Cina/Tagikistan - Esercitazioni antiterrorismo

Pechino, 19 agosto 2021 - La collaborazione tra Cina e Tagikistan assume adesso un nuovo connotato, dopo la repentina caduta di Kabul, avvenuta a seguito del ritiro delle truppe alleate, e visto il completo collasso dell’esercito afghano.
«L’assetto internazionale sta cambiando e la situazione dell'antiterrorismo regionale non è ottimistica», ha scritto il consigliere di Stato cinese e ministro della pubblica sicurezza Zhao Kezhi a Ramazon Hamro Rahimzoda, ministro degli affari interni del Tagikistan, e a Saimumin Yatimov, presidente del comitato statale per la sicurezza nazionale, intervistati dal South China Morning Post.
Zhao ha affermato che le esercitazioni «aumenterebbero il livello di prontezza operativa delle forze antiterrorismo delle due parti e dimostrerebbero la determinazione congiunta a combattere e a rispondere efficacemente alle minacce terroristiche affrontate da entrambi i Paesi».
Il Tagikistan, ex repubblica sovietica che ha ottenuto l'indipendenza nel 1991 e ha combattuto una guerra civile durata cinque anni, terminata con uno stallo nel 1997, condivide un confine di 1.356 chilometri con l'Afghanistan, più precisamente con la provincia nord-orientale del Badakhshan. Il mese scorso, Dushanbe ha mobilitato circa 20.000 truppe di riserva al confine, dopo che i civili afghani hanno iniziato a fuggire attraverso la frontiera per mettersi in salvo dall'offensiva talebana nell'area.

La questione del Movimento islamico nel Turkestan orientale

La principale preoccupazione della Cina in Asia centrale è la stabilità, affermano le autorità cinesi. Nello specifico, Pechino spera di convincere i talebani a non sostenere più gruppi terroristici, come, ad esempio, il Movimento islamico del Turkestan orientale (Etim), a cui in passato era stato concesso rifugio nel territorio controllato dai combattenti afghani. Il gruppo terroristico cerca di separare la regione autonoma cinese dello Xinjiang, che condivide uno stretto confine con l'Afghanistan, dal resto del Paese ed è responsabile di numerosi atti terroristici mortali in Cina.

Il portavoce dei talebani, Suhail Shaheen, aveva, tuttavia, affermato, in una intervista a Scmp di luglio, che l’Afghanistan non sarebbe diventato una base dalla quale attaccare gli altri Paesi, cercando appunto di non incattivirsi le nazioni circostanti e facendo un preciso riferimento proprio alla situazione con Pechino: «Abbiamo preso l'impegno di non consentire a persone di altri paesi di usare l'Afghanistan come base da cui lanciare attacchi contro altri paesi, inclusa la Cina».
Il mese scorso, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha dichiarato, durante una visita a Dushanbe, che se l'Afghanistan governato dai talebani volesse in futuro entrare a far parte dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, un blocco politico, economico e di sicurezza eurasiatico, dovrà dimostrare di poter governare in modo «responsabile» e rinunciare al terrorismo e alla costruzione di un governo inclusivo.
Wang ha anche discusso della situazione in Afghanistan con il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, in una telefonata di lunedì. I due hanno espresso la reciproca disponibilità a lavorare insieme per stabilizzare l'Afghanistan e hanno convenuto che il governo talebano deve «dare un taglio netto all'estremismo». Ma, mentre Blinken si aspettava un ruolo attivo da parte di Pechino, Wang ha sottolineato che Washington «non può, da un lato, contenere e sopprimere deliberatamente la Cina e minarne i legittimi diritti e interessi e, dall'altro, aspettarsi sostegno e cooperazione dalla Cina».

*Organizzazione terroristica estremista illegale in Russia ed in altri Paesi

(Fonte: it.sputniknews.com)

Guardia Guardia di frontiera del Tagikistan. © Sputnik. Amir Isaev.