La sconfitta del nazismo. Decisivo il ruolo della Russia per liberare l'Europa

Oggi il 20% dei cittadini europei non sa nulla dell’ultima guerra mondiale, e soltanto uno su otto crede che l’esercito sovietico abbia svolto un ruolo decisivo per la liberazione dell’Europa. Da decenni agli europei si fa un lavaggio del cervello per minimizzare il ruolo dell'Urss e della Russia nella storia del XX secolo.
La marcia trionfale della Germania nazista attraverso l'Europa si arenò nell'Unione Sovietica. In quel periodo la potenza della macchina bellica hitleriana era colossale, mentre le possibilità delle forze armate degli Usa e della Gran Bretagna restavano limitate. L'Urss dovette quindi affrontare la maggior parte delle truppe tedesche. Nel 1941-1942 sul fronte russo era concentrato più del 75% di tutte le forze di Hitler, e anche negli anni successivi circa il 70% delle divisioni della Wehrmacht restava sul fronte russo-germanico. Eppure, fu proprio l'Urss a ottenere tutta una serie di vittorie che nel 1943 invertirono il corso della guerra a favore della coalizione antinazista. Entro l'inizio del 1944 la Germania aveva subito gravi perdite, ma restava un avversario forte con ben 5 milioni di uomini e il 75% dei mezzi: 5.400 carri armati e semoventi d'artiglieria, 54.600 cannoni e mortai, più di 3.000 aerei, dislocati sul fronte russo. Anche dopo l'apertura del secondo fronte, il versante orientale restava per la Germania il più importante. Nel 1944 contro l'esercito sovietico combattevano più di 180 divisioni tedesche, mentre le truppe anglo-americane erano contrastate da 81 divisioni.
Sul fronte russo l'intensità dei combattimenti fu particolarmente elevata. Sul totale di 1.418 giorni (quanto è durata la guerra) i combattimenti attivi impegnarono le truppe per 1.320 giorni, mentre in Africa settentrionale la durata complessiva dei combattimenti fu di 309 giorni (sul totale di 1.068) e in Italia di 49 sul totale di 663 giorni. Dal punto di vista geografico, nell'Est la linea del fronte aveva la lunghezza di 4.000-6.000 km - 4 volte di quanto misuravano il fronte nordafricano, quello italiano e quello occidentale messi insieme.
Dall'Armata Rossa furono disfatte 507 divisioni della Germania nazista e cento divisioni dei suoi alleati, cioè 3,5 volte di più rispetto a quanto fecero gli alleati su tutti i fronti della guerra. Sul fronte russo la Germania subì più del 73% di tutte le sue perdite. I sovietici distrussero la maggior parte (75%) dei mezzi della Wehrmacht: 70.000 aerei, circa 50.000 carri armati e cannoni d'assalto, 167.000 pezzi d'artiglieria. L'offensiva dell'esercito sovietico tra il 1943 e il 1945, portata avanti senza interruzioni, avvicinò la fine della guerra, salvando la vita a milioni di inglesi e americani e creando condizioni favorevoli in Europa.
Oltre al proprio territorio, l'Urss liberò il 47% del territorio europeo, gli alleati ne liberarono il 27% e il restante 26% fu liberato con sforzi congiunti dell'Urss e dei suoi alleati. I sovietici liberarono la maggioranza dei popoli schiavizzati dai nazisti, salvaguardando la loro sovranità. Considerando l'attuale assetto dell'Europa (quando esistono, in qualità di Stati indipendenti, Bosnia, Ucraina, ecc.),
l'Urss liberò sedici Paesi, gli alleati ne liberarono nove, di cui sei grazie agli sforzi congiunti. La popolazione complessiva dei Paesi liberati dall'Urss era di 123 milioni di persone, 110 milioni furono liberati dagli alleati e insieme liberarono quasi novanta milioni di persone.
L'Unione Sovietica sconfisse le principali forze del blocco hitleriano, garantendo la resa totale e incondizionata della Germania e del Giappone. Le sue perdite umane superano di alcune volte quelle degli altri Paesi (anche presi nell'insieme): 27 milioni di cittadini sovietici contro 427mila americani, 412mila britannici e 5 milioni di tedeschi. Durante la liberazione della Polonia l'esercito sovietico perse 600.212 uomini, di cui 541.029 furono uccisi o morirono a causa di ferite e malattie. In Ungheria perse 140.004 persone e quasi altrettanto in Cecoslovacchia, 69.000 in Romania, 8.000 in Jugoslavia, 26.000 in Austria, più di 1.000 in Norvegia e circa 2.000 in Finlandia. Durante i combattimenti in Germania (compresa la Prussia Orientale) le perdite dell'Urss ammontarono a 101.961 persone, di cui morirono 92.961. Oltre ai 27 milioni di morti, decine di milioni di cittadini russi furono feriti e mutilati. Entro l'inizio della guerra (22 giugno 1941) nell'Esercito e nella Marina dell'Urss erano arruolati 4.826,907 militari. In 4 anni di guerra furono mobilitati ancora 29.574,900 persone. Considerando le formazioni paramilitari e i militari di carriera, questa cifra sale a 34.476,752 persone (in Germania, Austria e Cecoslovacchia, nel 1939, c'erano 24,6 milioni di maschi di età compresa tra 15 e 65 anni).
La Russia perse un terzo dei suoi beni: 1.710 città e paesi, più di 70.000 villaggi, 6 milioni di edifici, 32.000 aziende e 65.000 km di ferrovie.
Ogni Paese ha apportato un suo contributo alla vittoria sul nazismo. Questa missione storica determina l'influenza degli Stati nel mondo postbellico e il loro peso nella politica internazionale, pertanto nessuno dovrebbe dimenticare o travisare volutamente il ruolo della Russia nella Grande Guerra Patriottica.

(Testo tratto dal sito dell'agenzia internazionale «Sputnik»: www.itsputniknews.com)
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