggiungere il Mar Nero e il Mar Caspio, permettendo ai popoli slavi, finnici e baltici della Rus’ di Kiev di arrivare al Mar Mediterraneo e di costruire legami storici con il Monte Athos e l’Impero bizantino, nonché con il Vicino Oriente.
La «Via variago-greca» iniziava in Scandinavia, attraversava il Mar Baltico, entrava nel golfo di Finlandia e risaliva la Neva fino al lago di Ladoga. Da qui, seguendo il corso del fiume Volkhov, attraversava Staraja Ladoga, la prima capitale della Rus', e Novgorod la Grande, per raggiungere il fiume Dnepr presso Gnezdovo, nell’oblast’ di Smolensk. Il viaggio proseguiva fino a Kiev, in Ucraina, e di seguito nel Mar Nero. Navigando lungo la sua costa occidentale le imbarcazioni potevano raggiungere la Crimea e la città di Sebastopoli e infine Costantinopoli.
Dal lago di Ladoga aveva inizio anche la «Via del Volga», che portava nel Vicino Oriente.
Lungo queste vie sono sorti numerosi ed importanti monasteri, eremi e templi, che tuttora rappresentano il patrimonio storico, spirituale e culturale del cristianesimo ortodosso, dal Nord della Russia al Mar Mediterraneo.
A difendere questo territorio c’era come insediamento fortificato nella seconda metà del XIII secolo il principato di Galič. La città fu costruita durante il regno del principe Yuri Dolgoruky, il fondatore della città di Mosca. Il primo principe di Galič fu Kostantin di Kiev, figlio di Yaroslav Vsevolod, fratello di Alexander Nevskij.
Nel 1362, il principato di Galič entrò a far parte del Granducato di Mosca e la città di Galič fu direttamente subordinata al principe Dmitrij Donskoj. Dopo la sua adesione alla città di Mosca, Galič divenne l’avamposto nella lotta contro i tartari, che così non riuscirono mai ad attaccare le terre del Nord della Russia.
In occasione dell’ 850° anniversario della fondazione di Galič è stata coniata nel 2009 una moneta commemorativa. Quest’anno ricorre l’855° anniversario della sua gloriosa storia.
Una storia legata all’icona miracolosa della Madre di Dio di Galič, che apparve al reverendo Abramo di Galič, taumaturgo di Chukhloma, presso il lago di Galič, mentre questi pregava. Quando il discepolo di San Sergio di Radonež rivolse alla Madre di Dio le tenere parole del Vangelo di Luca (1, 43-45): «A che debbo che la Madre del Signore venga a me», Ella rispose: «Abramo! Rimani in questo luogo e sarai salvato». E Abramo credette alle Sue parole.
A noi non è dato discutere sull’esistenza di Dio, ma credere nell’adempimento delle Sue parole. Da ciò scaturisce la nostra fede e il rispetto tra gli esseri umani e i popoli.
Così, la celebrazione del 1000° anniversario della memoria del santo principe Vladimir di Kiev nel 2015 e l’indizione del tanto atteso Concilio Panortodosso nel 2016 saranno l’occasione per rinnovare e rafforzare nella coscienza dei popoli il rispetto verso la propria storia e le proprie radici e di conseguenza proteggere l'unità dei popoli ortodossi. Tanto più se si è di fronte all’obiettivo strategico della Russia di creare uno spazio economico unico dall’Atlantico al Pacifico, verso il quale oggi si pongono inutili linee di demarcazione proprio dove è nata la Santa Rus'.

Fernanda Fernanda Santobuono


Icona Icona della Madre di Dio di Galič (XIV secolo).


«Crimea «Crimea 2014» - Moneta commemorativa


850° 850° anniversario della fondazione di Galič