Icona della Madre di Dio della Tenerezza (XII secolo). «Romanza» di Boris Julianovič Poplavič

Di smeraldo lumeggia il cielo,
Cupa è la città, misterioso il giardino,
Salomè - l'anima dimentica,
Come alla morte era simile la voce tua.

Io rammento, Tu venisti dal tramonto
Con una nera coppa in esili mani.
La sera al canto di bianche acacie
Se ne fuggiva oltre il fiume nelle nubi.

Tutto pareva inutile e strano.
Il nero cavaliere chiudeva gli occhi,
Sulla palude l'orchestra del ristorante
Nell'infinita lontananza navigava.

Spettro dormiente, io non sono capace
Di risvergliarTi, io sono Tuo sogno,
Cantava, chinandosi in basso, Salomè
Sull'acqua della palude all'unisono.

Passerà il tempo, scomparirà di ieri
Lo spettro della terra dalle nere ali.
Ti aspetterò nel castello sulla torre,
Dove una stella in lontananza un canto intona.

Dorata, altra, viva
Indivisa da Te nei secoli,
Dormi mio cavaliere, su Roncisvalle
Sono così belli i fuochi nelle nubi.

Perché tu non conoscessi il dolore,
Ho vissuto felicemente quest'anno,
Getterò la nera coppa nel mare,
Me ne andrò nello splendore delle paludi.

Sui monti sono rosati gli anni,
Tutto il passato è prossimo alla primavera,
Dove sotto la fulgida stella della libertà
Dorme la memoria, nel sonno sorridente.

Boris Julianovič Poplavič

(Romanza, 1929)

Icona Icona della Madre di Dio della Tenerezza (Umilenie) in oro e pietre preziose, con arcangeli, profeti e santi guerrieri. Costantinopoli, fine del XII secolo. Dall'inizio del XV secolo, l’icona è tenuta in Russia e allo stesso tempo è stata decorata con pietre preziose. A metà del XVII secolo, è menzionata nell'inventario della cattedrale della Dormizione del Cremlino tra l’antico tesoro dell’icona miracolosa della Madre di Dio di Vladimir.


Pendente Pendente a forma di croce della seconda metà del V secolo. Dal tesoro di Desana - Torino, Palazzo Madama