Mosca, 27 marzo 2022 - Nella terza domenica della Grande Quaresima, dell'adorazione della Croce, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill ha celebrato il rito della grande consacrazione della Chiesa del Grande Martire Demetrio di Salonicco, podvorje patriarcale a Khoroshevo di Mosca (decanato della Dormizione del vicariato nord-occidentale della diocesi di Mosca) e la Liturgia di San Basilio il Grande nella chiesa appena consacrata.
Il trono del tempio superiore è stato consacrato in onore del grande martire Demetrio di Salonicco, il trono della chiesa inferiore - in onore del grande martire Teodoro Tirone.
Hanno concelebrato con Sua Santità: il vescovo Paramon di Naro-Fominsk, amministratore dei vicariati del nord e del nord-ovest di Mosca; il vescovo Foma di Sergiev Posad e Dmitrov, vicario della Lavra della Trinità di San Sergio, amministratore del vicariato meridionale di Mosca; il protopresbitero Vladimir Divakov, segretario del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ per la città di Mosca; l'arciprete Vladimir Vorobyov, rettore dell'Università ortodossa di San Tikhon per le discipline umanistiche; l'archimandrita Aleksej (Turikov), segretario personale di Sua Santità il Patriarca Kirill; l'arciprete Sergej Dikij, decano del distretto di Tutti i Santi; l'arciprete Konstantin Mikhailov, decano del distretto di Zelenograd; il sacerdote Andrej Shumkin, decano del distretto della Dormizione; il sacerdote Dimitrij Krutov, rettore della Chiesa del Grande Martire Demetrio di Salonicco a Khoroshevo di Mosca; il clero metropolitano.
Al servizio divino hanno partecipato: il presidente della Commissione della Duma di Stato dell'Assemblea Federale della Federazione Russa per gli Affari Internazionali L.E. Slutskij; il prefetto del distretto amministrativo nord-occidentale di Mosca A.A. Paškov; il viceprefetto del distretto amministrativo nord-occidentale di Mosca M.V. Galanin; il capo del consiglio del distretto Khoroshevo-Mnevniki di Mosca A.S. Erokhov; benefattori e costruttori del nuovo tempio.
Gli inni liturgici sono stati eseguiti dal coro dell'Università ortodossa di San Tikhon per le discipline umanistiche (diretto da T.I. Koroleva) e dal coro congiunto degli studenti della Scuola comprensiva ortodossa intitolata al Santo Grande Martire Demetrio di Salonicco (diretto da M.I. Krutova).
La Divina Liturgia patriarcale è stata trasmessa in diretta sui canali televisivi «Unione» e «Il Salvatore», nonché sul portale ufficiale della Chiesa ortodossa russa Patriarhiya.ru.
Al piccolo ingresso, per decreto di Sua Santità il Patriarca Kirill, in considerazione dei lavori per la costruzione della Chiesa del Grande Martire Demetrio di Salonicco a Khoroshevo di Mosca, il sacerdote Dimitrij Krutov, rettore del tempio, è stato insignito del diritto di indossare la kamilavka e la croce pettorale color oro.
Dopo la litania della «supplica intensa», Sua Santità Vladyka ha elevato la preghiera per il rapido ripristino della pace. Con la benedizione di Sua Santità, la preghiera viene eseguita in tutte le chiese della Chiesa ortodossa russa.
Durante la Liturgia il Primate della Chiesa ortodossa russa ha ordinato al rango di presbitero il diacono Igor Merezhko, chierico della Chiesa dell'icona della Madre di Dio di Kazan a Puchkovo di Mosca.
Il sermone prima della comunione ai Santi Misteri di Cristo è stato pronunciato dall'arciprete Aleksandr Vasjutin, chierico della Chiesa del Grande Martire Demetrio di Salonicco a Khoroshevo di Mosca.
Al termine della Liturgia è stata eseguita l’adorazione della Santa e Vivificante Croce del Signore.
Il rettore del tempio, sacerdote Dimitrij Krutov, ha rivolto parole di benvenuto al Primate e presentato in dono a Sua Santità l'icona del grande martire Demetrio di Salonicco.
Sua Santità il Patriarca Kirill ha tenuto un sermone.
«Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo!
Oggi è un giorno speciale in cui ci inginocchiamo davanti all'immagine della croce del Signore. Inchinarsi davanti alla croce è diventata una parte molto importante della nostra tradizione, ma se la ignoriamo, se guardiamo attraverso gli occhi di una persona che non sa niente di niente, davanti a cosa ci inginocchiamo? Le persone si inchinano davanti allo sfortunato che è appeso alla croce, cioè le persone si inchinano davanti alla sofferenza umana. Se una persona lontana da Dio e dalla Chiesa mette in relazione ciò che vede con la propria vita, allora capirà immediatamente che forse la cosa principale nella sua vita è allontanarsi il più possibile dalla sofferenza. Ed è giusto! Se è malato - immediatamente viene curato. Se è successo qualcosa nella vita, corregger il fallimento o l'errore il prima possibile per evitare dolori e sofferenze. Dopotutto, il più delle volte non è l'errore in sé che ci uccide, ma ciò che accade in noi a causa di questo errore, il profondo stress e la delusione da esso causati. Una persona a volte si ammala letteralmente di dolore. Ed è del tutto naturale: così come una persona si ritrae dall'orlo dell'abisso, spinta non dalla ragione, ma dall'istinto, così una persona fugge dalla sofferenza.
Cosa vediamo oggi nel tempio? Vediamo un'immagine molto speciale: la sofferenza di un uomo crocifisso sulla croce. Questo è così lontano dalla nostra vita, dalla nostra cultura, che è persino impossibile immaginare che una volta fosse un modo comune di uccidere un criminale, un modo terribile e crudele. Ma noi non associamo in alcun modo al sangue l'immagine della croce, dipinta con bei colori o realizzata da gioiellieri. Non ci identifichiamo in questo momento né con le sofferenze del Salvatore, né con il fatto stesso della sua dolorosa morte. Inoltre, la Chiesa ortodossa lo fa consapevolmente. In Occidente c'è un culto speciale di adorazione della croce e su di essa il Salvatore crocifisso e torturato. Non abbiamo una tale tradizione, la nostra croce non rappresenta l'immagine di una persona torturata. Coloro che sono stati nelle chiese cattoliche in Occidente sanno quali terribili immagini del Salvatore crocifisso ci sono, specialmente in epoca barocca, quando dipingevano con i colori come il sangue scorre dalle ferite. Questo non è il caso dell'Ortodossia. Nell'Ortodossia c'è l'immagine del Salvatore crocifisso, ma non c'è la tradizione di adorare la sofferenza stessa, in quanto tale, isolata da ciò che è scaturito attraverso queste sofferenze. E attraverso queste sofferenze è arrivata per il genere umano la salvezza, e perciò adoriamo il Salvatore sulla croce, sapendo che la croce era lo strumento della salvezza. E non è un caso che subito dopo il ricordo della Passione di Cristo, che celebriamo in modo particolare il Venerdì Santo, giunga, piena di grande gioia e trionfo, la Pasqua, giorno in cui tutta la fede cristiana viene simbolicamente espressa.
Eppure, se torniamo al tema della sofferenza, allora non possiamo non dire che la sofferenza fa indubbiamente parte della nostra vita. A volte una persona non riesce a capire perché gli è successo. Perché lei o i suoi parenti hanno avuto una diagnosi terribile, perché è uscita fuori da una carreggiata, perché ha perso il lavoro, perché questo, un altro, un terzo… La sofferenza entra nella vita di una persona e se la sofferenza non è accompagnata dalla preghiera e dal giusto atteggiamento nei suoi confronti, allora puoi farti molto male, a volte in modo irreparabile, e sappiamo che a volte la sofferenza finisce con la morte umana. Ma cosa ci aiuta a guardare la sofferenza in modo diverso? La croce di Cristo. Perché il Signore è salito sulla croce? Perché ha accettato tutte queste terribili sofferenze? Le ha accettate per salvarci dalla cosa più terribile: dal potere del peccato. Ha espiato i nostri peccati sulla croce. Il genere umano è redento dai peccati dalle sofferenze del Salvatore. Non liberato dalla responsabilità, ma redento, cioè Dio ha rimosso la Sua condanna dal genere umano, ma, naturalmente, non rimuove il diritto del Suo giudizio nei casi in cui una persona commette il male. In altre parole, la croce di Cristo è indissolubilmente legata alla comprensione che attraverso la croce è venuta la salvezza, la redenzione e la liberazione.
Ma cosa succede quando affrontiamo le nostre croci nella vita? Spazziamo via la croce il più a lungo possibile, e quando finalmente ci rendiamo conto che non possiamo spazzarla via, o cadiamo nello sconforto o ci arrabbiamo. Ma se il Signore ci dona la Sua immagine, se ci invita a salire sulla nostra piccola croce, allora, probabilmente, non per morire, ma perché noi, ad immagine del Salvatore crocifisso, espiassimo i nostri peccati. In modo che percepiamo questa piccola croce - le malattie e i dolori che ci visitano - come la nostra croce, e non come uno scherzo del destino del tutto ingiustificato e ingiusto. In modo da non percepire la sofferenza e il dolore come un incidente, come qualcosa che ci è caduto addosso all'improvviso, proprio come un ghiacciolo cade da un tetto in primavera e può uccidere una persona. Tutto sbagliato! Se abbiamo dolori e sofferenze nella vita, specialmente quelle di cui non possiamo liberarci, ricordiamoci del Signore e Salvatore, perché anche Lui ha sofferto. E qual è il risultato della Sua sofferenza? Il genere umano è redento dal peccato.
Ma cosa accadrebbe se pecchiamo, se abbiamo fatto del male in segreto a qualcuno, ma non abbiamo violato la legge e le autorità non ci hanno reso conto, a meno che la coscienza non ci abbia tormentato un pò? Bene, la coscienza può essere soffocata - a volte con l'alcol, a volte con l'intrattenimento, a volte con qualcos'altro. E che dire della nostra iniquità, che dire del nostro peccato, che dire della nostra trasgressione contro Dio? È scomparsa? Affatto! Perché scompaia, deve essere riscattata. E noi dobbiamo espiare i nostri peccati proprio come il Signore ha espiato i peccati del genere umano. E quindi, quando entriamo in un periodo di avversità, di malattia, di difficoltà, non dobbiamo ignorare, non dobbiamo incolpare il destino, soprattutto non brontolare con Dio, ma pensare: perché è successo a me? E uno sguardo attento a se stessi, alla propria vita fin dall'infanzia, un'analisi delle proprie azioni ci porterà sicuramente al pensiero: questa è la mia croce, e devo espiare il mio peccato, tutte quelle liti, conflitti, e spesso crimini che sono non sempre punibili dal punto di vista della legge umana, statale, ma sono punibili dal punto di vista e dalla posizione della legge divina. E se percepiamo i nostri dolori come la nostra croce, come un'opportunità per espiare i nostri peccati, allora non ci sarà disperazione, dolore, brontolio contro Dio e le persone.
E quanto è importante per noi capire che ogni sofferenza che attraversiamo nella vita è un'opportunità per noi di espiare i nostri peccati! Questo non significa affatto che una persona debba accogliere la sofferenza, rallegrarsene - no! Ma quando arriva il dolore, non dovrebbe sopraffarci, non dovrebbe buttarci fuori dalla nostra posizione di vita e, ancor di più, non dovrebbe distruggerci né spiritualmente né fisicamente. E a quale conclusione arriviamo? Ad una molto semplice: la croce che vediamo non è un simbolo di debolezza, non è un simbolo di malattia, ma è un grande simbolo di espiazione per i peccati. Proprio come il Signore ha espiato i peccati umani attraverso la croce, così noi, attraverso i nostri dolori, abbiamo la possibilità di espiare i nostri peccati per stare davanti a Dio con una coscienza pulita, mondati dai peccati anche durante la nostra vita terrena.
E che il Signore aiuti tutti noi in questo modo e in nessun altro modo a percepire le nostre croci umane: malattie, dolori, fallimenti. Non dovrebbero mai distruggerci. Non dovrebbero mai provocarci a bestemmiare Dio o offendere altre persone. Dovremmo sempre cercare di collegare ogni dolore e ogni sofferenza con qualche momento della nostra vita per capire che questo non è un caso, ma il Signore ci dà l'opportunità di salire sulla nostra croce e davanti a Lui, e magari davanti al nostro prossimo, espiare i nostri peccati. Tutto questo lo impariamo senza dubbio, soprattutto durante la settimana dell'Adorazione della Croce nella Grande e salvifica Quaresima. E non è un caso che in questi giorni la Chiesa ci dà l'opportunità di pregare davanti all'immagine della croce, di pensare alle sofferenze del Salvatore sulla croce, di trasferire nella nostra vita la contemplazione del Salvatore sulla croce e capire che i nostri dolori ci portano non alla debolezza, ma alla forza, non alla malattia, ma alla salute, non alla morte, ma alla salvezza. Il Signore ci aiuti ad affrontare così i dolori, in modo cristiano, senza mai mettere in discussione la grande provvidenza divina salvifica per tutti noi. Dopo aver appreso queste grandi verità, che stanno alla base dell’adorazione cristiana della croce del Signore, non abbiamo paura di continuare a portare le nostre croci, ricordando che il corretto portamento della croce è la nostra personale espiazione per i nostri peccati personali. Amin».
Poi Sua Santità Vladyka, dopo aver ringraziato il rettore e i fedeli per il loro lavoro e l'organizzazione della vita parrocchiale, ha detto: «Quando sono entrato in questa chiesa, il mio cuore ha gioito. Ricordo con quali difficoltà, soprattutto nelle prime fasi, fu data l'attuazione di questo programma di costruzione di nuovi templi. Cosa non ho sentito! E "ci sono abbastanza templi, e quelli semivuoti costano", e "molto di più?", e "perché spendere soldi?", e in generale "non ci riuscirai", “da dove prendi tutto questo? dopotutto, ogni tempio, sai, a Mosca – ho! E "probabilmente lo dipingerai ancora, quindi da dove prenderai tutto? Mi sono fatto il segno della croce quando ho sentito tutte queste parole e ho detto: "Tutto posso in Gesù Cristo che mi dà forza". L'ho applicato non alla mia umile personalità, ma a tutti voi, miei cari. E non ho mai dubitato per un momento che avremmo costruito tutti i templi di cui avevamo bisogno e li avremmo decorati. Pertanto, quando sono entrato oggi sotto le volte di questa meravigliosa chiesa, ho provato uno stupore speciale e una gioia speciale, e non solo perché una chiesa così bella è dipinta in modo così meraviglioso, ma perché al suo interno c'è una moderna comunità cristiana ortodossa di Mosca.
«Dio ti aiuti, padre rettore, padre Dimitrij, e continua a lavorare per la gloria di Dio, rafforzando la comunità a te affidata», ha concluso il Primate.
Come dono alla chiesa appena consacrata, Sua Santità Vladyka ha presentato l'icona dell'apostolo Andrea il Primo Chiamato.
Quindi Sua Santità il Patriarca Kirill ha consegnato i premi della Chiesa in considerazione dell'assistenza nella costruzione della Chiesa del Grande Martire Demetrio di Salonicco a Khoroshevo di Mosca. Hanno ricevuto i premi:
il vicepresidente senior - direttore finanziario della società «MMC “Norilsk Nickel”» S.G. Malyshev - l'Ordine del Santo Principe Alexander Nevsky, III grado;
il project manager della società «MMC “Norilsk Nickel“» S.V. Khavronyuk – l’Ordine del Santo Principe Alexander Nevsky, III grado;
il prefetto del distretto amministrativo nord-occidentale di Mosca A.A. Pashkov – l’Ordine del Santo Principe Daniele di Mosca, III grado;
il viceprefetto del distretto amministrativo nord-occidentale di Mosca M.V. Galanin – l’Ordine di San Serafino di Sarov, III grado;
il capo del consiglio del distretto Khoroshevo-Mnevniki di Mosca S.A. Panfilov – l’Ordine di San Sergio di Radonezh, III grado;
lo specialista del Dipartimento di economia aziendale della società «MMC “Norilsk Nickel“» O.V. Burychenko – il diploma patriarcale.
In conclusione, il Primate della Chiesa russa ha espresso speciale gratitudine alla dirigenza e al personale della compagnia «Norilsk Nickel», che, come ha osservato Sua Santità Vladyka, «sostiene molti progetti della Chiesa ortodossa russa e aiuta soprattutto dove e quando è impossibile trovare un'altra fonte».
A tutti i partecipanti al servizio divino sono state presentate in dono piccole icone del grande martire Demetrio di Salonicco con la benedizione patriarcale.
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La costruzione della Chiesa del Grande Martire Demetrio di Salonicco a Khoroshevo è stata realizzata nell'ambito del Programma per la costruzione di chiese ortodosse a Mosca.
Il complesso del tempio comprende l’edificio della chiesa per 500 persone e la casa parrocchiale. Il tempio è stato eretto secondo un progetto individuale e rappresenta una sintesi architettonica delle scuole di architettura di Novgorod e Zvenigorod in combinazione con la modernità. Autore dell'idea e architetto del tempio: O.A. Barannikov. Progettista sia per la chiesa che per la casa parrocchiale: Invest Project Group LLC. Benefattore: società «MMC “Norilsk Nickel“».
Presso la chiesa ci sono la scuola di educazione generale ortodossa intitolata al Santo Grande Martire Demetrio di Salonicco, la scuola di musica per bambini «MiReSol», la scuola materna ortodossa «Scuola dell’infanzia», il centro per la creatività dei bambini «Juliania Lazarevskaya, corsi di formazione per specialisti ecclesiastici, il centro missionario giovanile «La nostra Chiesa».
(Fonte: Servizio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’; www.patriarhiya.ru)
Mosca - Servizio patriarcale nella terza domenica della Grande Quaresima nella Chiesa del Grande Martire Demetrio di Salonicco a Khoroshevo di Mosca.
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