Alle radici dell'era spaziale. Ricordando il professore Konstantin Tsiolkovsky
Per tutta la sua vita il grande uomo della scienza, padre della missilistica e futurologo Konstantin Tzjolkovskij, ha sognato che, grazie al suo lavoro, l’umanità avrebbe progredito almeno un pò. Oggi possiamo dire che il suo sogno si è sicuramente avverato: grazie al suo lavoro filosofico e scientifico l’umanità ha posto le basi per incominciare ad avverare il suo sogno più recondito, l’esplorazione e la conquista dell’universo; un esito ineluttabile
di un percorso storico che ha visto l’uomo diventare sempre più consapevole e responsabile del proprio destino cosmico o - per usare la terminologia di Vladimir Vernadskij - la naturale conseguenza del passaggio dalla biosfera alla noosfera. Nel complesso del monumento ai «Conquistatori dello spazio» a Mosca, eretto nel 1964 per celebrare il settimo anniversario del lancio dello «Sputnik 1», si trova la statua di Tsiolkovsky. Una poesia in lingua russa sulla parte anteriore della base in pietra recita così: «La ricompensa per i nostri sforzi è stato che, dopo aver trionfato l’oppressione e l’oscurità, abbiamo forgiato ali di fuoco per la nostra terra e il nostro secolo». Quest’anno ricorre l’80° anniversario della sua morte e... dell'inizio dell'era spaziale.
Nato a Izhevsk il 17 settembre 1857 e morto a Mosca il 19 settembre 1935, il professore Konstantin Tsiolkovsky può essere considerato il padre della missilistica e astronautica moderna. Nel 1883 pubblicò sulla rivista russa «Lo spazio cosmico» dei calcoli sulla propulsione dei razzi nel vuoto. I suoi studi lo portarono a pubblicare nel 1903 il trattato «Esplorazione dello spazio cosmico per mezzo di motori a reazione», dove predisse la propulsione multistadio dei missili con proposte di modelli di missili, la propulsione criogenica utilizzante come propellenti l’idrogeno e l’ossigeno liquidi, le equazioni di base per il volo nel cosmo di missili per raggiungere la Luna o altro corpo celeste e relativi calcoli delle velocità di fuga dalla terra o da altro corpo celeste del sistema solare.
Negli anni ‘20 l’ingegnere Fridrikh Zander continuò gli studi del suo maestro e realizzò un missile a benzina e ad aria compressa. Fondò il gruppo GRID, costituito da otto elementi, tra i quali Sergej Korolëv, il più grande progettista di razzi sovietici, che allora si proponeva di investigare sui motori ed il volo a reazione. Nel 1933 insieme a Korolev lanciarono il loro primo razzo a propellente liquido.
Dopo la Seconda guerra mondiale l'ingegnere aeronautico Valentin Glushko riuscì a realizzare il primo propulsore a Kerosene e ossigeno liquidi sovietico, l’RD-100, che divenne in seguito la tipologia di motore più utilizzato.
A fondamento dei lavori di Tsiolkovsky c'era una visione del mondo altrettanto importante e significativa ma meno conosciuta, la filosofia cosmista, che lo rendono d’ufficio un esponente di primo piano del cosmismo.
Egli nacque da una famiglia della classe media. All’età di nove anni Konstantin prese la scarlattina e subì delle forti menomazioni all’apparato uditivo che in seguito non gli avrebbero permesso di proseguire regolarmente gli studi alle scuole elementari.
Poco dopo perse la sua amata madre, lutto che contribuì a renderlo sempre più chiuso in se stesso. Cominciò poi ad imparare da autodidatta, studiando i libri della biblioteca del padre, interessandosi di matematica e fisica. Tsiolkovsky ricorda così quel periodo: «C’erano pochissimi libri, e non ho avuto nessun insegnante, quindi ho dovuto creare e ideare piuttosto che assorbire e assimilare da altri. Non ci sono stati suggerimenti, nessun aiuto da qualunque parte; c’erano tantissime cose che non riuscivo a capire in quei libri, e ho dovuto comprenderle tutte da solo. In poche parole, l’elemento creativo, l’elemento di auto-sviluppo e di originalità, erano predominanti».
All’età di sedici anni il padre lo inviò a Mosca per completare la sua formazione con un’educazione privata. Qui il giovane Konstantin cominciò a frequentare per tre anni, ininterrottamente, la biblioteca della città dove lavorava Nikolaj Fëdorov, il fondatore del pensiero cosmista. Il «Socrate di Mosca» l’avrebbe aiutato nello studio della matematica e nella sua formazione culturale riservandogli i migliori libri della biblioteca. Questo, nelle parole di Konstantin, il ricordo del loro primo incontro: «Successe in una delle mie prime visite. Sono entrato ed ecco quello che vidi: una decina di persone, soprattutto studenti, si affollava intorno al bibliotecario. Ero timido. Rimasi lì in attesa che il bibliotecario si liberasse. Ebbi il tempo di osservarlo: una testa calva, intorno ad essa scendevano riccioli bianchi, le sopracciglia erano di color carbone-nero e, sorprendentemente, aveva degli occhi energici. Sembrava sulla cinquantina, ma aveva movimenti giovanili - veloci e taglienti. Quando l’ultimo studente ebbe finito, il bibliotecario mi notò e fece cenno di avvicinarmi. A quanto pare avevo un’espressione nervosa, perché mi sorrise in modo incoraggiante. Se solo aveste potuto vedere il suo sorriso! Lo cambiò e lo illuminò tutto in una volta. Era così affabile e aperto, similmente al modo in cui un padre sorride ad un figlio o un fratello al proprio fratello. Ma questa era la prima volta che mi aveva visto.
Fui subito riempito di affetto per lui e, avendo dimenticato la mia precedente timidezza, gli andai incontro. Egli mi chiese allegramente: “Cosa vuoi leggere?”. “Dammi, se puoi, ‘La storia della guerra dei contadini’”. “Questo libro è proibito”. “Può parlare più forte, per favore? Non la sento bene”. “Il libro è proibito!”. Le parole suonarono così dure, come per dire: “Guarda con che tipi di lettori abbiamo a che fare - vogliono anche i libri proibiti!”. Ma i suoi occhi erano allegri e sorridenti. Non c’era molta gente in giro e non sapevo cosa dire. Se ne andò da qualche parte, tornò in fretta, e mi porse un libro. Gli chiesi: “Cos’è?”. “‘La storia della guerra dei contadini’”. “Ma non è proibito questo libro?”. “Prendilo!”».
Non si sa comunque molto di più in merito al rapporto intercorso tra i due, non sappiamo se discussero mai di esplorazioni spaziali o se Tsiolkovsky sottopose al vecchio filosofo la prima storia di science fiction che andava scrivendo e che sarà pubblicata solo molti anni più tardi. Di certo alcune idee di Fëdorov, soprattutto la sua propensione cosmica che si esprimeva nella conquista dello spazio e nella volontà di regolamentazione «tellurico-solare» della natura attraverso il lavoro creativo dell’uomo, trovarono convinta accoglienza in Tsiolkovsky, che si è prodigato per tutta la vita a dare loro un fondamento tecnico-scientifico. E benché in seguito Tsiolkovsky prenderà le distanze dalla visione filosofica complessiva di Fëdorov, da lui assorbe definitivamente l’idea che la vera casa dell’uomo debba essere nell’universo; Tsiolkovsky si definirà cittadino del cosmo e si dedicherà anima e corpo a gettare le fondamenta per la conquista dello spazio, guidato da un profondo senso di ottimismo e fiducia nelle capacità umane. «L’uomo non resterà sempre sulla Terra, la ricerca della luce e dello spazio lo porteranno a penetrare i confini dell’atmosfera, dapprima timidamente, ma alla fine a conquistare l’intero sistema solare».
Fu negli anni della permanenza a Mosca, tra il 1873 e il 1876, che cominciò a germogliare nella mente di Tsjolkovsky l’idea che non l’avrebbe mai più abbandonato per il resto della sua vita, la possibilità di esplorare le distese infinite del cosmo. A quel tempo il giovane Konstantin aveva già pensato di raggiungere le velocità cosmiche utilizzando gli effetti della forza centrifuga. Egli ricorderà così i momenti in cui per la prima volta provò la vertiginosa ebbrezza di avere a portata di mano le sterminate steppe galattiche: «Ero emozionato e sbalordito a tal punto che non riuscii a dormire per tutta la notte; vagai per Mosca e continuai a pensare alle grandi conseguenze della mia scoperta. Ma già dalla mattina mi convinsi che la mia invenzione non era sostenibile. La delusione fu intensa tanto quanto era stato l’incanto precedente. Quella notte lasciò un’impronta che è durata per tutta la vita; trent’anni dopo mi capita ancora di sognare che mi sto sollevando verso le stelle nella mia macchina e provo la stessa gioia, come ho fatto quella notte indimenticabile».
Raggiunta l’età adulta, Tsiolkovsky diventerà insegnate di scuola e dopo la rivoluzione bolscevica, ottenuto un aiuto economico diretto dallo Stato per il sostentamento della sua ricerca scientifica, potrà dedicarsi esclusivamente ai suoi lavori, continuando ad essere uno scienziato autodidatta sui generis, passando la maggior parte della propria vita in una casetta immersa nella natura vicino alla piccola cittadina di Kaluga, oggi un importante centro siderurgico per la costruzione di materiale ferroviario nel Rialto centrale russo.L’eredità di Tsjolkovsky consiste in più di 400 opere scientifiche tra saggi sulla dinamica dei razzi e disegni sui missili, problemi di geofisica ed astronomia, calcoli e previsioni, investigazioni su problemi di fisica, come le proprietà della materia, l’energia e la struttura dell’atomo; studi di ingegneria energetica e lavori di geologia, geochimica e biologia; sono altrettanto significative le sue opere di carattere filosofico e i suoi romanzi di science fiction sui viaggi interplanetari. Anzi, è in questi ultimi racconti di fantascienza - a cui Tsiolkovsky attribuiva un’importanza fondamentale - che si riesce a comprendere la sua visione del mondo, l’idea che gli ha fatto da fondamento per tutta la vita, e che ha dato nutrimento e linfa ai suoi lavori più strettamente scientifici; sarà lo stesso Tsiolkovsky a sottolineare con forza quest’aspetto: «All’inizio c’è necessariamente un’idea, una fantasia, una fiaba, e poi vengono i calcoli scientifici; alla fine l’esecuzione corona il pensiero. Il mio lavoro ha a che fare con la fase centrale della creatività. Più di chiunque altro, sono consapevole del baratro che separa un’idea dalla sua realizzazione, perché per tutta la mia vita ho fatto non solo molti calcoli, ma ho anche lavorato con le mie mani. Ma ci dev’essere un’idea; l’esecuzione dev’essere preceduta da un’idea, i calcoli precisi dalla fantasia».
Fin dall’inizio il problema più pressante di Tsiolkovsky fu quello di trovare un metodo per superare la forza di gravità della Terra. Quando aveva 15 anni imparò su un libro di testo di fisica che per farlo era necessario sviluppare una velocità di almeno 28 mila chilometri all’ora. Ma Tsiolkovsky non sapeva che forma dovesse avere questo veicolo volante.
Arrivò alla soluzione diversi anni dopo quando nel 1903 pubblicò la sua opera scientifica più importante, «L’esplorazione dello spazio cosmico per mezzo di dispositivi a reazione», nella quale spiegava in dettaglio la sua idea, descrivendo, tra le altre cose, la relazione matematica - oggi comunemente nota come «formula di Tsiolkovsky» - relativa al movimento di un razzo ideale con la sua massa, la massa del carburante e la velocità di scarico. «Come mezzo d’investigazione dell’atmosfera, propongo un dispositivo a razzo, ma di dimensioni immense e costruito in modo particolare. L’idea non è nuova, ma i calcoli ad esso relativi sono così sorprendenti che sarebbe un delitto non parlarne. (...) Un razzo-missile può allontanarsi dalla Terra, navigare nello spazio interplanetario e nello spazio interstellare, visitare i pianeti e i loro satelliti, anelli, o altri corpi celesti, e poi tornare a Terra. L’unica condizione è che ci sia abbastanza propellente».
Due decenni prima che Robert Goddard lanciasse il primo razzo a propellente liquido al mondo, Tsiolkovsky aveva pensato di alimentare il motore del razzo con una miscela di ossigeno e idrogeno liquido; una miscela che ancora oggi è considerata come il propellente più efficiente per i razzi. Non deve quindi sorprendere che la dinamica dei missili sia una scienza del XX secolo i cui principi fondamentali si ritrovano quasi tutti nei libri di Tsiolkovsky.
Il padre della missilistica era consapevole dell’importanza dei suoi lavori, che considerava come le fondamenta di un percorso entusiasmante, i cui sviluppi futuri erano difficilmente immaginabili: «Il mio lavoro non si occupa di tutti gli aspetti del problema e non cerca di proporre la sua realizzazione concreta, ma attraverso la nebbia del tempo si può discernere nel futuro le più belle ed emozionanti prospettive, che oggi quasi nessuno oserebbe sognare».
Egli non ha mai detto una parola sulla possibilità di utilizzare questi razzi come mezzi di attacco per scopi bellici, per lui tutto era per il bene dell’umanità, per l’ulteriore progresso della scienza, per padroneggiare le leggi della natura. Tsilkovsky riconosceva solo una forma di guerra, la guerra contro l’ignoranza e l’imperfezione della natura e dell’uomo. «È necessario lottare contro la pressione dei gas, i raggi assassini del sole, l’imperfezione della natura dell’uomo e delle piante. È inevitabile che l’umanità debba lottare per il benessere, per la conoscenza e la perfezione degli esseri umani, e così via».
Uno degli obiettivi finali di tutta la sua ricerca missilistica era quello di trovare la soluzione scientifica al problema dei viaggi nel cosmo, e di dotare l’umanità di un metodo tecnico affidabile per padroneggiare lo spazio all’interno del sistema solare. Per raggiungere questo scopo «dobbiamo cominciare a studiare, come primo passo, le principali leggi che regolano l’universo. Per farlo, dobbiamo avere esperienza diretta dell’universo che sarà possibile solo una volta che vivremo nello spazio. Per dare inizio a questo lungo periodo della nostra evoluzione, dobbiamo progettare grandi razzi spaziali con equipaggio». Per Tsiolkovsky, l’esplorazione spaziale ha un significato epocale nella storia dell’umanità e rappresenta l’inizio di una nuova fase evolutiva dell’uomo: «Il primo volo spaziale sarà l’inizio non solo della nuova era dell’esplorazione dello spazio; sarà l’inizio della cultura spaziale nella storia dell’umanità; sarà l’inizio della nostra evoluzione verso la felicità».
Il volo interplanetario avrebbe offerto infinite possibilità per la ricerca scientifica. L’immenso laboratorio della natura sarebbe diventato di più facile accesso, e sarebbe diventato più semplice comprendere cosa vi accadeva. Anche ai tempi di Tsiolkovsky era pieno di scettici e di coloro che si rifiutavano di accettare la corsa senza sosta del lavoro creativo dell’uomo, ponendogli davanti limiti ritenuti invalicabili; a loro pensava Tsiolkovsky quando scriveva: «C’è stato un tempo - non molto tempo fa - quando la possibilità di conoscere la composizione dei corpi celesti veniva considerata senza speranza dal meglio degli scienziati e dei pensatori. Ora quel tempo è passato e andato. Ma penso che oggi l’idea di un più vicino e diretto studio dell’universo sarebbe considerata ancora più folle. Mettere il piede sul suolo di un asteroide, sollevare con una mano un sasso sulla superficie della luna, stabilire basi orbitali nello spazio, creare anelli abitati intorno alla Terra, alla luna e al sole, osservare Marte da una distanza di pochi chilometri, posarsi su uno dei suoi satelliti o anche sul pianeta stesso - può esserci qualcosa di più pazzo? Ma l’impiego dei dispositivi a razzo aprirà una nuova era in astronomia - l’era di uno studio più approfondito del cielo. Che l’enorme forza di gravità ci paia più terribile di quanto dovrebbe essere? (...) Un proiettile di artiglieria sparato ad una velocità di 2 km/sec non ci meraviglia. Perché, allora, dovrebbe inspirarci terrore un proiettile che viaggia ad una velocità di 16 km/sec e lascia per sempre il sistema solare per l’infinito, dopo aver superato la gravità della terra, del sole e dell’intero sistema solare? Sono i numeri 2 e 16 così lontani? Quest’ultimo è solo 8 volte superiore al primo. Se un’unità di velocità è raggiunta, perché non può essere l’8 questa unità? Non osserviamo un progresso e uno sviluppo mozzafiato in tutte le cose? (...) Erano così lontani i tempi in cui le nostre nonne erano terrorizzate a muoversi sul terreno ad una velocità di dieci km/h? E non è vero che le automobili al giorno d’oggi si muovono ad una velocità di 100-200 km/h, cioè dieci, venti volte più velocemente che ai tempi di Newton? Erano così lontani i tempi in cui qualsiasi altra forza che non fosse quella dei muscoli, del vento e dell’acqua pareva contro natura? Una volta che si è partiti, non si finisce mai!».
Nelle sue opere tecnico-scientifiche Konstantin Tsiolkovsky ha anche gettato le basi di una disciplina fisica che in seguito sarà definita come quella della «gravità zero». Tsiolkovsky aveva compreso che l’ambiente spaziale non avrebbe ucciso un essere umano ed era sicuro che l’uomo sarebbe riuscito ad adattarsi allo spazio e sarebbe riuscito a neutralizzare gli effetti pericolosi dell’assenza di gravità. «Abbiamo intrapreso il nostro viaggio cosmico con un interrogativo radicato nell’infanzia della nostra specie e che ogni generazione si è sempre riproposto, con meraviglia immutata: ‘Cosa sono le stelle?’. L’esplorazione è nella nostra natura. Abbiamo cominciato come viandanti, e lo siamo ancora oggi. Abbiamo indugiato abbastanza lungo le rive dell’oceano cosmico. Siamo finalmente pronti a salpare per le stelle».
Negli anni ’20, nella Russia sovietica, Tsiolkovsky pubblicò un’ardita scaletta in sedici punti che, in ordine cronologico, prefiguravano le tappe che la civiltà umana avrebbe percorso nella conquista del sistema solare, prima che la sua stella, il sole, si fosse spenta. Il primo passo era l’utilizzo di aerei a razzo, poi la costruzione di serre orbitanti per l’allevamento delle piante e di grandi habitat orbitali intorno alla Terra; in seguito l’uso della radiazione solare per la produzione di cibo, per il riscaldamento degli ambienti spaziali e per il trasporto in tutto il sistema solare; poi, in successione, la colonizzazione della fascia degli asteroidi e di tutto il sistema solare, mentre sulla Terra si avviava la realizzazione della perfezione individuale e sociale. Nel momento in cui si verifica una condizione di sovraffollamento del sistema solare, sarà necessario proseguire con la colonizzazione della Via Lattea fino a quando, per via della progressiva morte del sole, anche le persone rimaste nel sistema solare si sposteranno verso altre stelle. Così per Tsiolkovsky, «con ogni probabilità, la parte migliore dell’umanità non morirà mai, ma si muoverà da sole a sole parallelamente alla loro estinzione. Tra molte decine di milioni di anni l’umanità potrebbe vivere vicino ad un sole che oggi non è neppure accesso ma esiste solo in embrione, in forma di materia nebulosa progettata per l’eternità e per alti scopi».
Altre teorie del pioniere della missilistica sui viaggi e le esplorazioni spaziali prevedevano la creazione di stazioni orbitali alimentate da energia solare e un ascensore orbitale che avrebbe ridotto notevolmente i costi di trasporto dalla Terra allo spazio.
Da queste brevi informazioni sui lavori di Tsiolkovsky, da quelli tecnico-scientifici a quelli di futurologia, si capisce come molti ingegneri missilistici che hanno segnato la storia dell’astronautica a livello mondiale, da Wernher von Braun a Sergej Korolev, lo abbiano considerato come una stella polare che gli ha indicato la direzione da seguire. Per esempio, anche il noto scienziato tedesco e ricercatore della propulsione a reazione nello spazio, Hermann Oberth, non resistette a comunicargli, nel 1929, le seguenti parole: «Voi avete acceso un fuoco, e noi non lo lasceremo morire, ma compieremo ogni sforzo per far sì che il più grande sogno dell’umanità si avveri».
Ma Tsiolkovsky sarà soprattutto la pietra angolare su cui sarà edificata la scienza spaziale e missilistica sovietica, che raggiungerà primati indiscussi a livello mondiale, il più famoso dei quali fu l’invio del primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin. Oltre che su Koroljov, Tsiolkovsky ebbe infatti un enorme influenza anche su un altro grande ingegnere aeronautico sovietico. Nell’autunno del 1923, ricevette una lettera da un ragazzino allora quindicenne, Valentin Glushko, che gli chiedeva le copie dei suoi scritti tecnico-scientifici. Seguirono diversi anni di corrispondenza; il giovane Valentin sarebbe poi cresciuto fino a diventare il padre del razzo a propulsione sovietico.
Tsiolkovsky - conformemente all’importanza che aveva sempre attribuito alla fantasia e alla diffusione di una cultura popolare favorevole all’esplorazione spaziale attraverso le sue novelle di science fiction - negli ultimissimi anni della sua vita fu consulente di uno dei primi film di fantascienza del cinema sovietico, «Viaggio cosmico», diretto dal regista Vasilij Zhuravlev; il film sarebbe uscito nel 1936, solo quattro mesi dopo la morte di Tsiolkovsky. La storia narra l’avventuroso viaggio verso la luna di un’equipe sovietica che, contro lo scetticismo dei propri colleghi e solo dopo aver superato numerose difficoltà, riuscirà ad atterrarvi e a fare ritorno sulla Terra sana e salva; gli astronauti sovietici dell’equipe saranno poi accolti entusiasticamente in una Mosca dagli scenari architettonici futuristi e celebrati come gli eroi che hanno finalmente aperto la strada per il cosmo all’umanità. Una decina d’anni prima, sempre in Unione Sovietica, era uscito il film di fantascienza «Aelita: la regina di Marte», ma il film del 1936 lo superava per certe caratteristiche peculiari dovute al contributo unico ed inimitabile di Tsiolkovsky, espressosi sia nell’esattezza e nella meticolosità delle ricostruzioni tecniche - dalla navicella spaziale «CCCP1 - Josef Stalin» ai materiali usati dagli astronauti durante il viaggio - sia per il potenziale utopico e mobilitante contenuto nella pellicola. Nel suo racconto sulla realizzazione del film, il regista Zhuravlev ricordò la collaborazione che ebbe con Tsiolkovsky e come fu impressionato dalla pazienza e dalla perseveranza con la quale il grande vecchio valutava tutte le bozze della sceneggiatura e preparava gli schizzi dell’astronave, i modelli e le formule matematiche. Per Tsiolkovsky, che aveva sognato di viaggiare nello spazio per tutta la vita, il film del giovane regista Zhuravlev ha rappresentato forse l’ultima occasione per dimostrare al mondo che la fantasia e la scienza sono i due strumenti fondamentali ed inseparabili di cui dispone l’uomo per raggiungere le stelle.
Considerando l’universo, e l’uomo in particolare, come un complesso regno di atomi immortali, Tsiolkovsky giunse a considerare la morte solo come un’illusione dovuta alla debolezza della mente umana. Dato che l’esistenza dell’atomo e della materia inorganica non è segnata dalla memoria o dal tempo, non ci può essere un inizio o una fine alla loro esistenza, quindi neanche nessuna «morte», così come comunemente intesa. Essi si fondono, da una vecchia vita, in una nuova vita «soggettiva, ininterrotta e felice». Secondo Tsiolkovsky, questa percezione dell’universo avrebbe portato gioia assoluta all’umanità, perché «il cosmo contiene solo gioia, soddisfazione, perfezione e verità». La «morte» quindi non esiste perché i singoli atomi non muoiono; muore solo il particolare regno in cui esistevano e che ha cessato di funzionare.
Mosso anche da queste considerazioni, Tsiolkovsky arrivò alla conclusione dell’inevitabile esistenza d’intelligenze extraterrestri nell’universo, che potrebbero senz’altro aver sviluppato forme più alte e perfette di vita: «Milioni di miliardi di pianeti esistono da tanto tempo, pertanto i loro animali hanno raggiunto una maturità che noi raggiungeremo in milioni di anni della nostra futura vita sulla Terra. Questa maturità si manifesta con un’intelligenza perfetta, con una comprensione profonda della natura, e da un potere tecnologico che permette a questi abitanti del cosmo di accedere ai pianeti dell’universo». Per Tsiolkovsky «non c’è fine alla vita, alla ragione e alla perfezione del genere umano. Il suo progresso è eterno».
È di questi giorni la notizia secondo cui il miliardario russo Jurij Milner investirà 100 milioni di dollari per la ricerca di una civiltà extraterrestre. Nel progetto, cui è stato assegnato il nome «Breakthrough Listen», saranno coinvolti alcuni dei fisici e degli astronomi più illustri del pianeta: da Stephen Hawking a Martin Rees, da Frank Drake, che nel 1960 aveva lanciato il primo progetto di questo tipo e che sarà il coordinatore di questo progetto, a Geoff Marcy. Venticinque in tutto le persone impegnate che opereranno con due giganteschi radiotelescopi e un terzo telescopio sensibile per le radiazioni laser. Il miliardario russo ha dichiarato che il suo programma coprirà una superficie celeste dieci volte superiore rispetto a tutte le ricerche precedenti. Saranno inoltre elaborate frequenze radio cinque volte superiore rispetto ai tentativi precedenti, mentre la velocità di elaborazione dei dati sarà superiore di ben 100 volte.
Milner è appassionato dello spazio sin dall’infanzia. È stato chiamato Jurij proprio in onore di Jurij Gagarin, il primo astronauta russo inviato nello spazio. Egli ha spiegato che nell'ambito del progetto sarà creato un network che in un solo giorno potrà elaborare una quantità di dati più grande di quella che nel passato gli scienziati erano in grado di elaborare nel giro di un anno. Il miliardario spera che già nei prossimi dieci anni gli astronomi riusciranno a captare dei segnali provenienti non solo dalla nostra galassia, ma anche da un centinaio di altre. Sarà un ricerca multinazionale, aperta, caratterizzata dalla totale trasparenza e dall’interscambio dei dati.
Dal canto suo, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha detto che la città e il centro di ricerca che sorgeranno nei pressi del cosmodromo Vostochnij, in costruzione nella regione dell'Amur, in Estremo Oriente russo, si chiameranno Tsiolkovskij, in onore del pioniere della teoria astronautica.
Il professore Konstantin Tsiolkovsky
«Passeggiata spaziale» dei cosmonauti russi Gennady Padalka e Mikhail Kornienko
L'astronauta Gennadij Padalka
Lancio della Soyuz TMA-16M