Armenia - La Turchia incita alla guerra

Yerevan, 12 ottobre 2020 - Nell'incontro odierno con i diplomatici stranieri accreditati nel Paese, il premier armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che le operazioni militari nel Nagorno-Karabakh non sarebbero iniziate senza il via libera della Turchia a prendervi parte.
«È chiaro che questa guerra non sarebbe iniziata se la Turchia non avesse mostrato la sua disponibilità a parteciparvi pienamente e la Turchia non sarebbe stata pienamente coinvolta. Voglio richiamare l'attenzione di tutti noi sul fatto che le ostilità sono iniziate come un proseguimento delle esercitazioni militari azerbaigiane», ha detto il premier Pashinyan.
Tali azioni della Turchia, secondo Pashinyan, riflettono la sua «politica espansionistica», poiché la popolazione armena del Caucaso meridionale è l'ultima barriera nel suo cammino verso est, nord e sud-est.
«Quello che sta accadendo va considerato nel contesto della politica della Turchia nel Mediterraneo, in Siria, in Iraq, nei rapporti con la Grecia, nei rapporti con Cipro. E questa è sicuramente una politica volta a ripristinare l'Impero Ottomano», ha detto il capo del governo di Yerevan.
Oggi il ministro degli Esteri armeno ha accusato la Turchia di fomentare il terrorismo nel Caucaso con il dislocamento di mercenari siriani e libici nel Nagorno-Karabakh.

Negoziati di Mosca e tregua

I capi delle diplomazie di Baku e Yerevan durante i negoziati a Mosca conclusi venerdì scorso in tarda serata hanno concordato il cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh a partire da mezzogiorno di sabato 10 ottobre. I ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian erano arrivati a Mosca su invito del presidente russo Vladimir Putin. I negoziati sono durati oltre dieci ore.
Tuttavia la tregua si è mostrata fragile sin da subito, con accuse da entrambe le parti di violazione del cessate il fuoco e proseguimento di operazioni militari lungo la linea del fronte.

Escalation nel Nagorno-Karabakh

I combattimenti sulla linea di contatto nel Nagorno-Karabakh sono iniziati il 27 settembre. Armenia e Azerbaigian si accusano a vicenda di aver riacceso il conflitto, il governo indipendentista filo-armeno della repubblica non riconosciuta denuncia bombardamenti di artiglieria delle forze azere su centri abitati, compresa la capitale Stepanakert. L'Armenia ha dichiarato la legge marziale e - per la prima volta - la mobilitazione generale, sostenendo che Ankara sostiene attivamente Baku. In Azerbaigian è stata invece introdotta una mobilitazione parziale.
I leader di Russia, Stati Uniti e Francia hanno invitato le parti opposte a porre fine agli scontri e ad impegnarsi ad avviare negoziati senza precondizioni. La Turchia ha dichiarato che fornirà all'Azerbaigian qualsiasi sostegno richiesto sullo sfondo di un altro aggravamento della situazione nel Nagorno-Karabakh.

(Fonte: it.sputniknews.com)

Il Il premier armeno Nikol Pashinyan (foto d'archivio). © Sputnik. Viktor Tolochko.